Turchia: allarme traumi post-terremoto: parla la psicologa

Di Rita Lazzaro

Particolarmente impegnate nel campo del sostegno ai bambini nelle zone terremotate turche e siriane sono anche Unicef e Save the children. “I bambini – afferma Kathryn Achilles di Save the Children Siria – hanno perso dei membri della famiglia, la casa, non hanno cibo e indumenti contro il freddo. Hanno urgente bisogno di riparo”. “La nostra priorità immediata – dichiara Carmela Pace, presidente dell’Unicef Italia – è garantire che i bambini e le famiglie colpite ricevano il sostegno di cui hanno disperatamente bisogno. Abbiamo già inviato forniture di emergenza per le sale operatorie e forniture nutrizionali come biscotti ad alto contenuto energetico. Stiamo lavorando per identificare i bambini separati e non accompagnati e riunirli alla famiglia, oltre che a fornire ai bambini un primo soccorso psicologico”.

Allarme orfani, una situazione che  racchiude traumi che segnano la vita dei piccoli che saranno i grandi domani.

1)In che modo si possono affrontare queste prove più grandi di chi le deve affrontare? A questa e alle prossime domande risponderà  la dottoressa Sabrina Porro, psicologa e psicoteraputa.

“Il lutto in età infantile o adolescenziale determina delle conseguenze psicologiche profonde. La morte di un genitore, che rappresenta una  figura di riferimento insostituibile, fa sentire il bambino privato della sicurezza, della protezione e dell’amore di cui necessita. La perdita della figura di attaccamento avviene in un periodo dello sviluppo emotivo in cui il bambino non ha ancora sviluppato la capacità di creare legami affettivi “interiorizzati”cioè stabili. La morte del padre o della madre nell’infanzia può comportare la perdita della solidità interna e della propria sicurezza. Si tratta di un vero e proprio trauma che genera nel bambino un’angoscia di morte cioè la paura di perdere le persone care e risveglia sensi di colpa e paure nel futuro. Tra le reazioni più frequenti si registrano l’ansia, la rabbia, la tristezza, l’angoscia di separazione manifestata nei confronti del genitore rimasto, il senso di colpa. Inoltre, l’evento del lutto può incidere sul successivo sviluppo del bambino, per questo motivo è necessario gestire questo evento nel modo più corretto possibile, favorendo un’adeguata elaborazione del suddetto trauma. È importante parlare e spiegare quanto accaduto per permettere al bambino di accogliere l’emozione dolorosa connessa alla perdita per consentirgli di elaborarla.”

2)Come e quanto si possono curare queste ferite e superare così questi traumi?

” Per il superamento del trauma del lutto, il  bambino può essere aiutato attraverso percorsi psicologici specifici. Alcuni tra questi si rivelano particolarmente efficaci come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), per il trattamento del trauma e per le problematiche legate allo stress. Il trattamento del lutto nell’infanzia dovrebbe prevedere il coinvolgimento del genitore rimasto, in quanto il bambino ha bisogno di essere sostenuto nel suo percorso di elaborazione dell’esperienza traumatica della perdita. In questo senso è consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta e valutare il tipo di percorso terapeutico più adatto”.

3)Cosa deve fare la famiglia, la scuola ma anche la società per far pesare il meno possibile questa situazione ai piccoli che la vivono ?

“La maggior parte dei bambini non riesce a comprendere appieno il concetto della morte e le loro reazioni di fronte all’esperienza della perdita sono diverse rispetto a quelle dell’adulto. Possono manifestare un umore depresso e mutevole, spesso accompagnato da reazioni di rabbia rivolte verso il genitore rimasto. Alcuni bambini molto piccoli possono regredire mostrando comportamenti infantili. Per favorire il superamento del trauma del lutto è consigliabile aiutare i bambini ad esprimere le loro emozioni. È compito del genitore parlare il più possibile dell’evento spiegando l’accaduto al figlio, evitando però di sovraccaricarlo d’informazioni magari con l’ausilio di libri dedicati ai bambini che trattino il tema della morte. Inoltre, è molto importante rispondere alle domande che vengono da loro poste. È fondamentale, inoltre, che l’adulto di riferimento si occupi anche del proprio processo di elaborazione del lutto, per poter aiutare il piccolo. Quando l’adulto è triste, addolorato, il bambino lo percepisce e può reagire manifestando un comportamento irrequieto. Bisogna, dunque, rassicurarlo sul fatto che non verrà abbandonato e  stargli vicino il più possibile. Il lutto non deve diventare un argomento tabù in famiglia, ma è altresì utile creare dei ricordi raccogliendo ad esempio delle foto del defunto che lo ritraggano in momenti felici trascorsi insieme. Il disegno può rivelarsi uno strumento utile per permettere al bambino di esprimere quelle emozioni difficili da verbalizzare. Inoltre, può anche essere utile far partecipare il bambino al funerale, ma senza costringerlo, per permettergli di salutare il proprio genitore defunto. Bisogna ricordare che ogni bambino è unico e che affronta il lutto con tempi e reazioni soggettive. È dunque difficile stabilire delle linee guida univoche ed universalmente valide per tutti i bambini. È compito dei genitori monitorare il comportamento dei figli ed eventualmente richiedere l’intervento di uno psicoterapeuta dell’età evolutiva. Anche la scuola riveste un ruolo importante nella delicata fase di elaborazione del lutto. Gli insegnanti dovranno essere informati prontamente dell’accaduto e creare insieme alla famiglia del bambino una ulteriore rete di supporto e sostegno. Nel caso in cui si ritenga necessario l’intervento di uno psicoterapeuta, quest’ultimo dovrà intervenire non solo in ambito familiare ma anche scolastico, coinvolgendo genitori ed insegnanti nelle varie fasi del percorso intrapreso.”

