Di Gennaro de Crescenzo

“BRIGANTI” SU NETFLIX, FICTION DA VEDERE CON UN GRANDE “GRAZIE” A PRODUTTORI E AUTORI (intervista a De Crescenzo e richiamo in prima pagina sul CORRIERE DEL MEZZOGIORNO immagine allegata).
“Dicono che la mia terra è povera e maledetta ma non è vero: la mia terra è ricca e per questo c’è sempre stato qualcuno pronto a saccheggiarla… ed è arrivato l’eroe Garibaldi”.
Inizia così la serie “Briganti” in onda da qualche ora (CON GRANDE SUCCESSO) con 6 episodi su Netflix. Basterebbe questo per ringraziare autori e produttori. Non si tratta di una fiction storica ma sono molti gli spunti interessanti per lo sfondo che accompagna le vicende dei personaggi (in gran parte nomi di personaggi storici reali).
Dopo circa un secolo e mezzo e con rarissime eccezioni, finora non era stata raccontata la verità storica sull’unificazione italiana e la conseguente guerra del cosiddetto “brigantaggio” che devastò l’ex Regno delle Due Sicilie per oltre dieci anni. Lo schema è semplice, vero ed efficace: da un lato i “cattivi” (i piemontesi guidati dal generale Fumel, reale artefice, tra l’altro, di molti eccidi in quegli anni), dall’altro i “buoni”, i briganti (“non siamo banditi, siamo briganti”, grida la protagonista) che pure tra crudeltà (inevitabili) e tradimenti, combattono per “l’oro della gente del Sud” in una battaglia che “non è solo per l’oro ma per la terra che ci ha dato Dio e per la libertà nostra e delle donne e degli uomini che verranno”. Esecuzioni sommarie, deportazioni al Nord, il sostegno della chiesa (“Dio mi capirà”), le bandiere borboniche, il concetto dell’invasione straniera e del saccheggio del Sud: passano molte delle tesi spesso definite “neoborboniche”. Nonostante i 160 anni di predominio totalitario di media ed intellettuali ufficiali e nonostante i nostri pochi e piccoli mezzi, la nostra lettura del brigantaggio, forse, allora, ha vinto e vincerà ancora (vista anche la diffusione di Netflix soprattutto tra i giovani).
Su tutto prevalgono le donne ed in particolare Michelina Di Cesare (sua l’immagine-simbolo con la parola “libertà”) e, nonostante scenari a volte magico-surreali, anche in questo caso si tratta di verità storiche.

Resta anche il giudizio positivo per una fiction avvincente, tra ottimi attori, i bellissimi paesaggi pugliesi, intrecci, colpi di scena, splendidi costumi e splendide scenografie, una fotografia perfetta e musiche coinvolgenti (a partire dal famoso canto dei briganti di Eugenio Bennato rivisto da Raiz). Ai “puristi” della storia borbonica possiamo solo ricordare che, al di là di tante verità storiche, è così che tanti messaggi arriveranno ai giovani mentre, in questi giorni, in tanti stanno approfondendo la storia dei briganti raccontati in TV (e Michelina, Crocco, Filomena o “briganti” sonobtra le parole più cercate sul web).
Non ci resta, allora, che consigliare la serie a chi non l’ha ancora vista aspettando la seconda stagione.
Gennaro De Crescenzo
Movimento Neoborbonico
Cartaceo con intervista INTEGRALE nelle edicole il 25/4/24 e link

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