Di Gennaro de Crescenzo e Francesco Paolo Tondo
ME LI REGALATE DUE MINUTI DI LETTURA PER UN’ALTRA (FORSE DEFINITIVA) COLTELLATA DATA AL SUD IN QUESTE ORE? APPELLO AI MERIDIONALI…
Passa al Senato l’Autonomia Differenziata tra i festeggiamenti dei leghisti in aula. Già da questa cosa si dovrebbe capire di che si tratta ed a chi serve, visto che proprio la Lega si batte da anni per questa riforma (dopo aver -per finta- minacciato la secessione e dopo aver ottenuto il federalismo fiscale, iniziato con la sinistra di D’Alema e che in 20 anni è costato al Sud circa 800 miliardi di euro). Del resto, si tratta del partito che, al di là di vaghe dichiarazioni elettorali, parla ancora nel suo statuto di “padania” e resta sempre e comunque (per consensi ed obiettivi) “Lega Nord”. Ciò non toglie, però, che quando si tratta di difendere il Nord, i partiti non contano quasi nulla, visto che tra i sostenitori più accaniti dell’autonomia risultano pure diversi esponenti e governatori del PD (lo stesso partito che ora si dichiara magicamente nemico dell’Autonomia).
L’autonomia differenziata, allora, nasce perché la secessione del Nord, quella vera, non conveniva al Nord visto che il Sud avrebbe magari iniziato ad appaltare lavori pubblici ad aziende evidentemente locali o magari spagnole o greche (e non padane), idem per la spesa nei supermercati magari scegliendo il Compra Sud, idem per le società che gestiscono i musei e gli scavi e via via su questa strada, creando danni seri e veri al Nord (che vende la maggior parte dei suoi prodotti e servizi al Sud, come attestano recenti studi del prof. Paolo Savona).
L’autonomia differenziata, allora, nasce perché negli ultimi anni la coperta è corta ed i soldi dello Stato sono sempre meno e quindi prevale il principio del “si salvi chi può” e per come è messo (per servizi, infrastrutture e diritti) il Sud così di certo non si salva ed il ragionamento è semplicissimo: se una cosa è buona per il Nord (e per Calderoli) non può essere buona per il Sud, vista l’esiguità della coperta di cui sopra.
Il nuovo mantra, dopo i danni e le beffe dell’unificazione e poi del federalismo fiscale, è questo: “finora il Sud ha avuto classi dirigenti incapaci ed ora i cittadini potranno scegliere e valutare direttamente le loro classi dirigenti”. Il tutto accompagnato (dai media di sinistra e di destra) dai soliti ritornelli para-razzisti ripetuti ogni giorno sul Sud che non lavora, spreca, truffa o ruba e merita meno diritti degli altri (al di là di verità oggettive -ad esempio tra i dati Svimez o dello stesso Ministero Interno- che smentiscono queste fake, prevalgono le gomorre televisive o le striscialanotizia o le retequattro serali).
Premesso che non è che le classi dirigenti del Nord brillino sempre per capacità ed onestà, che senso ha questa tesi? Qualcuno davvero ci crede o magari è costretto a farlo (ed a votare in parlamento) perché il partito nazionale glielo impone? Per quale strano miracolo le classi dirigenti del Sud diventeranno eccezionali dopo l’autonomia? Che potrebbero fare i cittadini quando scopriranno che sono ancora incapaci? Eleggere altri incapaci magari di diverso colore? Abbandoniamo, però, questa roba che sotto sotto è roba razzista visto che danno per scontato che quelli del Nord sono sempre bravi e belli e quelli del Sud brutti e cattivi.
In sintesi, con l’Autonomia (o “secessione dei ricchi”), le regioni avranno più poteri (sanità, scuola, ambiente, energia su tutto) e la possibilità di spendere in proprio i soldi raccolti con le tasse. In sintesi, se al Sud le aziende e le fabbriche sono certamente meno di quelle al Nord, è chiaro che al Sud ci saranno meno soldi rispetto al Nord. In sintesi è come una corsa in cui ci sono dei partecipanti con due gambe e altri con una gamba sola, viste le carenze di servizi, infrastrutture e diritti registrabili al Sud da circa 160 anni (e solo da 160 anni, visto che prima del 1860 era il contrario) rispetto al Nord.
Qui dovrebbero subentrare i famosi LEP (livelli minimi di servizi) ma per ora se ne parla e non si sa ancora come, se e quando finanziarli (si tratta di decine e decine di miliardi).
Detto questo, dando per scontato che dei politici meridionali non avrebbero mai dovuto votare questa roba, dando per scontato che i prossimi anni saranno ancora più cupi per il Sud e ringraziando i pochi che in questi mesi si sono battuti contro questa roba (Pino Aprile e Movimento Equità Territoriale ed il recente Intergruppo Sud guidato dall’on. Alessandro Caramiello), qualche riflessione “culturale” forse serve.
La “vittoria” è stata salutata anche da alcune bandiere di San Marco sventolate al Senato. Quella bandiera è il simbolo della storia preunitaria veneziana, il simbolo di un senso di appartenenza forte e chiaro dei veneti, un senso di appartenenza che è diventato Lega Nord e che è trasversale e diffuso anche tra tanti politici non leghisti (di sinistra e di destra) e che mettono il loro territorio prima di tutto e di tutti e anche prima dei partiti ed in qualche occasione fino a sfiorare estremismi e razzismi. Avete notizia di cose di questo tipo al Sud? Con l’eccezione dei neoborbonici e di pochi altri, al Sud memoria e orgoglio sono assenti tra politici ed intellettuali ufficiali. Se per caso qualcuno avesse sventolato una bandiera delle Due Sicilie in Senato qualcuno (anche e soprattutto meridionale) avrebbe chiamato i Caschi Blu dell’Onu e qualcun altro (giornali e tv) avrebbe gridato allo scandalo.
Dall’altro lato, poi (quello della cosiddetta opposizione), non c’è stata di certo una reazione “sudista” ma retorico-patriottica con alcuni senatori del PD e dei 5 Stelle ad innalzare i tricolori ed a cantare l’inno italiano (seguiti subito in maniera surreale e quasi pirandelliana) dai senatori di Fratelli d’Italia (è il loro nome, del resto) con simboli sotto i quali, di fatto, hanno fatto nascere e non hanno mai risolto le questioni meridionali. Insomma: una specie di trappola che sintetizza questi 160 anni di subalternità meridionale. Insomma, come diciamo da anni, il problema è prima culturale e politico. Del resto il Movimento Neoborbonico nacque con quell’obiettivo: dalla Memoria all’Orgoglio e poi al Riscatto con la formazione di nuove classi dirigenti fiere, radicate e pronte a rappresentare veramente e finalmente il Sud.
Abbiamo ottenuto grandiosi risultati in tal senso soprattutto in considerazione di quanti e quali nemici abbiamo (più al Sud che al Nord, eredi culturali se non genetici degli anti-borbonici che vollero l’unità d’Italia) ma manca l’ultimo tassello: quello delle classi dirigenti ed è per questo che i “nostri” politici hanno votato l’Autonomia. Ed è per questo che si fa tanta fatica anche a spiegare una cosa che non è una cosa storico-culturale (la passione vera e sincera di chi ci legge) ma cambierà forse per sempre il destino del Sud e dei nostri figli. Sappiamo bene che occorrerebbe intervenire ora e subito ma sappiamo anche che certi passaggi non possiamo saltarli, come dimostrano, purtroppo, i fatti di questi giorni.
Intanto, però, per ora, DUE INVITI concreti ed in direzione Autonomistica Differenziata Regionalizzata. Uno alle istituzioni e l’altro ai meridionali.
Va rimarcato l’intento vetusto da parte della Massoneria, di recidere l’Italia, relegandone la parte settentrionale, ai forestieri potentati euroatlantici che suffragano le congregazioni antipatriottiche; e che le mere elezioni che hanno decretato la fine della monarchia in Italia, secondo variegate ricerche indipendenti, erano truccate per borseggiare il controllo del Bel Paese, affidandolo alle consorterie che attualmente caldeggiano il Federalismo Fiscale, la globalizzazione, l’emigrazione massiccia, lo smantellamento della socranita’ nazionale e della Costituzione.
Un neoborbonico coerente dovrebbe esultare per questa legge.
Finalmente liberi, sia pure in parte, recupereremo tutto il gap dopo il malgoverno e lo sfruttamento del nord.
Invece si continua a piangere ricordando i tempi comodi dell’assistenzialismo.
Assoluta mancanza di orgoglio, di progettualità, di visione del futuro.
Ottimo il ragionamento, ma senza Lep non si puo’ andare avanti, in quanto senza Lep e con il Federalismo, le tasse ed i disservizi, assieme alle privatizzazioni, schizzerebbero. A prestissimo!