di Rita Lazzaro

Su un totale di 136.884 denunce di scomparsa di minori, al 31 dicembre 2020, 1.712 riguardano sottrazioni da coniuge o altro congiunto, come segnalato dall’Unione europea.
Storie che sanno dell’inverosimile ma che purtroppo avvengono e spesso nell’assordante silenzio delle istituzioni nazionali e non. Come è successo a Ivan Marino la cui disavventura ha inizio nel 2011 quando vive e lavora in Armenia per una società italiana. Infatti è lì che inizia la frequentazione con una donna. La coppia vive a Yerevan, fino al settembre 2015. Successivamente, la famiglia si stabilisce a Siena. Il matrimonio viene celebrato secondo la legge italiana in Ambasciata a Yerevan, Armenia, il 3 ottobre 2013. Dalla loro unione nasce un bambino a Yerevan il 5 agosto 2014. La madre, nata in Armenia, diventa italiana per matrimonio nel settembre 2016.
Il bimbo è stato sottratto oltre tre anni fa dalla madre armena con la scusa di una breve vacanza ed è stato trattenuto in Armenia. La madre al momento non concede al padre l’accesso al figlio, se non entro limiti ristrettissimi decretati dal giudice armeno e non gli riconosce i diritti paterni (ma soltanto i doveri economici) né lo coinvolge nella vita del figlio.
Il 2 marzo 2020 arriva la sentenza di separazione del Tribunale di Siena e avviene il collocamento del minore a Siena presso il padre con affidamento esclusivo e la concessione di visite protette alla madre. Al bambino è stata anche data la cittadinanza armena senza interpellare il padre, appena dopo venti giorni dall’inizio del trattenimento illecito. In Armenia Ivan Marino non ha sostanzialmente diritti e non è stata riconosciuta, per motivi insostenibili, la sentenza di separazione italiana che colloca il bambino presso di lui, mentre i giudici armeni pronunciano solo restrizioni verso il padre.
Ivan Marino ha già informato le istituzioni: il Consolato italiano in Armenia, l’Ambasciata d’Italia in Armenia, l’Autorità Centrale Italiana, il Ministero della Giustizia ed il Ministero degli Esteri, oltre alla Presidenza della Repubblica ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Interessate anche la Presidenza del Parlamento Europeo e l’Autorità Centrale armena, anche attraverso il legale armeno.
Le istituzioni non hanno posto in essere interventi a favore di Ivan Marino e del figlio, al più hanno fatto sapere che seguono il caso con attenzione e che non possono ingerirsi nelle decisioni della magistratura armena, cosa naturalmente mai chiesta. Una storia di sottrazione di minori, una delle tante, troppe.
1)Ma cos’è la sottrazione internazionale di minori che semina continui drammi familiari?
A questa e alle prossime domande risponderà : Irene Margherita Gonnelli, avvocato del Foro di Siena “Centinaia di casi ogni anno, in Italia. Le statistiche fornite dal Ministero della Giustizia sono incomplete, in quanto non tengono conto di tutti quei casi in cui non viene intrapresa la procedura di rimpatrio, poichè si decide di agire solamente in sede penale, e di tutti quei casi in cui il Paese ove il minore è stato sottratto o trattenuto non aderisce alla Convenzione de l’Aja del 1980, ed ancora di tutti quei casi che non vengono presi in carico dalla nostra Autorità Centrale – ossia il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità presso il Ministero della Giustizia – ciò che, ad esempio, è avvenuto negli ultimi anni per ipotesi di parto all’estero”.
2)Secondo lei, quali sono le falle giuridiche, nazionali, europee ed internazionali, che fanno sì che questo fenomeno di distruzione di rapporti familiari continui ad espandersi a macchia d’olio? Quali norme si dovrebbero redigere o semplicemente applicare e quali invece si dovrebbero modificare od abrogare?
“Il vero problema risiede nelle modalità con cui gli ordinamenti nazionali recepiscono la normativa convenzionale e comunitaria. In Italia, la ratifica ed esecuzione della Convenzione de l’Aja del 1980, attuata con la legge n. 64/1994, è ingiustificatamente pregiudizievole per il genitore cittadino italiano o residente in Italia, e di conseguenza per il figlio. L’intervento più urgente da attuare è certamente modificare tale legge. Altro grande problema è la sussistenza, anche nell’ambito europeo, di ordinamenti che attuano una sistematica discriminazione del genitore straniero a favore del cittadino. In questo senso, un primo passo è stato fatto con la Risoluzione del Parlamento Europeo del 29 novembre 2018 sul ruolo dell’ente tedesco per la tutela dei minori (Jugendamt) nelle controversie familiari transfrontaliere, ma è solo e soltanto un primo e parziale passo, molti altri potrebbero essere effettuati a livello comunitario”.  
3)Come si può prevenire la sottrazione internazionale di minori e come, invece, si deve agire e reagire quando, ahimè, è troppo tardi come nel caso di Ivan?
“La prevenzione è quanto di più complesso possa esserci, dal momento che la maggior parte delle sottrazioni o dei trattenimenti avvengono quando ancora, almeno apparentemente, l’unione familiare non si è disgregata, e non si hanno dunque, da parte del genitore vittima dell’illecito, sospetti di sorta.
