Scienza: cultura e sport aumentano intelligenza e modificano cervello

Di Rita Lazzaro

“Promuovere le attività artistiche e culturali, e accanto a queste lo sport, straordinario strumento di socialità, di formazione umana e benessere. Lavorare sulla formazione scolastica, per lo più affidata all’abnegazione ed al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche, motivazionali. Garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli, favorire la cultura di impresa ed il prestito d’onore. Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto, per lasciare loro solo debiti da ripagare.
E lo dobbiamo all’Italia, che il 17 marzo di 161 anni fa è stata unificata dai giovani eroi del Risorgimento ed oggi, come allora, è dall’entusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani che può essere risollevata”.
Sono queste le parole con cui il nuovo premier, Giorgia Meloni, parla dello stato in cui versano i giovani della nostra Nazione.
Merito, lotta alla droga, all’alcol, alle devianze ed alla criminalità. Sono questi i punti chiave del premier sui vari interventi con e per il futuro della Nazione. Ma a quanto pare non tutti sono stati d’accordo con questa posizione, anzi…c’è chi è letteralmente saltato dalla sedia catapultandosi in piazza, proprio come hanno fatto studenti, psicologi, sindacati, molteplici strutture ed adepti progressisti.Ed in tutta questa rivolta in rosso la parola “ fascismo” e’ stata inflazionata. Non per nulla per Giannini, il Ministero del Merito “è Fascista”. Per  Calenda: «Il merito è l’unico antidoto a una società classista o appiattita sull’ignoranza…
Spero che Cisl e Uil prendano le distanze».
Merito che agli occhi della sinistra estrema appare  demerito.
Ma è davvero così?
1)A questa domanda e alle prossime risponderà Matteo Colnago, autore del libro ” L’atleta combattente”, membro del direttivo dell’ Associazione Paracadutisti d’Italia sez.Monza. Atleta poliedrico, dedito al pugilato,all’alpinismo ed al paracadutismo. “Il cervello plasma la cultura, la cultura plasma il cervello”, così Norman Doidge, studioso e psichiatra canadese dimostra, attraverso un’incontestabile documentazione scientifica, come la cultura modelli il cervello e le funzioni mentali.
Ecco perché il cervello di una popolazione può mutare nell’arco di una generazione – periodo nel quale le funzioni cerebrali possono modificarsi attraverso l’effetto neuro-plastico della cultura ed il merito rappresenta un fascio di luce che trafigge i vampiri del pensiero unico, perché riattribuisce la natura autentica ed integrale dell’essere umano.
Ciò che porta un Uomo ad affrontare le sfide, superare gli ostacoli e vincere le difficoltà, è il senso di padronanza, e del piacere di farcela.
Quando otteniamo la padronanza di un’attività e raggiungiamo un obiettivo il nostro corpo provvede a rilasciare dopamina e la sensazione di piacere raggiunge l’apice; questo meccanismo avviene non solo per la gratificazione personale ma anche per l’attribuzione valoriale che ci viene arrogata dal merito. La dopamina agisce in modo coordinato con l’acido glutammico (mediatore eccitatorio del sistema nervoso) per fissare il legame tra i neuroni che che si sono attivati nel genere di comportamento vincente. Ecco che il merito ha la facoltà di gratificare questo processo chimico che avviene nel nostro corpo in quanto classificare in ordine gerarchico e quindi di merito è un atto naturale e soprattutto normale.
Il fenomeno appena descritto prende il nome di Learning dopaminergico, ovvero uno “snapshot” che viene memorizzato nel nostro cervello e che verrà riattivato non appena incontreremo un solo elemento memorizzato lanciando il segnale che preannuncia la gratificazione e facendo ripartire il desiderio.
Il merito è l’innesco di questa reazione fisiologica perché attribuisce un significato valoriale alle nostre azioni.

