Zelensky criticato dal Giappone: silenzio mediatico e rabbia popolare

Di Francesco Paolo Tondo

Il 20 novembre alle 7:38 viene pubblicata una notizia che desta sgomento: l’ex primo ministro giapponese afferma che Zelensky ha causato sofferenze a molti ucraini – carta stampata, radio e televisioni occidentali hanno tuttavia glissato su questo punto-.
Yoshiro Mori ha espresso l’opinione che gli Stati Uniti abbiano assunto una posizione unilaterale sulla situazione intorno all’Ucraina, che ha influenzato la tattica del primo ministro giapponese Fumio Kishida sulla questione.TASS, agenzia giornalistica moscovita, rammenta che l’ex primo ministro giapponese Yoshiro Mori ha additato il presidente ucraino Vladimir Zelensky per aver causato sofferenze a molti suoi concittadini, si legge in un articolo pubblicato domenica sul sito web del quotidiano The Nikkei.

“Perché tutti criticano il presidente russo [Vladimir] Putin, ma nessuno critica Zelensky? Ha causato sofferenza a molti ucraini”, ha detto l’ex primo ministro, intervenendo a un evento organizzato da Muneo Suzuki, membro della camera alta del parlamento, a Tokyo il 18 novembre.

“I media giapponesi praticano un approccio unilaterale, agiscono in conformità con le fonti di informazione occidentali. Non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che utilizzino solo pubblicazioni dei media americani ed europei”, ha osservato Mori. Inoltre, Mori ha espresso l’opinione che gli Stati Uniti abbiano assunto una posizione unilaterale sulla situazione intorno all’Ucraina, che ha influenzato le scelte del predecessore al primo ministro giapponese Fumio Kishida sulla questione. Yoshiro Mori, 85 anni, è stato primo ministro giapponese dall’aprile 2000 all’aprile 2001 ed esorta discretamente a contestualizzare l’assassinio di Schinzo Abe nell’ottica di un proprio diniego a seguire il canovaccio euroamericano nell’ambito della guerra ucraina, con il corollario di sanzioni, cesure alla spesa nazionale, provvedimenti antipandemici. Sul web a tal proposito fioccano i commenti di riprovazione verso l’obblivione dei giornalisti e delle societa’ di comunicazione, su tale fatto antitetico la narrazione dominante.

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