Tacciare gli italiani di provincialismo, bigottismo, vincolo familiare indissolubile sono deittiche della barbarie e delle fallimentari strategie economiche e sociali oriunde. E’ stato sconcertante udire dal professor Bannon, meno prestigioso di Steve, ebreo antisionista componente delle apicali istituzioni politico-economiche Usa, tali snervanti e melense frasi.

Bislacco che lo stratega manageriale universitario Bannon abbia esecrato i social quali esiziali cause di involuzione e dipendenza ma anche il radicamento dei giovani, in quanto fautori di grettezza mentale e degrado economico. Cosi’ i giovani che vivono sempre nella terra natia secondo Bannon aborriscono il capitalismo globalista che gli offrirebbe lavoro cosmopolita e non aiuterebbero la propria terra. 

Premesso che la Costituzione prescrive il diritto al lavoro ed alla giusta remunerazione, per i giovani italiani, il vortice capitalista globale produce apolidismo anziche’ cosmopolitismo, oltre a precarieta’ salariale data dall’incertezza e del continuo ribasso del lavoro ipercompetitivo e scevro di tutele. Inoltre la spirale neoliberista che detta le linee politiche ed economiche negli stati, odia e tende a sgretolare la famiglia e sostenere il modo parossistico la secolarizzazione e la sminuizione della socialita’, della spiritualita’, verso uno straniante ateismo consono al controllo ed alla subordinazione sociale. 

Oggi il malessere umano psichico oltre che economico, e’ palese e ne ha contribuito la polverizzazione del concetto di nazionalismo, radicamento territoriale e lotta per i diritti e l’equo sviluppo, oltre che la minimizzazione dei punti d’orientamento per gli individui. Mentre su Netflix e piattaforme analoghe risulta impossibile o inusitato trovare un film ad ufo o a pagamento, su Gesu’, l’Italia e’ etichettata come bigotta in quanto unico paese europeo ancora tradizionalista e grosso modo religioso. Italia unico stato ipersviluppato in cui la famiglia e’ punto cardinale della vita dei giovani, viene definito provinciale e pertanto attaccato, in quanto esente da bolle speculative e degradazioni culturali, professionali e lavorative, deittiche della globalizzazione, ancora non completamente adottata dall’Italia: l’Italia rifugio delle comunita’ e unico bastione per le piccole imprese e la finanza pubblica, e’ sotto l’occhio del ciclone neoliberista che ne diprezza la Costituzione, le ultime politiche sociali, la religiosita’, il radicamento, la tradizione famigliare ed infine la superiore cultura e capacita’ professionale. Sventare tale periglio di distruzione dell’Italia, consiste nel rempossessarsi delle megainfrastrutture industriali, bancarie e informatiche oggi privatizzate, da parte di “rinato” stato che indirizzi liquidita’ e investimenti, nel lavoro giovanile e nel mantenimento dell’etologia e peculiarita’ dell’Italia e della sua popolazione.

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