Non Le Pen, No Macron. Rizzo riporta il francese medio

Le elezioni in Francia evidenziano un nuovo schema politico di cui tenere davvero conto. Fino a poco fa in Oltralpe si manteneva la classica competizione tra destra e sinistra, o meglio tra gollisti e socialisti (con la scomparsa dei comunisti dopo l’eurocomunismo). Macron nel 2017 ha rotto questo schema, che durava dalla fine della seconda guerra mondiale, azzerando praticamente quel dualismo. Al primo turno la candidata gollista, Pécresse, ha ottenuto un misero 4,8% (Fillon nel 2017 aveva il 20,0%) e quella socialista, Hidalgo, solo l’1,7% (Hamon, sempre nel 2017, aveva il 6,4%). Marine Le Pen si è scostata rispetto all’estrema destra (relegata al 7% di Zamour), ridefinendosi come forza essenzialmente populista ed anti sistema, speculare al forte risultato di Melanchon, rappresentante di una forza anch’essa con valori antisistema, pur percorsa ai vertici dal “politicamente corretto”. Se volessimo dare a una parte dei candidati la definizione di “antisistema” ci sarebbe in Francia una consistente maggioranza, pur variegata. E così probabilmente in Italia ed in altri paesi europei. Come si può costruire la politica attorno a questo rapporto di forza di difficile concretizzazione? Una proposta socialista e di fuoriuscita dalla UE, patriottica e di fuoriuscita dalla NATO, potrebbe “sfondare”, ma servirebbe una massa critica omogenea sufficiente per alzare la testa. A questa potrebbero e dovrebbero dare un contributo determinante i comunisti, accelerando un percorso di unità sul tema fondamentale dei diritti sociali, contrapposto a quello del “politicamente corretto” nella sua totalità. Ma certo anche quel grumo di forze, che potremmo definire sovraniste e popolari di sinistra, che ben hanno compreso l’elemento strategico di unità tra lavoro dipendente e ceto medio impoverito. Queste ultime sono state l’asse portante della disordinata ma generosa mobilitazione delle proteste no green Pass, no guerra e no invio armi, unendo i termini e comprendendo appunto che “guerra e pandemia sono la stessa strategia”. È vero. I temi della gestione della pandemia e della guerra, uniti a quelli di una rinnovata lotta di classe, potrebbero costituire una formidabile contrapposizione al mondo liberistico della globalizzazione capitalistica.
Il no alla guerra e alla conseguente collocazione internazionale, unite all’avversione al mondialismo liberista e ai diritti civili usati come arma di distrazione di massa, con una unità di tipo valoriale ed economico-politico potrebbero far ritrovare una identità di classe e nazionale del nostro Paese basata su di un impianto patriottico di vera sovranità popolare, intrecciato alla centralità del conflitto sociale in netta contrapposizione alle élite cosmopolite di classe della finanza e delle multinazionali.

Marco Rizzo dei rinascenti comunisti italiani focalizza in questo editoriale, la palingenesi che avvolge la Francia tesa a destrutturare i classici moti politici popolari che caldeggiano un ripristino delle condizioni salariali, legali e sociali legate il lavoro, tendenti a rintuzzare il carovita, il precariato crescente, il depauperamento della classe media. Insomma uno scenario in edificazione, per la Francia, analogo a quello instaurato per l’Italia dall’alternanza Pd-Scelta civica-Verdi-Socialisti-Margherita-5 stelle confluiti oggi nello schieramento che regge il sistema di Draghi. E cristallizzando il fatto che nella Francia degli ultimi anni e’ stato assai limitato il settore delle piccole-medie imprese oggi trainante per l’Italia, in favore in grandi agglomerati industriali, il livore dell’elettorato e’ stato maggiorato, al punto da premiare tutti gli esponenti politici sedicenti antisistema.

Lo scontro interno risolto tra centro e periferie, tra i pochissimi beneficiati dal sistema ed il 90% della popolazione che vive il disagio e la contraddizione ma che ancora non ha i mezzi, la forza e la coesione per accettare e vincere la sfida. E sul piano geopolitico, al traballante sistema occidentale a trazione atlantica, si sovrapponga il multipolarismo che caratterizzerà sempre di più il pianeta. Servirebbe qui e ora costruire questo vero punto di riferimento (al 2023 manca obiettivamente il tempo, ma non è pensando solo ai momenti elettorali che si costruiscono i risultati – anzi!) prima con una opinione pubblica e poi con un popolo cosciente che si prende carico della questione della democrazia e del potere, in Italia come in Europa ed in Francia. In tal senso il richiamo alla Costituzione Repubblicana come programma minimo condiviso può esser l’inizio di una lunga e vittoriosa marcia. Oggi la Francia e’ capitanata da quel Macron tacciato di appartenenza e provenienza dai medesimi ambienti di Draghi per cui accusato ad attuare un programma congeniale, per la Francia, agli interessi della grande finanza euroamericana, antitetico gli interessi dei popoli, alla stessa stregua di quanto imputato a Draghi. Per contro il malcontento pubblico e piccolo-imprenditoriale, accomuna l’Italia e la Francia apparentemente come mai prima

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