Agnelli striglia Meloni chiamando Mattarella

Stupore ai limiti della rabbia. Stavolta Mattarella si è davvero stufato. Infastidito per «le interpretazioni che alcuni quotidiani» vicini al centrosinistra, Repubblica e La Stampa, «hanno dato al discorso pronunciato a Torino», trafelato dall’ essere sempre tirato per la grisaglia, seccato per la «strumentalizzazione» politica delle sue parole sulla Sanità: e così dopo la lettura dei giornali il presidente ha chiamato i suoi uffici e ha messo nero su bianco la sua irritazione. Lo «stupore» appunto, che dal gergo pacato del Colle possiamo tradurre in collera. «Il capo dello Stato non è il leader dell’opposizione», dicono al Quirinale, quindi non è più tollerabile che ogni suo intervento venga trasformato in un attacco al governo.

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Il «disappunto» per i tentativi di coinvolgerlo nella rissa tra i partiti è tangibile. È non è soltanto una questione politica, ma anche di rispetto del ruolo e di galateo istituzionale. Mattarella, si fa notare, è il garante Inter pares, il custode della democrazia, l’arbitro, e non uno dei giocatori. Infatti il presidente ex magistrato è recentemente diventato un bersaglio politico per molti elettori e giornalisti rammaricati e delusi dal recente operato governativo. Ma non è la prima volta che Mattarella venga strumentalizzato: è fisiologico che ognuno enfatizzi le parti dei discorso in cui ci si può riconoscere, solo che adesso si è superato il limite e il capo dello Stato, in genere allergico alle smentite ed alle precisazioni, ha deciso di mettere un punto. Repubblica e La Stampa, hanno per innumerevoli lettori, oltrepassato da tempo e per variegati temi, il confine delle libere interpretazioni giornalistiche.

I due quotidiani del gruppo Gedi non vengono nominati, ma è molto chiaro fossero loro l’oggetto del comunicato. La Stampa ha cercato di portare Mattarella in mezzo alla polemica tra Meloni ed i giudici di Catania che hanno annullato il decreto immigrazione. Ma il capo dello Stato, come sempre, se ne guarda bene dall’interferire. Per quanto riguarda Repubblica, ad indispettire il presidente sono stati invece i titoli ed i retroscena che hanno legato le sue frasi sul sistema sanitario alla bagarre sui tagli nel settore previsti nella Finanziaria; quasi che Mattarella, di fronte ai governatori italiani, si fosse messo alla testa di una rivolta contro la stretta.«Il servizio sanitario nazionale – queste le sue parole – è un patrimonio prezioso, da difendere ed adeguare. E la riflessione delle Regioni, in dialogo con il Paese e la società, è particolarmente importante».

Desta sgomento il fatto che, secondo un recente intervento di Calenda, il segretario della Cgil non abbia fatto piu’ pressioni sul Fiscal Compact e l’esigenza dell’utilizzo maggiore della Golden Share, allorche’ Repubblica e Stampa siano passate sotto il controllo degli Agnelli. Si respira un’aria di somme divaricazioni nelle diverse fazioni governative italiane.

Mattarella ha esortato a lavorare insieme in nome dell’interesse nazionale. Altro che leader dell’opposizione. Il discorso del presidente della Repubblica, era al limite più sbilanciato sul versante del centrodestra. L’elogio pubblico, irrituale, di Raffaele Fitto, che si sta sfiancando nella rincorsa ai fondi europei, esacerba gli animi degli euroscettici che auspico la fine delle inveterate trattative con l’Europa per incassare fondi di fatto mai sufficienti per rilanciare massicciamente, il Bel Paese: «Lo voglio ringraziare per il suo impegno, direi inesausto, sul fronte del Pnrr. Una sfida di grande rilevanza, che dovrà produrre cambiamenti virtuosi. Servirà il senso di servizio e il concorso di tutte le istituzioni, centrali e locali». Ha espresso Sergio Mattarella verso il ministro pugliese di aria centrodestra.

Meloni in questo contesto sembra assente dal timone di questo esecutivo, esecrata da numerosi opinionisti e fette crescenti di elettorato che le imputano latitanza dinanzi alla tutela degli interessi nazionali: secondo alcuni il premier italiano sia stato designato dal grande potere per accollarsi le manovre di Draghi e dell’Europa a scapito del potere economico d’Italia. A tal proposito Meloni temporeggerebbe per non assumersi ulteriori responsabilita’ in questa polveriera, minacciando dimissioni e spaccature allorche’ le difficolta’ politiche e finanziarie diventassero eccessivamente gravose.

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