Valentino Rossi si ritira: dubbi sui retroscena

Decisione sofferta, sorte preconizzata seppure il campione non abbia perso colpi rispetto al passato-a differenza di Federer in versione 2011-ma Valentino Rossi ha annunciato il suo ritiro tra rammarichi degli ammiratori, gaudio dei detrattori, concorrenti e campioni passati. Il campione di motociclismo più acclamato e seguito della storia ha affermato di voler correre per altri venticinque anni ma non gli è possibile a causa degli scarsi risultati ottenuti nell’arco degli ultimi mesi. L’anno venturo per l’italiano più vincente del mondo inizierà in modo diverso, a sua detta, amaro, ma irreversibile rispetto ai suoi programmi appena sbandierati; Valentino Rossi possiede il miglior marchio del settore merchandising del moto gp oltre ad un ranch in cui si allenano i futuri talenti del motomondiale ma anche una propria scuderia. Va rimarcato tuttavia, che a livello di velocità su moto l’erede di Giacomo Agostini è migliorato rispetto all’ultimo lustro, diversamente da Federer il cui tempo di scatto e di replica sul campo peggiorò all’inizio dell’ultimo decennio. Il che pone dei quesiti relativi a Rossi, sulle modalità effettive di funzionamento agonistico dello sport, che sembrano sfociare in una sorta di complottismo: sebbene il pupillo dello sport italiano sia ancora performante, sembra sia stato vittima di un processo di ghettizzazione dei vertici della moto gp, cui oggi domina un famigerato marchio aziendale spagnolo e tutto l’apparato ad esso collegato. Inoltre la casa motociclistica Hamaha non sembra aver voluto, e non potuto, investire in maniera adeguata per controbbattere il predominio Honda nè plasmarsi sulle indicazioni del fenomeno italiano per tornare aa vincere. Rossi sembra essere stato boicottato a livello centralizzato da una serie di protagonisti del circo spettacolistico delle moto per la sua italianità, il carisma ed il talento che hanno sempre sradicato la concorrenza. Ciò lo si è notato dall’opera di bloccaggio di Rossi inscenata alcuni anni fa dall’agguerrito, più vincente ormai, ma molto meno amato antagonista Marquez che non gli fece vincere il titolo mondiale già archiviato, con un trucco squallido che adulterò la vittoria in favore del connazionale di Marquez oggi ritiratosi. Sebbene tali manovre hanno caratterizzato le strategie Ferrari dall’era Shumacker, quella di Marquez è stata una mossa antisportiva e mondialmente esecrata, in quanto il connazionale che si trovò a vincere, non faceva parte della propria scuderia.

Valentino Rossi ha battuto ogni sorta di piloti di generazioni antecedenti e postcedenti le sue, compreso Marquez e Lorenzo, ma il suo declino “imposto” e non effettivo apre una cortina di omertà ed ipocrisia sul funzionamento apparentemente centralizzato e politico, del grande sport, alla stessa stregua di tutto ciò che è globale, famigerato e potente, come anche la sorte ormai perdente della Ferrari post Shumacker; stocasticamente in seguito al furto dei progetti ad opera di un delatore all’epoca riconosciuto e denunciato stazionare, tra le fila dell’agguerrita Mercedes. Ciò che si eevince da Ferrari e Rossi, rimane la totale liceità e superiorità effettiva, delle e nelle vittorie che ne hanno caratterizzato la leggenda.

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