Meridionalisti contro olimpiadi al nord

Gli attivisti del partito meridionalista “Equita’ territoriale” si sono mobilitati in una pubblica petizione con raccolta firme all’interno del dittico dei propri gruppi Facebook Terroni e Movimento Equita’ Territoriale da circa mezzo milione di persone, per caldeggiare e concretizzare il taglio di ulteriori finanziamenti pubblici alle olimpiadi invernali. Su questo tema girano dichiarazioni al fulmicotone che recitano:

“Le famose “Olimpiadi invernali a costo zero”, del 2026, sono a costo zero solo per Lombardia e Veneto, nel migliore dei casi; e a lacrime di sangue per il resto d’Italia, perché stanno diventando l’ennesima scusa delle Regioni sempre più ricche (grazie a risorse pubbliche corrisposte, a causa della “spesa storica”, in modo territorialmente squilibrato), con l’ormai arcinoto trucchetto di manifestazioni sportive o commerciali, per arraffare soldi di tutti gli italiani. Veneto e Lombardia, che hanno già ricevuto, purtroppo, uno stanziamento di oltre un miliardo (a proposito di costo zero), pretendono altri soldi, se no non ce la fanno, dicono, considerato che sono già adesso in pauroso ritardo con il programma (a proposito di efficienza padana) e rischiamo un’altra figuraccia internazionale, dopo quella dell’Expo2015 a Milano.

Siamo stufi del continuo saccheggio della cassa pubblica per arricchire i ricchi e impoverire i più poveri, nonostante i fallimenti del sistema “Faccio io, ma paghi tu” o della variante “Costa poco (o persino zero), comincio e poi scopro che costa tantissimo e paghi ancora tu”.

Basterebbe citare la vergogna planetaria del Mose, in Veneto, pozzo senza fondo da decenni, per un’opera già in disfacimento a causa della ruggine (nonostante la garanzia annunciata di un secolo!), le incrostazioni, il malfunzionamento e, secondo i magistrati, le ruberie: ogni 3 euro, 2 in mazzette); o l’Expo di Milano, costata agli italiani (secondo la più recente inchiesta sul tema) 18 miliardi, per un incasso di 400 milioni, con una gestione che ha portato in galera decine di persone alla volta; o l’attuale scempio del nuovo molo foraneo di Genova, per dare al porto ligure fondali e banchine che non ha e che quello di Gioia Tauro ha già, essendo, da quei punti di vista il miglior porto italiano, ma dove, per decisioni governative anti-meridionali, le grandi navi della rotta della seta non devono approdare (solo a Genova e a Trieste, saltando tutti i porti del Sud). E ora, per il molo a perdere di Genova, si scopre (sempre dopo, eh?) che non basta il miliarduzzo pubblico già regalato, ma ne serve almeno un altro; e la “previsione” di completare l’opera nei tempi del Pnrr (2026) è, ma va’!?, clamorosamente infondata, perché di anni ce ne vorranno una quindicina, a patto che tutto vada liscio (cosa che non accade praticamente mai, per opere di tale rilevanza). E lo dice, in un corposo rapporto sull’opera, lo stesso direttore tecnico dei lavori, Pietro Silva, che, dall’alto dei suoi 41 anni di esperienza, per coerenza, si è dimesso.

Insomma, questo sistema furbastro di sottrarre soldi al resto d’Italia è durato pure troppo. Torino, Milano, il Veneto addirittura chiedono soldi per il famoso hyperloop, il treno da 1.200 chilometri all’ora, nonostante fra Torino e Milano ci sia già la più sovradimensionata linea di alta velocità (dieci volte l’effettivo uso) e con record mondiale di costi di realizzazione al chilometro, mentre gran parte del Sud è irraggiungibile in treno, con città come Matera, non ancora raggiunte dalle Ferrovie dello Stato e tempi di percorrenza, specie in Sicilia, che sono nell’ordine di quelli di una carrozza a cavalli dell’Ottocento (circa 15 miglia all’ora).

Per tutto questo, diciamo no a ulteriori sprechi di soldi pubblici e territorio (essendo Lombardia e Veneto già fra le regioni più cementificate e inquinate d’Europa), per le Olimpiadi invernali “a costo zero”. E basta con il trucco che impoverisce tutti: prima le Regioni ricche monopolizzano le grandi manifestazioni, perché attrezzate meglio delle altre (treni, aerei,

strade…; tutta roba pagata dagli italiani a loro beneficio), poi, avuto l’ok, passano alla cassa, per realizzare altre infrastrutture “per accogliere gli stranieri” (come l’Expo che non vide i voli charter e i treni in più annunciati, mentre nell’immenso parcheggio “per i visitatori”, la sola automobile era quella del custode e il conteggio dei visitatori includeva ogni giorno le migliaia di di lavoratori dell’Expo, per alzare artatamente il totale).

Ma se possono fare gli eventi, perché il resto d’Italia ha loro pagato le infrastrutture, perché poi servono ancora miliardi per fare altre infrastrutture? Con questo sistema, quando arriverà il turno del resto d’Italia, per passare da pagatore a beneficiario?

Lombardia e Veneto hanno presentato una lista della spesa di quasi un centinaio di opere, fra «essenziali», «connesse», «di contesto», «principali» e «secondarie» (manca: «terziarie»…). C’è di tutto; altri soldi per ampliare aeroporti, altre linee ferroviarie, altre strade, impianti sportivi che paiono da costruire con oro e diamanti (recentissima la polemica per l’ennesima pista di bob, al modico costo di 80-85 milioni), oltre agli impianti per sport invernali fra i picchi innevati e le valli di Milano (ci va ancora bene che Milano non pretenda di ospitare la Coppa America: toccherebbe pure finanziare la trasformazione dell’idroscalo in lago di dimensioni acconce, magari pagando il terreno dieci volte i prezzi di mercato, come fu per l’Expo).

Per tutto questo, è ora di dire basta a questo sistema: nemmeno un euro alle Olimpiadi “a costo zero”’. Non si può continuare a chiedere a chi è stato privato di strade, treni, e dell’essenziale, di pagare lo champagne a pochi per digerire ostriche e caviale “di Stato”.

Arraffoni e sbruffoni che oggi tendono la mano, insaziabili, sfidarono il governo e il resto del Paese che negavano altri fondi in un momento così difficile, dicendo che avrebbero fatto da soli, “a costo zero”. Invece, i governi si smentirono subito regalando vagonate di soldi di tutti gli italiani ai ricchi piagnoni, gli stessi che rivendicano l’Autonomia (e la dimenticano all’istante se ci sono da acchiappare soldi di tutti); e continuano a chiedere, a chiedere, a chiedere, e il troppo non basta mai.

Prendano esempio da Napoli, che quando ospitò le Universiadi, si vide aiutata con zero euro dal governo (poco importa quale: tanto è sempre così), così prodigo con tornei di golf e di tennis, al Nord, e le fece davvero e orgogliosamente a costo zero. E furono fra le più belle di sempre.

Non un euro alle Olimpiadi invernali a costo zero!”. A proposito di Napoli che giace in una condizione di apparente predissesto finanziario, volano alte le le grida di coloro che recriminano il boicottato ed osteggiato sindaco de Magistris, oggi impegnato in un percorso di denuncia delle tare politiche e giuridiche che inficiano maggiormente il meridione, ma stanno danneggiando in modo esiziale, con Draghi, anche il resto d’Italia.

Foto Imago Economica ©️

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