Vandali artistici a Milano

Erano tre, tutti vestiti di nero. “Armati” di bombolette spray. Per la follia del lunedì sera antecedente le ferie di agosto, in piazza Duomo a Milano: tre writers hanno vandalizzato la sommità della Galleria Vittorio Emanuele, il salotto buono del capoluogo meneghino. 

I balordi del caso, come mostra il video pubblicato dalla pagina Instagram Milanobelladadio, hanno lasciato le loro firme poco sopra la volta d’ingresso della Galleria con della vernice verde e nera. Sul posto la polizia locale e i vigili del fuoco, che poi con un’autoscala sono saliti in quota a verificare i danni. 

Il blitz dei writers è andato in scena davanti a numerosi passanti, che hanno accolti con i fischi il loro raid vandalico. I tre per il momento sono riusciti ad allontanarsi: sulle loro tracce sono a lavoro i carabinieri.

https://instagram.com/where_fashion_is_art?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

L’allarme è scattato poco prima delle 22.30, quando agenti del nucleo Duomo della Locale hanno notato i tre che facevano i graffiti. I vigili hanno dato l’allarme e sono immediatamente saliti ma i tre erano già fuggiti sui tetti.

La piaga del vandalismo ammantato di arte, liberta’ e sedicenti ribellioni, continua ad imperversare, in maniera altalenante, presso l’Italia delle metropoli.

A causa di cio’ sono sempre piu’ numerosi gli scettici e gli analisti che ravvisano, dietro rimostranze del genere, la regia occulta di organismi di matrice politica, economica, che ambiscono a seminare sconforto, entropia e confusione. Il tutto sulla scia di obiettivi sociali, istituzionali ed economici da raggiungere, per mezzo della manipolazione di pedine giovanili, neglette, immigrate, e creare disagi ed insicurezza collettiva all’occorrenza.

Mentre Napoli e’ finalmente scesa dal podio delle citta’ piu’ insicure d’Italia, spaurisce l’ascesa di Milano assediata da clandestini, giovani emarginati e precarieta’ crescente. Ma anche indignazione diffusa giacche’ innumerevoli utenti web e residenti di Milano, hanno avuto conoscenza dell’attrice ed attivista giovane che, al Parlamento, esprimeva il proprio neomorbo incentrato sui cambiamenti climatici: tale malattia sarebbe “ansia da clima”, denunciata in maniera querula al ministro dell’ambiente, esortando una mobilitazione politica. Su questo abbrivio, numerosi internauti sono risaliti ad un’analogo intervento, datato ma inerente l’Afghanistan e l’esigenza di intervenire a causa delle violenze, dei disservizi, dell’indigenza e della sofferenza collettiva.

Nella fattispecie della lamentela andata in scena su uno stallo istituzionale come l’Onu da parte di una bambina dall’espressione sofferente, che anelava l’intervento dei Marines, i ricercatori di Numero 6 sono risaliti alla vera identita’ dell’adolescente, la quale non risulta afghana od irachena, bensi’ figlia di un ambasciatore locale americano, recitando un copione politico definito, odiernamente, falso.

Foto di  Pineapple Supply Co. 

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