Taranto in soccorso delle Ong


Secondo soccorso di Msf in poche ore, ok per il porto di Taranto.
Il salvataggio ancora su richiesta delle autorità italiane.

Dopo il salvataggio della scorsa notte, in cui sono stati soccorsi 41 migranti, il team di Medici Senza Frontiere a bordo della Geo Barents ha effettuato un trasbordo da una nave mercantile di 44 persone, anche in questo caso su richiesta delle autorità italiane, che hanno poi assegnato il porto di Taranto, dove la nave Geo Barents si sta dirigendo.

Al porto sbarcheranno quindi le 85 persone a bordo e l’arrivo a Taranto è previsto in due giorni.

Lo riferisce la stessa Ong.

Nella notte su richiesta del Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano, la squadra di Medici Senza Frontiere a bordo della Geo Barents aveva soccorso le 41 persone in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia: si è trattato del primo salvataggio dopo l’approvazione del decreto sulle Ong. A quanto si apprende da Msf, la barca dei migranti si era capovolta e i 41 sopravvissuti, tra cui due donne, sono ora a bordo della Geo Barents e assistiti dai Msf.

Il decreto approvato dal Consiglio del ministri stabilisce, fra le altre cose, delle nuove norme relative alle operazioni di salvataggio in mare. Dura a tal proposito, la reazione delle Ong e anche del mondo cattolico, come riporta Famiglia cristiana.

La tragedia dei naufragi e delle morti nel Mediterraneo continua senza sosta. Quattro giorni fa la nave Ocean Viking ha salvato 113 migranti che viaggiavano nel buio completo su un gommone sovraccarico. Tra loro – come ha riferito la Ong Sos Méditerranée – c’erano anche donne incinte, una trentina di minori non accompagnati e tre neonati, dei quali uno di appena tre settimane. Intanto, il 28 dicembre il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il nuovo decreto-legge che, fra le altre cose, regola l’operato delle navi delle Ong per il soccorso in mare, introducendo norme più severe e stringenti, con lo scopo di gestire i flussi migratori.

Il testo approvato dal Governo introduce un codice di condotta per le navi: queste ultime potranno intervenire nelle acque territoriali italiane solo per le effettive operazioni di soccorso. Una volta terminato il salvataggio, dovranno dare immediata comunicazione dell’operazione svolta alle autorità dello Stato di bandiera della nave e al centro di coordinamento competente spiegando l’operazione svolta e chiedendo che venga loro assegnato un porto dove effettuare lo sbarco. Secondo le nuove disposizioni, il porto assegnato deve essere raggiunto nel minore tempo possibile, pertanto eventuali operazioni di soccorso successive alla prima non dovranno compromettere il raggiungimento del porto in tempi brevi. Questo significa in pratica che le navi potranno effettuare un’operazione di soccorso per volta. Il porto inoltre non dovrà essere necessariamente quello più vicino al luogo del soccorso: nel caso del salvataggio effettuato il 27 dicembre dalla Ocean Viking, è stato assegnato il porto di Ravenna, distante circa quattro giorni di navigazione dal luogo del soccorso.Il comandante della nave dovrà avviare «iniziative volte ad acquisire le intenzioni di richiedere la protezione internazionale» da parte dei migranti soccorsi. Per chi non rispetta le nuove norme sono previste multe e confische.

“Il Decreto Sicurezza votato dal Consiglio dei ministri riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l’operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le ONG in mare”, è il commento della Ong Emergency contenuto in un comunicato. “Il 2022 si chiude con delle cifre drammatiche: quasi 1.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale solo quest’anno”, si legge ancora nel comunicato. “Di fronte a questi numeri terribili, le disposizioni contenute nel Decreto sono inaccettabili perché – imponendo alle navi umanitarie di portare immediatamente a terra i naufraghi – di fatto riduce le possibilità di fare ulteriori salvataggi dopo il primo soccorso”. Secondo Emergency, “i provvedimenti previsti dal Decreto, inoltre, determineranno una potenziale violazione dell’obbligo di intervenire in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo in mare; prescritto dal diritto internazionale e tutte le navi, anche quelle umanitarie, sono tenute a rispettarlo. Infine, lo staff della nave dovrebbe raccogliere l’eventuale interesse dei superstiti di chiedere asilo, affinché sia il Paese bandiera della nave a farsi carico delle richieste di protezione internazionale. Le linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie”.

Dura reazione anche da parte della Ong Medici senza frontiere, che afferma: “Salvare vite in mare diventerà molto difficile”. E’ importante che venga assegnato un porto sicuro per lo sbarco, dice la Ong. Tuttavia, “per arrivare in un porto siciliano bastano spesso 24 ore di navigazione, per raggiungere Ravenna almeno 4 giorni. Poi ci sono i tempi per le operazioni di sbarco e il viaggio di ritorno: in questo modo una nave rischia di restare esclusa dai soccorsi per 10 giorni”. Secondo Msf la conseguenza sarà l’aumento della mortalità in mare. “I comandanti e gli equipaggi delle navi si troveranno di fronte a un dilemma etico, tra il dovere di prestare soccorso secondo il diritto del mare, e quello di rispettare le regole dirigendosi verso il porto dopo aver effettuato il primo salvataggio”.

La condanna delle nuove norme arriva anche da monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, che a VaticanNews ha dichiarato: «E’ paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa sia considerato uno strumento di insicurezza. Da questo punto di vista credo che questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla, costruito soprattutto su un segnale di insicurezza che è in realtà è fasullo».

Sono innumerevoli le critiche del suo elettorato, a Meloni, per aver totalmente ceduto ai dogmi di Bruxelles sulla gestione dei migranti, in antitesi a cio’ che era stato promesso durante le elezioni.

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