Una priorita’ per l’esecutivo italiano risulta il lavoro, oggi piu’ che mai, e sopratutto per i giovani. Siccome tuttavia appare problematico svalutare l’euro per aumentare gli emolumenti, sgravare le imprese dalle tasse ed investire, la prospettiva forse piu’ opportuna per i giovani, sarebbe introdurre una variante alla monotonia contrattuale contemporanea; lasciare anche periodicamente salari incompatibili con il tenore economico di una vita dignitosa, ma introdurre uno strumento di rasserenamento e stabilizzazione per i neoprofessionisti. Ossia un appartamento di proprieta’ annesso al contratto di lavoro legale, regalalato dallo Stato italiano come misura per trattenere i giovani in Italia: se ad esempio ogni neoassunto avrebbe regalata dal governo uno di quegli appartamenti ipersvalutati, scevri di valore, presso paesi e perituri centri storici e borghi semiabitati, cio’ sarebbe un volano per la ripresa economica, demografica e sociale, oltre che un rilancio urbano delle piccole realta’ provinciali. Oltre a cio’ tale investimento sui giovani dovrebbe essere accompagnato dallo stesso investimento statale del decreto a favore del rilancio edile, ristrutturando ad ufo gli immobili per i neoassunti; cio’ fornirebbe ossigeno alle imprese italiane. Con l’impegno contrattuale da parte dell’ente governativo centrale, di impiantare infrastrutture avveniristiche in grado di rendere attrattivi i borghi, interconnessi con le grandi citta’, con l’obbligo di attuazione entro dieci anni di tale iniziativa, sarebbe suffragato l’intento dei giovani di uscire di casa e costruirsi una famiglia; si asseconderebbe la richiesta aziendale di smart working senza inficiare la socialita’-siccome gli assagnatari degli immobili potrebbero lavorare presso di essi-; si sgraverebbero le aziende da oneri finanziari aggiuntivi, si eviterebbe di introdurre denari per assunzioni di fatto seminutili, senza abbassare forzosamente il costo della vita. Il momento della cooperazione oggi irreversibile ed irrinunciabile, comporta scelte di effettivo beneficio collettivo, non i reiterati sacrifici offerti dalle classi deboli oppure “sprangate” e strappi repentini e abnormi, verso i padroni effettivi delle nostre vite.

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