L’Italia stava per prestare il fianco ai dazi statunitensi riguardo a molteplici prodotti dell’agroalimentare, relativamente ad una questione in cui la “sede” del Vaticano non c’entra per niente. Infatti l’America protestava di fronte alle molteplici disdette europee negli ordinativi di Boing 737 dopo vari incidenti aerei verificatisi per una tara non riparata del velivolo in questione.

E sopratutto Trump si duoleva e innervosiva del fatto che il concorrente europeo del suo Being, ossia l’Airbus, sia considerato migliore dal mercato, pertanto e’ maggiormente venduto. Per limitare tale nocumento commerciale, gli Usa imponevano dazi verso una dovizia di prodotti europei, fra cui il parmigiano e l’olio italiani. Ma cio’ che non si obietta in tutte o quasi le sedi, e’ l’incolpevolezza dell’Italia rispetto alla questione dell’Airbus, giacche’ l’azienda aereonautica proprietaria dell’Airbus e’ anglo-franco-prussiana. E la Germania che ha perso la guerra con il divieto acuto di non produrre aerei per molto tempo, subito e’ stata inserita nel gruppo principale dei produttori aereonautici; sorte impedita all’Italia, anch’essa sconfitta nella guerra mondiale, la quale e’ giusto che deve pagare con i propri beni alimentari e similari, per un’azienda che non possiede per nulla? Da qui emerge l’inadeguatezza manageriale di tecnici e politici italiani, che in Europa non tutelano ben bene l’interesse nazionale. E che fare dunque per sistemare tale questione?

Attuare e costringere ad adottarla, una politica industriale che porti l’Italia all’apice della produzione di aerei e tecnologie militari, svincolandosi dalle istanze europee che non consentono di spendere liberamente per massimizzare la capacita’ ed eccellenza industriale italiana. La politica industriale italiana ripassa per il divieto totale di vendita verso Monte Paschi du Siena, Leonardo, Ilva e sopratutto nella ricostituzione delle multinazionali pubbliche, stavolta del web, e per la rigenerazione delle catene produttive e distributive estere ed italiane.

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