Donna aggredita con acido a Padova

di Rita Lazzaro

Una donna di 52 anni, italiana, è stata aggredita intorno alle 23.30 di giovedì in strada, poco distante dalla sua casa a Sant’Elena di Este, in provincia di Padova. Il carnefice che ha tentato di sfigurarla sarebbe una persona che conosceva la vittima e le sue abitudini. Probabilmente la stava aspettando nell’ombra proprio per colpirla di sorpresa. Sembrerebbe, invece, già escluso lo scambio di persona. I carabinieri hanno fatto scattare la caccia all’uomo. Il crimine si è consumato a Sant’Elena, piccolo comune della Bassa Padovana. L ‘urlo della vittima ha evitato che la situazione potesse degenerare nel peggiore dei modi, portando infatti il suo aggressore alla fuga. La 52enne è stata portata al Centro Grandi Ustionati di Padova, dov’è stata medicata e ha trascorso la notte. L’altro ieri mattina, però, è stata dimessa: sul volto e sulle braccia resteranno le cicatrici delle ustioni dovute alla sostanza acida che le è stata gettata contro a tradimento, ma non essendo in pericolo di vita, non necessita di ulteriore ricovero. Presa in cura dallo staff medico del centro di eccellenza della Città del Santo, le sue condizioni verranno valutate costantemente anche da un chirurgo plastico. Con l’arrivo in ospedale della donna, è scattato anche il “codice rosso” che tutela le vittime di violenza di genere. Della vicenda sono stati immediatamente informati i carabinieri che hanno fatto scattare le indagini. Gli investigatori della Compagnia di Este, coordinati dal pubblico ministero di turno della procura di Rovigo, hanno iniziato con rilievi e indagini. Prima di tutto hanno ascoltato la vittima. Si indaga nella vita privata della donna per capire e con particolare riguardo alla sua vita sentimentale, visto il delitto di cui è stata vittima, ossia omicidio di identità, introdotto col codice rosso con l’art 583 quinquies Codice Penale: “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. Una disposizione che prevede la reclusione da otto a quattordici anni per chi si macchia di un simile abominio. Un crimine efferato, commesso nella maggior parte dei casi dal partner o dall’ ex , che non accettano la fine della storia. Quest’ultima, in realtà, e’ solo il frutto di un amore malato dove il possesso si sostituisce all’amore e la violenza prende il sopravvento sul buon senso.

Purtroppo quanto successo alla cinquantaduenne sopra citata non è un caso isolato. Basti ricordare una serie di nomi: Valentina Pitzalis, sfregiata su tutto il corpo dal marito Manuel Piredda che l’ aveva cosparsa di benzina nella notte del 17 aprile 2011. Un rogo che toglierà la vita a quest’ultimo e che condannerà  a vita la donna che all’epoca aveva soli 27 anni. Filomena Lamberti, sfregiata dal marito Vittorio Giordano il 28 maggio del 2012, dopo che la donna aver deciso di lasciarlo. Poi toccherà a Lucia Annibali, sfregiata il 16 aprile 2013 da due uomini mandati dal suo ex-fidanzato Luca Varani. Nel 2017 sarà la volta di Gessica Notaro, sfregiata con l’acido dal suo ex fidanzato Edson Tavares, il 10 gennaio.

Da tenere presente che anche gli uomini sono vittime di questo vile abominio, come successo a William Pezzullo: l’uomo sfregiato dalla ex fidanzata Elena Perotti e da un suo complice, il 19 settembre 2012. Tra le vittime recenti da ricordare il trentenne Daniele Polacci, vittima di Tamara Masia, la donna di 46 anni che aveva conosciuto in chat, dopo un paio di incontri senza sentimenti, la quale decise di punirlo cercando di accoltellarlo e poi di sfregiarlo con l’acido il 3 gennaio 2020 per avere smesso di “corteggiarla“. Vittime che continuano a non arrestarsi, nonostante gli interventi normativi, e rese doppiamente vittime per l’abbandono delle Istituzioni. Basti pensare all’esiguo fondo di garanzia per reati violenti nel far fronte alle spese mediche. Come denunciato, ad esempio, da una delle vittime sopracitate: William Pezzullo. Lui, invalido al 100% — sfregiato nel corpo, ha perso quasi completamente la vista — non ha mai visto nulla dal risarcimento, nonostante in sede civile Elena Perotti sia stata condannata a versare oltre un milione 200 mila euro. L’ uomo va avanti grazie al supporto della famiglia e degli amici. Infatti il fondo di garanzia per reati violenti gli garantisce solo tremila euro a titolo di rimborso per le spese mediche sostenute. Quelle legali invece sono sempre state a suo carico, perché i suoi carnefici sono nullatenenti.

Una situazione che più che ricordare il principio di rispetto della dignità umana, ricorda amaramente il detto “oltre al danno la beffa”, accompagnato da una pena nè proporzionale né tanto meno certa rispetto alla gravità del fatto commesso. Sempre riprendendo l’esempio di William Pezzullo, Elena Perotti oggi  è una donna libera dopo aver scontato la condanna a soli 8 anni di reclusione .Vicende che dimostrano come gli interventi normativi a metà siano in realtà solo un non intervento.

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