Reddito di cittadinanza e strumenti anti Reset

Come in ottica grillina di Grande Reset, ed in continuità con il famigerato ed omonimo spettacolo del fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo, il reddito di cittadinanza si è diffuso, e ha rappresentato un’iniezione benefica per l’economia di prossimità, quella fisica o reale che dir si voglia, nonchè un falso aggravio di spesa nei parametri di debito pubblico; e sopratutto il reddito di cittadinanza ha contribuito alla ripresa della dignità di numerose famiglie italiane: dal punto di vista del finanziamento ipocritamente alto del reddito di cittadinanza, va specificato che ogni voce di spesa pubblica comporta debito, in quanto l’unico strumento di finanziamento statale è il debito pubblico, il quale è indenne allorchè emesso e posseduto dallo stato, nonchè garantito da esso-viceversa oggi il debito è emesso da banche d’affari private mascherate da banca centrale pubblica, le quali non garantiscono tale debito-.

Dal presupposto che il reddito di cittadinanza non è cumulabile bensì va integralmente speso, specialmente nei negozi italiani, presenta un costo basso e sopperisce alla questione dei bambini calabresi e siciliani in condizioni di denutrizione, ogni polemica contro esso è controproducente e surrettizia. Rispetto alla percentuale grosso modo alta di percettori del reddito di cittadinanza che non ne han bisogno perfino in Germania, che in Italia il reddito sia appannaggio di delinquenti o immigrati non è esiziale come i media paventano, purchè venga speso in Italia obbligatoriamente pena la cancellazione di esso.

Il problema relativo al reddito di cittadinanza è in prospettiva la concretizzazione del Grande Reset, ammantato come soluzione ideale dai suoi teorici che hanno strumentalizzato il medesimo comico Grillo: infatti il reddito è il prodromo di cessazione dell’irrevocabilità della proprietà privata, dell’instaurazione di obblighi alla mancata critica legislativa, economica e politica ed all’instaurazione di una valuta digitale con cui è possibile bloccare i fondi e quindi la vita degli individui, con decisioni discrezionali.

Il reddito di cittadinanza, per creare valore aggiunto, necessita di comportare obbligo al lavoro bassamente retribuito o non retribuito, in attesa di fornire ai datori di lavoro le opportunità per fornire salari soddisfacenti se sommati al reddito di cittadinanza. Di conseguenza la ventura frontiera di un reddito di cittadinanza non asimmetrico, deve essere svincolata dall’estinzione dell’inalienabilità della proprietà privata, della moneta digitale, degli obblighi politici e civili, e corroborare l’obbligo al lavoro dapprima non retribuito, in seguito poco retribuito in aggiunta al reddito di cittadinanza basilare.

In tal guisa la crescita dei consumi annienterebbe il costo del reddito, sgraverebbe indirettamente di gabelle, operai e datori di lavoro, e assumerebbe valenza salvifica per l’umanità.

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