Di Stefano di Tommaso
CHIUDE ANCHE LA MASERATI E L’ITALIA CHE FA?
Torino, Maserati saluta Grugliasco. L’ultima cena degli operai: «Qui venivano gli sceicchi. Eravamo 2 mila, ora siamo in sette». Gli ex lavoratori di Agap, simbolo del Polo del lusso di Sergio Marchionne, e la serata per ritrovarsi: «Qui venivano gli sceicchi in elicottero». Ora è finita un’epoca.
Fa male veder chiudere per sempre un gioiellino del genere. Ricordo ancora quando venivano gli sceicchi in elicottero, dal Kuwait, mentre ora siamo in mezzo al deserto. Non era solo un luogo di lavoro, ci consideravamo una famiglia».https://www.instagram.com/where_fashion_is_art?igsh=ODA1NTc5OTg5Nw==
C’era una volta quello che doveva essere il Polo del Lusso, che avrebbe rimesso al centro della cartina dell’auto mondiale la città di Torino, grazie alla fabbrica di Grugliasco, un tempo complesso produttivo della storica carrozzeria Bertone, destinata al mega rilancio di Maserati. Un sogno coltivato da Sergio Marchionne, e che l’altrk ieri ha visto il tramonto definitivo. La fine di un’epoca.
Il sito del Tridente è stato messo in vendita dal Gruppo Stellantis sul portale Immobiliare.it (poi rimosso), tra un «moderno monolocale» e un «appartamento signorile», nella speranza che qualcuno si faccia avanti. E nel frattempo l’altro ieri si è registrato l’ultimo turno, terminato alle 16.
Sette gli operai che sono usciti dallo stabilimento di via Maserati, lasciandosi per sempre alle spalle il passato e l’impianto di assemblaggio da 115 mila metri quadrati dedicato all’Avvocato Giovanni Agnelli. Facce buie, passo lento, poca voglia di parlare. Ma solo con l’idea fissa in testa di ritrovarsi, se non tutti, almeno in molti, per un’ultima cena, a gennaio, per riabbracciarsi e ricordare i bei tempi andati.
«Ho passato gran parte della mia vita qui dentro — ricorda Antonio Esposito, 60 anni, manutentore elettrico vicino alla pensione — Speravo di chiudere la carriera qui, invece ora andrò in corso Tazzoli. Se me lo avessero detto nel 2014, all’inaugurazione del sito, non ci avrei creduto.
Questa non era una semplice fabbrica — sottolinea — ma una famiglia. Ricordo i festeggiamenti con Sergio Marchionne, di quando ci portavano alla pista di Balocco per farci provare la Quattroporte. Ci sentivamo davvero parte di qualcosa. Conosco ogni angolo dello stabilimento, la mia seconda casa. Mi si stringe il cuore a parlare. Era una fabbrica incredibile e l’hanno lasciata morire». Se nel 2017 si producevano 55 mila vetture, nel 2023 secondo Fim Cisl si è arrivati a malapena a 8 mila.https://www.instagram.com/where_fashion_is_art?igsh=ODA1NTc5OTg5Nw==
«Diciamo addio a un pezzo della storia industriale di Torino — commenta Leo Leopoldo, manutentore dell’impiantistica— . Ora andremo tutti a Mirafiori. Eravamo i migliori produttori del mondo mentre ora, se servirà, ci trasformeremo nei migliori demolitori. La speranza è che continui ad esserci lavoro». È questa la paura più grande, per un declino che appare inesorabile. Nel 2008 a Torino si producevamo 218 mila auto; nel 2022 si è arrivati a fatica a 80 mila dopo il picco negativo di 21 mila nel 2019.
Ai cancelli era presente anche Alfonso Leo, sindacalista della Fim, per salutare gli ultimi operai. «Un magone tremendo — commenta — questo stabilimento garantiva lavoro a tutto l’indotto. È davvero triste veder terminare così il sogno di Marchionne, che non lo avrebbe mai permesso. Nella ristrutturazione non aveva badato a spese, c’era tutto, un sito del futuro dove si pensava anche alla qualità della vita dei lavoratori. C’era l’aria condizionata, diverse aree relax con il biliardino, capannoni aperti e luminosi. Un esempio virtuoso. La visione era semplice: un dipendente felice avrebbe prodotto auto migliori. Ora per salutarci abbiamo organizzato una cena per metà gennaio, ci saremo praticamente tutti. Il minimo indispensabile».https://www.instagram.com/where_fashion_is_art?igsh=ODA1NTc5OTg5Nw==