Nel momento in cui il merito viene eliminato, anche reazioni fisiologiche assumono un drastico cambiamento modificando appunto l’effetto plastico del nostro cervello. Sorge spontanea una domanda: Perché la societa’ infondo sembra odiare il merito?
Perché lo teme! I soggetti dalla forte volontà individuale che emergono grazie alla formazione di sé non sono dei buoni consumatori.
La capacità di resistere alle tentazioni ed agli impulsi frenetici, la volontà di perseguire un obiettivo, la dedizione verso le proprie passioni vanno a discapito dell’esercito di zombie che i paladini politici odierni vogliono sostituire,  per meglio controllare le masse inglobando l’Uomo nella trigonometria produci, consuma, crepa.
Vi è anche una forte componente psicologica che porta molti a sentirsi terrorizzati dal merito: innumerevoli persone si vergognano inconsciamente della propria condizione di privilegio borghese e ciò nasce da una profonda paura del giudizio altrui. Si sentono intimamente vuoti e sostanzialmente temono le impressioni negative di chi, conoscendoli, potrebbe smascherarli per ciò che effettivamente sono: ipocriti allo strato brado.
Ecco perché temono il confronto, lo scontro, la sfida. Coloro il cui cervello è semplicemente stato plasmato dall’avvento del ’68, e le sue fondamenta sono state costruite sul dogma democratico unicuique idem, a tutti lo stesso, generando classi dirigenti di narcisisti e prepotenti che impazziscono al sol pensiero che il merito possa soverchiare la loro vita. Ma ciò che è naturale è indistruttibile, e lo sport rappresenta il palcoscenico in cui indurre la dopamina all’apice delle sue potenzialità in quanto discipline sportive come l’alpinismo, gli sport da combattimento, il paracadutismo, la subacquea, sono attività che premiano ed enfatizzano dedizione, sacrificio, studio ed entusiasmo; permettendo all’uomo di mettersi a confronto con se stesso e corroborando, cosi, l’unicità e la singolarità di ognuno di noi. Riscoprendo attitudini ed attingendo nuove forze dai talenti nascosti che risiedono nel nostro inconscio, lo sport svolge funzioni di miglioramento ontologico, deontologico e neurologico per le persone.
Allo sterile e cupo recinto produci, consuma, crepa rispondiamo con un raggio di sole che illumina la trigonometria scolpita nell’animo dei popoli europei: La natura come solco, l’eccellenza come fine, la bellezza come orizzonte”.


A proposito di istruzione e merito, al liceo Morgagni di Roma, sette anni fa è partita una sperimentazione (oggi allargata ad un’intera sezione) dove gli studenti vengono interrogati e fanno prove di verifica, ma non vengono valutati con un numero: i professori spiegano loro che cosa c’è da fare per migliorarsi e su quali aspetti sarebbe bene lavorare di più.
Nessuna valutazione ma mere osservazioni per migliorarsi.
2)A suo avviso, questo è un modus operandi costruttivo per i giovani non solo a livello culturale ma anche per essere preparati al mondo del lavoro ma soprattutto alla vita?
“Quando un alpinista si trova a 7000m di quota, a -20°, di notte, con raffiche di vento a 70-80 km, significa che in quel momento nulla giova a suo favore; eppure, arriva in cima e torna al campo base sano e salvo.
Ce l’ha fatta non solo per la dedizione con cui si è allenato ma perché alla domanda “quanto ti hanno pagato per farlo?” risponde “ciò che faccio non ha un prezzo ma un valore”. In alta quota, non esistono giudizi, né colpe né perdono. Esiste la responsabilità. La responsabilità è una virtù di romana concezione, una congruenza tra l’impegno assunto e l’accettazione della conseguenza.
La responsabilità è un sentire superiore che risiede nel detto unicuique sum, a ciascuno il suo e questo determina l’avvento di un modus operandi completamente distante dalle logiche paritarie democratiche, che impongono ai giovani un settaggio delle loro azioni basato sulla motivazione estrinseca attivata dalla famigerata modalità del “bastone e la carota”.
Si studia per sopravvivere, si va a scuola per l’obbligo, per non far arrabbiare i genitori, l’alter ego delle lezioni ruota attorno a due poli: vittime e carnefici proprio perché si è persa la concezione della responsabilità da entrambe le parti.
Le patetiche manie di dispotismo da “sbirro” dei professori che si autoproclamano paladini del pensiero, ha portato allo sconvolgimento della normalità antropologica dell’essere umano destabilizzando l’evoluzione stessa della fisiologia umana. Anziché rendere fertile la giovinezza di un ragazzo perseguendo la necessità di far nascere un Uomo, la psicopatologia del pensiero unico ha innescato un processo di appiattimento fisico, culturale e spirituale, demonizzando il merito, facendolo passare come uno strumento dispotico ed ecco che i voti, i metri di misura, la volontà di mettersi in gioco, la voglia e l’entusiasmo di mettersi alla prova viene messo al bando con la conseguente riduzione di produzione di dopamina nei ragazzi in quanto disincentivati a dare il meglio di sé.
Il giudizio non dev’essere interpretato semplicemente come un supplizio ma come stimolo ed un innesco per dar vita ad una crescita umana che sancisce l’avvento del divenire Uomo: ovvero avere piena consapevolezza delle proprie capacità, attitudini e limiti. Essere cosi’ responsabili. La scuola dev’essere fonte d’ispirazione ed una delle strategie con cui combattere il nichilismo sessantottino è senza alcun dubbio la psicologia positiva collegata al concetto eudaimonia dal greco εὐδαίμων eudaimon, ovvero felicità. Avere sentimento per ciò che si sta facendo, massimizzare ed elevare le attitudini dei singoli ragazzi evidenziando l’autenticità del singolo ed appoggiarsi su ciò che si è costruito, tappando eventuali carenze.
Suddetto meccanismo non ha bisogno di giudizi e sentenze perché pone le basi di una vita solida, tesa verso la creatività al contrario della logica liberticida. Identificare mediante una costante virtuosa un ragazzo significa attribuirgli rispetto e responsabilità. Il futuro inizia da qui: perché i nostri figli non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere”.


