Vincenzo Cacace ha parlato, egli è ex un detenuto disabile, obbligato alla carrozzina, del suo trascorso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, con incubi ricorrenti e terrore costante: l’esperienza che ha vissuto questa persona è sfociata proprio oggi in arresti e misure cautelari verso più di cinquanta persone, e risale ad azioni cruente di gruppo contro gli imprigionati di un anno e mezzo fa: Cacace afferma di essere stato picchiato brutalmente ad onta della sua disabilità, con manganellate, calci e pugni, assieme agli atri detenuti obbligati a passare sotto una galleria umana di poliziotti tesi a gambizzare e umiliare i carcerati. Ci sono anche video a documentare questi disonorevoli episodi sottoposti all’attenzione dei vertici nazionali della magistratura e della polizia penitenziaria. Secondo Cacace agenti e direttore stazionavano sotto effetto di stupefacenti e perfino hanno obbligato le persone a spogliarsi e poi hanno concorso ad abusarne alcuni con i manganelli.

I disordini nel carcere di santa Maria Capua Vetere, struttura limitrofa a Caserta, furono originati dall’azione collettiva di protesta dei soggetti interni, per la scoperta di un caso di Covid in quella struttura, e la intuibile voglia di trascorrere la quarantena nelle proprie dimore, alla stregua di quanto avvenuto per molteplici ergastolani e galeotti più o meno importanti. Dalle chat derubricate con l’intervento degli investigatori, si evince lo smarrimento delle guardie penitenziarie dinanzi ad una polveriera che non riuscivano a spegnere, di conseguenza l’azione comune di sovrastamento fisico delle persone interne a Santa Maria Capua Vetere, con ogni mezzo a disposizione.

Il sindacato si ostina a difendere continuamente l’operato della direttrice del carcere e degli agenti coinvolti, e l’attenuante sicuramente sarà il panico causato dal dilagare dell’epidemia, in un periodo in cui non se ne conoscevano effetti e rimedi.

A spargere denuncia al carcere per danni morali, è il medesimo Vincenzo Cacace, che in seguito allude all’omertà degli altri detenuti impauriti dalla possibilità di spregevoli ritorsioni endogene.

Sebbene le carceri italiane fossero sovraffollate di delinquenti di basso calibro e stranieri, l’imperativo categorico di moltiplicarle si scontra contro le prescrizioni del Fiscal Compact, ossia impossibilità di spesa non coperta da introiti fiscali.

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