Identità digitale benefici e regole

Il governo italiano, binariamente a quelli dei membri del G20, sta proseguendo a marce forzate verso la capillarizzazione dell’identita’ digitale, con l’ausilio del Green Pass e ad onta delle critiche popolari culminate nel gesto di un professore no-vax sospeso e senza salario da mesi, che al sud si e’ dato fuoco dinanzi l’ufficio dei carabinieri.

Annesso all’identita’ digitale staziona il lavorio pubblicitario e bancario indirizzato all’affermazione della valuta digitale che molti considerano correlata anche alle crescenti chiusure di filiali di banca, alle maggiori difficolta’ di prelievo del contante presso una dovizia di bancomat aderenti tutti gli istituti finanziari. E con il dilagare di applicazioni per il proprio conto corrente, per ogni strumento di pagamento e crescenti funzioni, si deduce l’intento verso una infrastruttura digitale che contiene i dati complessivi facilitando la vita di stato ed utenti, ma all’occorrenza anche potendola annichilire, la vita degli utenti appunto.

Si pone, in relazione l’identita’ digitale, il quesito sull’utilizzo dei macrodati personali, gli introiti derivanti dalla loro vendita o elaborazione, l’equidistribuzione dei vantaggi e dei pericoli. Infatti se e’ innegabile il vantaggio e la semplificazione delle procedure tutte, con l’utilizzo dell’identita’ digitale, non si evince la giurisprudenza in merito alle decisioni sanzionatorie, penali, materiali, fisiche ed economiche utilizzando i dati digitali. Infatti chi ha la responsabilita’ di decidere, in prospettiva, e sopratutto pagare in caso di svarioni commessi, per il guadagno da vendita dei dati sensibili in digitale, il blocco dei diritti economici e sociali, sulla base del possesso dei dati digitali?

Il Green Pass collegato alla Agenzia delle Entrate e’ il principale vettore, assieme ai social, di accumulo dei dati sensibili e non, delle persone; per cui non si capisce come e da chi vengono manipolate tali informazioni, chi paga, chi guadagna, chi controlla e come, il rispetto della privatezza. Se indubbiamente e’ comodissimo possedere ed usufruire dell’identita’ digitale per i servizi ed il controllo pubblico ai fini della legge, e’ arcano il fatto che ci sia non trasparenza sui soggetti che conoscono, manipolano, magari vendono, a chi e con quali emolumenti, tali informazioni. Se ad esempio un utente viene cancellato da Facebook o Youtube per violazione delle proprie regole, chi assicurera’ la cancellazione dei suoi dati da tali multinazionali e, in caso di vendita e manipolazione di essi, chi, come e quanto risarcira’ a tale ipotetico utente, di cui a bizzeffe ne stanno uscendo fuori?

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