3) Qual è, secondo lei, il ruolo che devono avere le istituzioni scolastiche e con quali modi e strumenti devono agire? E Come vede la scuola italiana oggigiorno e cosa si aspetta dal governo Meloni, dopo le parole sopra riportate?
“Il quadro della Guernica è l’espressione artistica dello scenario scolastico italiano oggi: uno scempio a cielo aperto.
La tanto amata opera d’arte dei radical chic è il risultato della politica fallimentare che loro stessi hanno creato ed alimentato grazie alla cerebrolesa mentalità del ’68 fatta di mediocrità culturale, narcisismo sterile e limitatezza professionale in quanto ideologizzando qualsiasi materia, hanno creato ragazzi che vengono magistralmente descritti nelle strofe di Mario Vattani, console italiano in giappone: “Vi chiederete come mai e perché avete rinunciato a difendere il futuro di ciò che vi è stato dato e per questo i vostri figli non vi sanno rispettare, non conoscono il rispetto, non hanno niente da imparare: sono sempre allegri e pronti a tutto alle cinque di mattina imbottiti di pasticche, merendine e cocaina; sono questi i vostri giovani, vi dovevano salvare ma sono andati fuori strada con la macchina del padre, sono questi i vostri giovani, a cui avevate insegnato i valori della pace e gli errori del passato; sono questi i vostri giovani, democratici e sinceri, rimbambiti da giochetti, puttanate e cellulari”.
Le famigerate contestazioni studentesche, che tanto inneggiavano ad una libertà tendente all’atassia, hanno realizzato l’uguaglianza dei risultati: tutti possono realizzare un obiettivo attraverso l’inganno. Questa mentalità antimeritocratica, espressa da un finto egualitarismo, è una forma di repressione nei confronti della natura stessa che porta a disincentivare l’impegno, negando ogni forma di ascesi.


Il proliferare del pensiero sessantottino ha imposto un conformismo di massa che ha contribuito al livellamento delle qualità umane nei ragazzi, ma una cosa è certa: laddove il nulla avanza, il terreno è fertile per costruire.
Lo spiega bene Michael Ende, autore de “La storia infinita” dove nello scambio di battute tra Atreju e Mork viene descritto il problema e la soluzione:
Atreju – perché la fantasia muore?
Mork – Perché la gente ha rinunciato a sperare e dimentica i propri sogni, così il nulla dilaga.
Atreju Che cos’è questo nulla?
Mork – E ‘ il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il Mondo ed io ho fatto in modo di aiutarlo.
Atreju – Ma perché?
Mork – Perché è più facile dominare chi non crede in niente e questo è il modo più sicuro di conquistare il potere!
Nel momento in cui sterilizzi l’animo dei ragazzi, il nulla può sorgere, la dopamina non viene più rilasciata, i lobi prefrontali del cervello si atrofizzano così da edulcorare i flebili animi dei finti democratici.
Ma le ceneri sono un ottimo fertilizzante per nuovi semi e difatti Atreju è un personaggio risoluto che lotta contro le emozioni forti quali la tristezza (le paludi), la rabbia (il lupo Gmark) e la paura (le prime sfingi dell’Oracolo), distrugge le stesse caratteristiche che animano i professori sessantottini e “fantasia” può ritornare a splendere; perché la scuola dev’essere un viaggio esperienziale che trasforma il ragazzo in Uomo, dove gli studenti diventano esploratori e ricercatori.
Giorgia Meloni in un discorso pre-elettorale a Cagliari disse: “Io le battaglie sono abituata a combatterle prima ancora di vincerle” e questo implica la volontà di scardinare lo stile desueto sessantottino riaffermando un paradigma nuovo, in cui o giudizi e le ipocrisie verranno sostituite dal sentimento di amore verso la giovinezza”.

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