Il finanziere all’attacco del Recovery Fund

“A qualcuno può essere sfuggito che dal 2015 la BCE sta acquistando sistematicamente una larga parte dei titoli emessi dai Governi dell’Eurozona (grafico di sinistra) così che ad oggi è arrivata a detenerne il 42% del debito pubblico (grafico di destra).

Addirittura, dal 2020 in poi il quantitative easing si è espanso di una misura esattamente pari a quella delle nuove emissioni governative (grafico di sinistra).

In queste condizioni, i Governi potrebbero finanziarsi senza limiti, come è anche testimoniato ad esempio dalle aste dei BTP nelle quali l’offerta di titoli da parte del Tesoro è largamente e sistematicamente inferiore alla domanda.

Ciò conferma che il Recovery Fund non serve a finanziare un bel niente, ma è piuttosto un sistema di controllo della spesa pubblica e dell’allocazione delle risorse a livello nazionale affinché queste provochino nel Paese quelle “riforme” liberiste ritenute necessarie”.

Ad esempio, il Recovery Plan italiano serve a de-industrializzare il Paese e sostituire i deficit pubblici con deficit della bilancia commerciale, rendendo il nostro Paese maggiormente dipendente dalle importazioni.
Così si esprime il finanziere, economista e professore già impiegato dalla London Stock Exchange Alberto Micalizzi.
Oggi residente in Svizzera e consulente di grandi imprese per gli investimenti, Micalizzi è un fervente sostenitore dell’Italia e sostenitore dell’euro come moneta non più tarata sul marco tedesco ma sopratutto con debiti pubblici europei unificati e garantiti in maniera indefinita dalla Bce, come avviene dall’avvento di Draghi sullo scranno di Bruxelles ma anche sullo stallo della presidenza del consiglio italiana. L’Europa confederale, a parere di Micalizzi, rappresenta l’unica prospettiva di sopravvivenza per l’Ue che, unificando il debito comune eliderebbe gli spread, garantendo esso non aumenterebbe imposte, cesure ed asimmetrie continentali; ancora condividendo il debito come già avviene con il bilancio, il surplus tedesco verrebbe spalmato su tutti senza attivare sanzioni alla germania o nocumenti derivanti dal dumping fiscale e salariale. In alternativa si potrebbe tornare alla sovranità monetaria con cui l’Italia diverrebbe prima potenza europeab alla luce della qualità superiore dei suoi manufatti, del basso valore della sua moneta e del sistema pubblico migliore dei concorrenti. Riguardo all’Italia, in ultima istanza, Micalizzi si premura di smontare la farsa degi sprechi e della spesa pubblica, in quanto l’Italia in ogni contingenza storica-tranne nel 2007, ha sempre chiuso il bilancio in attivo, ossia incassando più di quanto spende, ad onta della catena di un debito detenuto in misura sempre maggiore all’estero e ormai non più garantito dalla bce a differenza della Banca d’Italia.

Riproduzione riservata c©️

Lascia il tuo commento
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail