Un uomo, di 38 anni, di Fiume Veneto (Pordenone), è morto in seguito alle ferite riportate in un incidente sul lavoro verificatosi stamattina in un’azienda di lavorazione di alluminio, nella zona industriale Ponte Rosso, a San Vito al Tagliamento. L’uomo stava manovrando un ‘muletto’ quando la macchina operatrice si è ribaltata, schiacciandolo.


Ricoverato a San Vito, è deceduto poco dopo. Sul posto operano i Vigili del fuoco, il personale sanitario, giunto con ambulanza ed elisoccorso e i Carabinieri, che si stanno occupando dei rilievi con i tecnici dell’Azienda sanitaria. Muletto e area sono stati posti sotto sequestro della Procura.

Alla luce di quanto anche nel lodatissimo settentrione sia gravoso e difficoltoso fare impresa ad onta delle norme costituzionali, il dato eclatante di morti sul lavoro esorta una presa di coscienza di un triplice punto: il lavoro da un lato le gabelli ai danni di imprese e dipendenti sono macroscopiche e causate specialmente dai pagamenti di interessi sul debito italiano emesso e posseduto, oltre che controllato, all’estero; da qui il risparmio sulle strumentazioni tecniche e le norme di sicurezza; dall’altro la mole di lavoro è sempre ingente, sottopagata e di conseguenza affidata a poche unità di organico che possono incappare in svarioni mortali; in alternativa occorrerebbero nuove assunzioni da scaricare sul costo finale del prodotto/servizio; infine i programmi informatici per perfezionare il lavoro, facilitarlo e renderlo infallibile dal punto di vista dei sinistri, sono fissi, crescenti e immani.

Dunque eludere le morti sul lavoro si può fare sgravando le imprese ed il lavoro medesimo, di costi alti, in modo da attuare le prescrizioni costituzionali che riequilibrerebbero il sistema a favore dell’intera comunità: a tal proposito è facile dedurre chi dovrà sorbirsi e può farlo, il costo di riequilibratura del sistema, ossia le banche, da rinazionalizzare in percentuale grandemente maggioritaria, e elidere il debito da ogni emissione monetaria. Le banche che acquistano i titoli pubblici italiani e quelle che li emettono sottoforma di emissione monetaria, sono private ed agiscono in una logica di mercato tesa al risparmio e per lo più antitetica alla Costituzione.

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