Carcere di Santa Maria Capua Vetere: agenti come a Guantanamo

Quello che è accaduto all’interno della struttura penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere ricorda il carcere di Guantanamo . La penitenziaria, oltre ad utilizzare i manganelli decise di umiliare i detenuti. A tutti quelli che hanno la barba la tagliano, ma a uno che la ha più lunga degli altri la afferrano fino a strappargliela, e poi gli avvicinano un accendino minacciando di bruciargliela. È la telecamera della stanza 5 a riprendere l’accaduto al minuti 3.40. Scene pazzesche. Sono in due con il detenuto, e lo odiano al punto da chiamare a raccolta i colleghi: «Venite c’è quello con la barba e i tatuaggi, venite anche voi a prendervi la soddisfazione». E quando lui, stremato non riesce più ad andare avanti, gli sferrano due schiaffi alla nuca: «Vai pezzo di merda, ce la fai a camminare». I video che girano in Rete, che sono solo una piccola parte rispetto a quelli che sono al vaglio dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, raccontano molto ma non tutto. C’è ancora altro. C’è il detenuto che dopo il pestaggio si aggrappa al cancello delle scale e cerca di arrampicarsi. Un altro recluso così ricostruisce la scena: «Piangeva e diceva di non volere scendere. E veniva picchiato da tre agenti». E c’è quello che viene prelevato dalla cella, picchiato, riportato in cella e poi costretto a uscire di nuovo e a raggiungere la sala della socialità. Dove, dopo appena 26 secondi, ricomincia il pestaggio. Gli agenti vanno oltre ricordando ai detenuti che “dentro comandano loro”. Non è questo il modo, chi ha una divisa dovrebbe fare rispettare le regole nei termini della legalità. A Santa Maria Capua Vetere non è stato così. È inconcepibile, chi dovrebbe prenderti in custodia ti massacra. Questa è la nuova democrazia.

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