Lavoro dei giovani meridionali assorbito al nord dai posti pubblici

Di Francesco Paolo Tondo

IL LAVORO? MISSIONE IMPOSSIBILE PER I GIOVANI DEL SUD. Il fatto è che la vita costa troppo per 1.500 euro in una città del Nord. Altra convinzione più radicata di un ulivo millenario. Se ti limiti a un chilo di pane, giusto. Ma se ti allarghi a bus, sanità, asili…diviene problematico se non utopistico.

Lino Patruno su la Gazzetta del Mezzogiorno azzarda:” E tu, cosa vuoi fare da grande? Il posto fisso. Sembrano passati secoli dal Quo vado? di Checco Zalone e Gennaro Nunziante. Essendo invece durata non meno a lungo la convinzione che il posto fisso fosse prerogativa ed eterno sogno del Sud. Ed invece i dipendenti pubblici erano (e sono) molto di più al Nord. Ma non sembrano passati secoli dal tempo in cui i giovani erano tacciati di essere «bamboccioni», «choosy» (schizzinosi), «sfigati». E ora rischiano di beccarsi uno «sfaticati» punto e basta. In testa alla benpensante riprovazione sociale quelli del Sud, più scontato di un cucù che sbuca dall’orologio. Perché ora qual è lo scandalo peggio di una regina Elisabetta che si dimetta? Che rifiutano il posto fisso. Anzi molti che ce l’hanno, lo lasciano. Anzi, ancora, ora fanno come la prima legge di Murphy: se una cosa può andar male, lo farà. Quelli del Sud addirittura dicono: lo accetto solo se è al Sud. Eresia. Sto a casa.

Il solito familismo amorale che era amorale solo nella testa vuota di chi ne parlò? Il fatto è che la vita costa troppo per 1.500 euro in una città del Nord. Se ti allarghi a bus, sanità, asili nido pubblici che non ci sono, addirittura alle assicurazioni auto, vedi come questo minor costo al Sud sia un inganno. E se la sopradetta famiglia mi deve dare una mano quando sto al Nord, ebbene me la dia al Sud. Così smettiamo di regalare ancora ai ricchi, di accentuare il divario. Insomma smettiamo di assisterli, anche se si dice il contrario

Aggiungici che soprattutto al Sud, ma non solo, non si trova un cuoco, o un bagnino, o un cameriere neanche a pagarlo come il calciatore francese Mbappè. Benché quasi sempre non gli diano più di una mancia. Allora capisci che, come si diceva un tempo, non si capisce più niente. Nella moda tossica di sparare sui giovani prima di capire, ecco l’accusa: chiedono subito se devono lavorare a fine settimana e se avranno gli straordinari. Insomma se potranno spassarsela. Quando ai nostri tempi eccetera eccetera. Ma intanto nessuno fa caso alla repubblica dei Gianluca Vacchi, il misterioso stramilionario accusato del più bieco sfruttamento da una sua dipendente. O a quella della stilista Tiziana Fausti, la quale avverte che da lei non c’è posto per chi vuole fare figli. Mentre i concessionari di spiagge pagano una insalata annua facendo profitti da caviale. E un gioielliere (si spera non tutti) dichiara al fisco meno del suo commesso. E l’intramoenia dei medici allunga le liste di attesa per gli esami. E mentre l’ineffabile presidente di Confindustria non fa altro che chiedere incentivi invece di annunciare investimenti. E nessuno fa caso che gli stipendi italiani da trent’anni sono i più bassi d’Europa. Ma i giovani no, di gavetta non ne vogliono sapere. Dove andremo a finire? Ma sai, lo sappiamo perché. Questi preferiscono prendere il reddito di cittadinanza più che lavorare. Poi fanno qualcosa in nero e sono a posto. Un reddito di cittadinanza dalla cattiva fama per gli abusi tanto consentiti quanto poco combattuti. Ma ben al disotto tanto di analoghi sussidi sociali in Europa, quanto della povertà che il Covid ha accentuato non solo al Sud. E se uno lo preferisce al lavoro, non sarà mica perché col lavoro sarebbe pagato ancora meno dei 450-700 euro al mese, e zero contributi? Anche se, a dirla tutta, i concorsi nella pubblica amministrazione non decollano neanche al Sud. Quelli che dovrebbero sfornare tecnici capaci di fare i progetti per i fondi del Pnrr. Ma con contratti di soli tre anni.

Come se il Covid non ci fosse stato. E col Covid arricchimenti e impoverimenti, diseguaglianze che gridano vendetta al cielo. Cui ci aggiunge di suo una inflazione (figlia della guerra di Putin, non di quella di Zelensky) che notoriamente colpisce i più poveri. Ma il Covid ha determinato anche il Long Covid, una rivoluzione epocale. Anzitutto la «Great Resignation», le grandi dimissioni, decine di migliaia di persone che in tutto il mondo hanno lasciato il proprio lavoro per fare altro, si presume più gradito. Poi la ricerca di una vita non ostaggio altrui, ci riappropriamo del nostro tempo. Nuovi modelli di esistenza, si dice, e di relazioni. Ci volevate flessibili? E lo siamo per conto nostro. In Puglia 95 mila rinunce al contratto, terza in Italia. Sarà faticoso, ma cerchiamo il meglio. Ovvia la domanda: come è possibile, e con tanta disoccupazione cominciando dal Sud? E con tanti Neet (non lavoro, non studio, non formazione), 3 milioni in Italia, la metà donne, in Puglia due ogni tre occupati? La risposta più facile è sparare come sempre sui giovani e non sul mondo che gli abbiamo fatto trovare. Virus a parte.

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