Draghi, mosse giuste o strategiche

All’indomani dell’inserimento nella squadra di governo italiana della professoressa Fornero Adfnews.it si è premurata di intervistare uno stuolo di tecnici disallineati in merito all’operato del presidente Draghi, per focalizzarne i veri intenti e fornire ai lettori un’ermeneutica delle azioni e delle finalità dell’esecutivo capeggiato dall’encomiato e migliore economista italiano. Oltre alle invettive dialettiche di Malvezzi, il gruppo di perito di finanza come Grossi, Micalizzi ed altri, non ha preteso rimanere quasi anonim:, in seguito all’ermeneutica tecnico-politica il campione in questione ha fatto dedurre una immagine di Draghi come esponente di una qotatissima famiglia aristocratica di ramo papalino, da sempre addentro a sistemi altomassonici, da cui si dipana peculiarmente l’imposizione facilitata, unanimemente accettata ed esogena, di Mario Draghi sul principale stallo politico d’Italia. Secondo il gioco effettivo del presidente europeo e del parlamento italiano, il presidente Draghi fara’ un gioco che apparirà lapalissiano a sfavore dell’Italia, solo se tasserà gli immobili, i conti correnti, reciderà emolumenti, pensioni ed aumenterà l’iva. Finchè ciò non accadrà non potrà asserirsi che il passato presidente della Bce stia causando nocumenti all’Italia o giocando in maniera antitetica ai suoi interessi. Dato che il tipo di amministrazione di Draghi è fin troppo ambigua ma geniale da definirsi pro o contro il Bel Paese, non e’ tempo di ricavare un’opinione netta. Tuttavia Malvezzi è convinto che la mansione di Draghi consista nel drenare risorse economiche private a favore della finanza euroamericana creditrice verso l’Italia. Ciò succede alla luce di fette di debito pubblico detenute in maniera crescente all’estero anzichè in Italia, in cui non vengono coinvolti gli acquirenti nostrani con titoli di stato; è visibile dal diniego statale di macrointerventi nel mezzogiorno con il Pnrr; ancora è ravvisabile nel dato che riporta le offerte di titoli pubblici italiani, con cui si finanzia il pil, sempre molto più basse della domanda, in modo da non risolvere immantinente e totalmente i problemi relativi povertà, disoccupazione, servizi pubblici, infrastrutture, sostegno alle imprese, abbassamento delle tasse.
Con l’adozione del Green Pass l’obiettivo di Draghi appare istallare una dittatura in Italia, che tuttavia sarebbe palesemente accettata se sgorgassero fiumi di denaro sgravati di debiti, propedeutici all’irrobustimento della impresa inficiata da Big Tech e Big Car. Un po’ come oggi avviene in Cina dove tutti o quasi accettano le proscrizioni statali in seguito al raggiungimento insperato di redditi privati ed aziendali mirabili. Ma cio’ non si ravvede in Italia per cui il paese cresce solo dal punto di vista macroaziendale, grazie alle importazioni che abbassano il debito pubblico comunque inestinguibile. Infatti la bilancia commerciale e’ nuovamente in attivo per l’Italia pero’ c’e’ un decadimento dei redditi privati atti ad alimentare la crescita del pil interno. Se Draghi riuscira’ ad ammantare il popolo e le imprese in un circolo virtuoso di liquidita’, il green pass sarebbe accettato alla stregua della Cina che non aborrisce i crediti statali in base all’obbedienza popolare.
Allo stato attuale tuttavia, il settore turistico italiano raggiunge, a detta di Malvezzi, il 10% dei livelli antepandemici, e i salari e le pensioni sono in fase di stallo. Inoltre la transizione ecologica europea, ergo italiana, richiede uno sforzo fiscale di circa 6/6 volte inferiore rispetto quello imposto alle imprese cinese. In tal guisa l’Italia entra in una spirale di deindustrializzazione e disoccupazione crescenti.

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