Di Paolo Paoletti

I 100 ANNI DI SCALFARI AL POLITEAMA: DA DE LUCA LA DENUNCIA AFFIDATA A REPUBBLICA “NAPOLI CITTA’ MONDO, DERUBATA DALLE DESTRE”. EUGENIO HA LASCIATO 2 VALORI AI GIOVANI: LA PAROLA SCRITTA E LA LIBERTA’ DELLE IDEE; LA CAPACITA’ DI INNOVARE SEMPRE E COMUNQUE. MASSINI COMINCIA BENE, POI SOLO FATTI A TUTTI NOTI.

Un tuffo nel passato che mi ha prima fortemente emozionato, poi avvilito nel constatare che tutto passa e niente può più essere come prima.

La Repubblica delle Idee – evento innovativo già nel titolo – ha ri-portato a Napoli il laboratorio organizzato da Ezio Mauro su istanze del Fondatore Eugenio Scalfari, per scandagliare lo stato di salute delle grandi città italiane e dei cittadini che le popolano.

E’ accaduto a 10 anni dalla prima volta a Napoli (2014) e nel mese in cui Eugenio – inarrivabile Direttore cui sarò grato per sempre – avrebbe compiuto 100ANNI. Sul palcoscenico del teatro Politeama a Monte di Dio, alla presenza della figlia Enrica.

Apertura con Molinari, Manfredi, De Luca, Ragone e una buona conduzione di Concita Sannino (complimenti per la fresca vicedirezione con delega alle cronache nazionali e locali), molto maturata rispetto ai primi tempi di Repubblica Napoli quando era una ambiziosa collaboratrice, oggi nell’occasione un po’ troppo affettata nell’osservanza della dizione italiana.

“I cento anni di Scalfari – ammette Molinari – riguardano tutti noi e le nuove generazioni. Per i due i grandi retaggi che ci ha lasciato.
Primo, il buon giornalismo e la libertà delle sue idee con l’importanza della parola scritta. Quando viene letta, infatti, comporta l’uso del tempo: la responsabilità di chi scrive come di chi legge è quindi dare un senso qualitativo al tempo, soprattutto nella società attuale, che corre tanto impedendo di formare la nostra conoscenza.
Il secondo è l’innovazione. Quando Scalfari fondò il nostro giornale creò una formula drammaticamente innovativa. La sfida è proseguire su quel solco”.

De Luca, autore dell’intervento più incisivo e interessante, colloca Napoli come “città mondo”, che ha interloquito con la grande cultura europea.
“È la città dell’Illuminismo, del Risorgimento, della grande filosofia, della musica, del pensiero. Ed è la città dell’Umanesimo profondo, dove povertà e miseria non sono un concetto letterario, ma una realtà di vita: il Sud è stato cancellato dalla politica nazionale, siamo stati sconfitti, il rischio drammatico è che vada avanti la politica delle autonomie differenziate, che sta spaccando l’Italia”.

Tutto vero, ed ha fatto bene il Governatore a guardare negli occhi durante tutto il suo intervento il Direttore Molinari, chiamandolo alla corresponsabilità del ruolo di Repubblica al fianco del meridione italiano e della mai risolta Questione Napoli.

In Italia, nel Mediterraneo, in Europa, nel Mondo

Nel 2014 la rassegna si svolse Napoli dal 5 all’8 giugno, con 80 eventi, 180 relatori, un’affluenza di 50.000 presenze.
I principali interventi di Gipi Pacinotti, Altan, Lucia Annunziata, Enzo Avitabile, Corrado Augias, Stefano Bartezzaghi, Zygmunt Bauman, Roberto Benigni, Nino Buonocore, Lucio Caracciolo, Gino Castaldo, Serena Dandini, Carlo De Benedetti, Luigi De Magistris, Teresa De Sio, Diego De Silva, Massimo Giannini, Riccardo Luna, Curzio Maltese, Ezio Mauro, Federico Rampini, Matteo Renzi, Gabriele Salvatores, Oliviero Toscani, Avion Travel, Fabio Volo.

La locandina del 2024 scandisce il passare inesorabile del tempo e dei protagonisti della nostra storia. Sopratutto della storia del nostro pensiero.
Valuteremo il resoconto di questi 10 anni trascorsi alla fine dei 3 giorni napoletani.

In ogni caso al Politeama il cuore si è scaldato… non tanto per gli attuali protagonisti di La Repubblica, certamente per l’ultimo saluto a chi ha lasciato Repubblica lasciando questa vita: Mauro Bene, Ernesto Assante e per me con il respiro corto Peppiun o D’Avanzo l’ultimo grande giornalista d’inchiesta del nostro Paese.

Poi spazio e scena a Stefano Massini con ‘L’Italia secondo Eugenio, cronache di fine millennio’. Musiche dal vivo di Saverio Zacchei. Massimi autore del lavoro, comincia bene e finisce male. Una celebrazione che avrebbe dovuto insistere sul tratto professionale e personale di Scalfari, ben più interessanti perchè totalmente sovrapposti ai Gradi Fatti di fine ‘900.

Uscendo ho letto un cartello nel foyer del Politeama con un pensiero di Eugenio Scalfari: “il giornalismo non è un mestiere, è una vocazione, senza tempo e senza limiti”.
Caro Direttore, c’era una volta… quando a Napoli tutti i giorni si andava a Piazza dei Martiri.

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