Elodie a Sanremo: critiche e numeri

Di Rita Lazzaro

Elodie a DavideMaggio.it: «A Sanremo voglio essere puttana. Non accetto che chi mi sta vicino critichi la mia libertà di mostrarmi» –
La cantante nel corso dell’intervista spiega cosa significhi per lei questo termine. “Puttana intendo stronza, ossia decisa, che sa quello che vuole. Do una accezione positiva alla parola puttana” .
.. .” Ci sono dei termini molto volgari per intendere delle cose molte belle, per me” .
Un messaggio a dir poco inquietante da trasmettere alle nuove generazioni. Secondo i numerosi comitati civici profamiglia che caldeggiano un Festival musicale scevro di politica e provocazioni parossistiche.
Oggi scandalizza l’opinione pubblica la presenza sull’Ariston del presidente ucraino che incarna un conflitto bellico in atto e la tolleranza verso un macrocosmo nazista che imperversa a Kiev da circa una decade.

Soprattutto in questa fase storica si esprime una società in cui i giovani crescono sempre più in fretta, perdendo pezzi di fanciullezza e desta clamore e livore la scelta di far esibire un artista tedoforo di poligamia e pansessualita’.

Sulla ormai diva Elodie invece, da poco svincolata dal fidanzamento con il rapper Marracash in procinto di esibirsi a Napoli, sembra stia assumendo una svolta sempre piu” erotizzante e sensuale, ora che e’ approdata nella scuderia della Universal Music: stesso copione che ha caratterizzato le piu’ illustri ed antecedenti colleghe anglosassoni come Britney Spears, Lady Gaga, Miley Cyrus, senza scomodare la celeberrima Madonna.
A proposito della Elodie contemporanea, le associazioni benefiche sconvolte dalle sue esternazioni, le ricordano, tramite la giurista Rita Lazzaro e le pagine relative le loro attivita’, una serie di dati concernenti la tratta di esseri umani, che coinvolge per più della metà dei casi donne, ragazze e bambine, ma anche ragazzi e bambini.
Un becero commercio che, ancora oggi, rappresenta uno dei mercati più diffusi e proficui in tutto il mondo, insieme al traffico di droga e armi. I soli casi accertati nel 2020, che hanno dato luogo a procedimenti giudiziari e condanne, riguardano 109.216 vittime nel mondo, un numero che non rappresenta le proporzioni reali del fenomeno in gran parte sommerso e che è indice della debolezza dei Paesi nel contrastarlo.
L’Italia, invece, è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri.
Secondo dei dati in evidenza nella XII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, diffuso da Save the Children, in Europa, si stima che il traffico di esseri umani produca in un anno 29,4 miliardi di euro di profitti; ben un quarto dei soli 14.000 casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%).
In Italia i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta erano 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale (61).
Tra le vittime assistite, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita dallo sfruttamento lavorativo (18,8%). Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%), e, tra gli altri, da Gambia (2,5%) e Costa d’Avorio (2,3%), che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni.
Sono infatti di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.
Nel 2021 l’Europol ha ricevuto 28.758 segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con 6.139 nuovi casi.
Da ricordare altresì alla cantante apparentemente pasionaria Elodie, una serie di donne coraggiose e decise che hanno reso grande il nostro Paese e hanno onorato l’universo in rosa, dovendosi esimere dall’enfatizzare certe pratiche e mentalita’, per mezzo di riferimenti linguistici.

Donne italiane cui ispirarsi e pubblicamente mentovare ce ne sarebbero, come Cristina Trivulzio , Alfonsina Strada, Maria Montessori, Grazia Deledda, Nilde Jotti, Oriana Fallaci, Mariagrazia Cutuli e Ilaria Alpi. Fabiola Giannotti, Marta Cartabia , Elisabetta Casellati, Samantha Cristoforetti, Rita Levi Montalcini, Chiara Corbello Fiorillo.
Donne che hanno scritto la storia d’ Italia, lasciando il segno nella politica, nella pedagogia, nel giornalismo, nella scienza e nella fede senza definirsi “puttane”.
Un elenco che forse all’artista tra le piu’ encomiate del momento non farà piacere, non solo per questo motivo, ma anche perché si tratta delle donne citate dal primo premier donna della Repubblica Italiana. Un premier non molto caro a chi grida “meglio puttan@ che fascista”. Quindi un fastidio che trova comunque il suo fondamento in ideologie così in difesa della donna da rendere l’espressione “puttan@” quasi un’icona.
Paradossalmente, però, si tratta dello stesso premier, della stessa donna, della stessa madre che è stata chiamata “puttana” nei suoi comizi dalle stesse che preferiscono essere puttane anziché fasciste.
Sembra trovarsi di fronte ad un appellativo che è sempre stato usato per ledere la dignità delle donne, rincarano le sedicenti femministe vere.
Non per nulla è lo stesso appellativo, quello di “puttana” che può perfettamente integrare gli estremi dell’illecito civile dell’ingiuria e del reato di diffamazione.
L’artista pop italiana lanciata da Amici, tiene sempre a ricordare le sue origini dalla strada. Un posto in cui vige la legge del più forte, degrado e miseria. Forse per questo motivo sarebbe giusto lasciare certe reminiscenze alle spalle senza ovviamente rinnegarli, né tanto meno vergognarsi del proprio passato, esortano a fare i critici.
Ma proprio perché si sa il posto che di fatto è la strada ed l’eco continentale di Sanremo, ai giovani si dovrebbero trasmettere ben altri valori, continuano.
Come valorizzare il proprio corpo mettendolo sì in evidenza ma senza degenerare nella volgarità , confondendo quest’ultima con la libertà di una donna.
Soprattutto in un’epoca in cui le donne, in particolare giovani, trovano nella piattaforma di Onlyfans la soluzione a tutti i loro problemi, economici in primis.
Un’epoca in cui il paradosso è all’ordine del giorno.
Infatti si lotta contro la mercificazione del corpo della donna e poi si permette un Sanremo con artisti che usano termini volgari “per indicare cose belle” e che elogiano il porno su Onlyfans e il poliamore.
Ennesima conferma di come non ci sia voce più stonata dell’incoerenza associata a una tanto preoccupante quanto dilagante ignoranza.

Lascia il tuo commento
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail