Il ritorno del figliuol Letta

Tra Europa e Subbuteo inizia l’era Letta

Autorevole, democratico, europeo milanista (e giocatore accanito di Subbuteo). Volendo abbozzare il profilo del nuovo segretario Pd, si può partire da questi aggettivi. Il primo è stato usato e abusato nelle ore immediatamente precedenti alla discesa in campo dell’ex premier da minoranza e maggioranza dem e rispecchia un cursus honorum che lo proietta in un solido network internazionale. Democratico come il partito che ha contribuito a fondare 14 anni fa a nel quale ha trovato le più grandi soddisfazioni, ma anche le delusioni più cocenti. Europeo è l’aggettivo che ricorre di più leggendone la biografia, a partire dall’infanzia trascorsa a Strasburgo, passando per gli incarichi al Parlamento Europeo, fino ad arrivare alla scuola Sciences Po di Parigi, città in cui trasferisce la famiglia, la moglie Gianna e i tre figli, per alcuni anni. Per ultimo – ma solo perchè l’elenco è in rigido ordine alfabetico – milanista e appassionato del calcio su tappeto verde con tanto di ‘schiccherà.

A scorrere il profilo Twitter dell’ex premier emerge tutta la passione che anima il Letta tifoso, quello che nel mezzo della riflessione sulla eventuale candidatura a segretario dem e fra i mille impegni da direttore della Paris School of International Affairs gli fa scrivere “Grande Kjaer, grande il nostro danese”, in onore del difensore rossonero che due giorni fa ha regalato il pareggio alla sua squadra contro il Manchester United. Un gol, quello del danese, che rimette il Milan in gara per l’Europa League e, fatte le dovute differenze, è quanto si propone di fare Enrico Letta con il Partito Democratico, al quale torna dopo un “lungo addio”.

Esattamente sette anni e un mese dopo, Letta torna alla casa madre. Tanto è passato dalla direzione che, su indicazione dell’allora segretario Matteo Renzi, lo sfiducio’ da presidente del consiglio per fare posto a un governo guidato dallo stesso Renzi e sorretto, fra gli altri, da parlamentari Pd eletti sotto la segreteria Bersani. Fu quello l’epilogo di una lunga guerra di logoramento che ebbe in tre parole il suo acme: “Enrico stai sereno”. Parole che nascondevano la verità di un partito nel quale ci si preparava a fare fuori politicamente il premier che aveva espresso. Qualcosa di simile a quanto stava accadendo prima delle dimissioni di Nicola Zingaretti, quando dai gruppi del Pd di Camera e Senato, eletti sulla base delle liste redatte da Matteo Renzi, è iniziato il fuoco amico contro il segretario Nicola Zingaretti. Le dimissioni anticipate e inattese di Zingaretti hanno pero’ ribaltato il tavolo e preparato il ritorno di Enrico Letta.

Un ritorno che fa tirare un sospiro di sollievo ai dirigenti Pd e, stando a quanto si legge sui social, anche a buona parte di militanti ed elettori. A due ore dalla pubblicazione su Twitter del post che ne annuncia la proclamazione a segretario, sono già circa 1.500 i like, oltre 200 i commenti, 334 i retweet. Molti di questi commenti fanno riferimento alla rivalità vera o presunta fra Letta e Matteo Renzi, ma la storia dell’ex premier parte da molto più lontano di quel 14 febbraio 2014. Letta è infatti uno dei fondatori del Pd. Si direbbe un “padre nobile”, se non fosse che con i suoi 55 anni (li compirà il 20 agosto) è collocabile a buon diritto fra i “giovani” della politica italiana. E proprio ai giovani intende aprire il Pd.

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