Consiglio, qualora si ravveda qualsiasi indizio che possa far pensare alla possibilità di un evento simile – ad esempio, una richiesta dei documenti di espatrio del bambino, vaghezza sui tempi previsti per il ritorno da una vacanza nel Paese di origine – di revocare immediatamente, nelle forme di legge, i documenti del minore, e di rivolgersi ad un avvocato che abbia esperienza nel settore al fine di creare le condizioni che riducano al minimo il rischio di allontanamento del bambino.
Quando, invece, la sottrazione o il trattenimento si sono già verificati, occorre agire nel più breve tempo possibile su più fronti, in primis attivando la procedura di rimpatrio. A seconda dei casi, invece, è da evitare la denuncia penale. Per tale motivo, occorre affidarsi ad un legale che conosca questo tipo di situazioni e di procedure, per evitare passi inutili o controproducenti e tentare di ottenere un risultato”.
4)A proposito di vicende che vedono coinvolti genitori vittime di questa crudeltà umana e genitoriale, quali sono i casi che più l’hanno segnata sia a livello professionale che personale? Quali sono le vicende giudiziarie che l’hanno lasciata basita e quali invece, che le danno speranza per vincere questa dura battaglia?
“Si tratta ogni volta di percorsi e battaglie che portano con sè un enorme dispendio di energie professionali ed un’altrettanto enorme carica emotiva. Si lavora a stretto contatto con la sofferenza di un genitore e dei minori, e la portata umana di tutto ciò è rilevante. Porto con me ognuno di questi bambini e genitori, le cui vite rimaste quiescenti nel dolore rinascono con il ricongiungimento, ed è davvero un onore avervi contribuito e continuare, negli anni a seguire, a ricevere notizie di queste famiglie. Tuttavia, il pensiero torna sempre alle vicende che non si sono concluse positivamente, alle vicende attualmente in corso, e non ci si rassegna dinanzi ai tempi giudiziari del nostro Paese, che pregiudicano le possibilità di restituire a decine e decine di bambini un genitore. Attendere due anni affinchè un tribunale decida sulla propria competenza o meno a statuire sull’affidamento di un bambino non è accettabile, così come non sono accettabili alcune incertezze nell’applicazione della Convenzione de l’Aja del 1980 da parte delle nostre corti”.
5)Secondo lei, quali sono invece gli errori socioculturali nell’affrontare questa problematica? Cosa si dovrebbe fare per sensibilizzare maggiormente la comunità e di conseguenza renderla consapevole di questi drammi familiari?
“L’errore, costantemente ripetuto anche attraverso i media ma non solo, è ritenere che la sottrazione di minori o il trattenimento illecito possano riguardare soltanto famiglie problematiche o situazioni di disagio. Tutt’altro. La maggior parte dei casi concerne famiglie all’apparenza prive di problematiche di sorta. Così come è un errore molto superficiale pensare che, se un genitore si allontana, sia perché ha subito maltrattamenti da parte dell’altro: considerando che, nella maggior parte delle fattispecie in oggetto, ci si trova a fronteggiare accuse meramente strumentali e calunniose, sarebbe un modo davvero parziale di affrontare la questione. E’ assolutamente necessario, oggi, che i media contribuiscano a diffondere la consapevolezza del problema, così come sono opportuni percorsi di specializzazione per avvocati e magistrati, dal momento che un altro grave errore è degradare tragedie di questa portata a conflittualità familiare”.
6) Giuridicamente e umanamente parlando, in base alla sua esperienza e professione, concernenti appunto il diritto di famiglia ed in particolare modo proprio questa problematica, che consigli sente di dare a chi, in questo momento, versa in questa drammatica situazione affettiva, emotiva, familiare dovendo infatti affrontare tante e infinite battaglie legali con altrettanto peso economico?
“Non temporeggiare. Pur nella drammaticità della situazione, non è consigliabile tentare autonomamente di comporre la crisi o tentare mediazioni. Occorre intraprendere da subito tutte le iniziative giuridiche ed istituzionali opportune, affidandosi ad un legale. Non possiamo omettere il costo economico, oltre che umano, che ciò comporta, dal momento che il nostro Stato non copre i costi delle procedure se non in minima parte e gli altri Paesi concedono con criteri molto restrittivi il patrocinio gratuito ai genitori italiani che si trovino a dover intraprendere azioni all’estero”.
7) Visto lo stato dei fatti e ciò che ha vissuto nell’affrontare simili drammi, che aspettative ha per il futuro sia a livello socioculturale che giuridico?
“Ritengo che il modo con cui l’Italia nel momento attuale affronta la sottrazione ed il trattenimento di minori all’estero sia talmente lacunoso ed inefficace da divenire drammatico. Attraverso la diffusione della consapevolezza, l’auspicio che formulo è che, a breve, vi sia un deciso cambiamento di rotta, culturale e giuridico”.
Lacune e inefficacia, aspetti questi su cui dover riflettere ma soprattutto porvi rimedio per far sì che il Paese sia a tutela dei minori e della famiglia non solo sulla carta ma anche e soprattutto nei fatti.

In Italia figura anche l’emergenza occulta della scomparsa di ottomila bambini annui, ottantamila in Usa, ottocentomila al mondo, con dati definiti riduttivi, i quali sbarcano, ma senza prove accertate in modo inconfutabile da giudici e media, nel mercato della pedopornografia e nel mondo sfaccettato del satanismo.

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