4)Che differenza c’è tra un bambino e un adolescente che si ritrova a vivere la perdita di un genitore?

“Le reazioni ad un lutto possono variare in funzione dell’età, della qualità del legame con la persona defunta, delle risorse familiari e sociali di cui il  bambino dispone. I più piccoli conoscono la parola morte ma non ne capiscono il senso e non l’associano alla scomparsa irreversibile della persona amata, per cui spesso rivolgeranno domande al genitore rimasto per sapere quando lui/lei faranno ritorno oppure in quale luogo si trovano. È solo intorno ai 6 anni che il bambino inizia a comprendere l’irreversibilità della morte ed a vivere intensamente la perdita ed il dolore. Le emozioni esperite in questa fase evolutiva possono essere manifestate in modo discontinuo, i bambini possono ad esempio passare da una crisi di pianto o di rabbia ad un atteggiamento di apparente distacco ed indifferenza. Diversamente dal bambino piccolo, l’adolescente vive l’esperienza del lutto con maggiore consapevolezza e con un carico emotivo di più forte impatto, essendo questa una fase della vita già di per sé molto critica. Il giovane comprende il significato della morte ma non possiede ancora quelle risorse psicologiche che gli consentano di esprimere liberamente il dolore e di prenderne contatto. L’emozione più facilmente manifestata è la rabbia. Spesso i giovani dovendo mostrarsi forti  perché questo gli viene richiesto dalla società, rinunciano ad esprimere il dolore in quanto quest’ultimo è da loro considerato un segno di debolezza, di contro si chiudono in se stessi e si isolano. In alcuni casi gli adolescenti mettono in atto comportamenti a rischio, arrivando a sfidare il concetto di mortalità. La difficoltà di elaborazione del lutto in adolescenza si esprime in alcuni casi con la perdita dell’appetito, comportamenti oppositivi, perdita d’interesse per le attività scolastiche e quotidiane, isolamento sociale, continuo ricordo della persona morta e desiderio di raggiungerla, disturbi del sonno. Se ci si trova di fronte ad alcuni di questi sintomi è consigliabile rivolgersi ad uno specialista.”

5)A proposito di differenze, che differenza c’è tra la perdita di un solo genitore e diventare orfano di entrambi? Cosa si deve fare in questi casi?

“La perdita di entrambi i genitori rappresenta un’esperienza estremamente dolorosa e traumatica perché depriva il bambino di tutte quelle sicurezze e risorse affettive di cui disponeva. Questa esperienza determina, infatti, il distacco dal nucleo familiare di appartenenza, e mette a contatto i bambini con l’ineluttabilità della morte. Venendo meno entrambe le figure di riferimento, i bambini verranno affidati ad altre persone che seppur vicine ai genitori defunti, non riusciranno mai a sostituirli. Inoltre questa esperienza dolorosa potrebbe condizionare il loro futuro e le loro capacità relazionali. Essendo più profonda la ferita subita è consigliabile intervenire attivando il supporto psicoterapico. Lo stress causato dalla separazione del bambino dalle figure genitoriali e aggravato dalla istituzionalizzazione in contesti poco rassicuranti, ha un impatto a lungo termine sulla psiche dei bambini. In questi casi è necessario monitorare lo sviluppo psicoaffettivo dei bambini, per assicurarsi che il trauma del lutto ed i cambiamenti sociali ambientali ad esso conseguenti non lascino tracce permanenti sulla psiche del bambino.”

6)Che differenza c’è tra le conseguenze ed i modi di affrontarle nel  trauma di un figlio che perde uno o entrambi i genitori e quello vissuto da questi ultimi che perdono un figlio?

” L’esperienza del lutto a qualsiasi età o fase della vita rappresenta un evento traumatico importante la cui elaborazione richiede tempo ed energie e non sempre si completa in modo assoluto in quanto lascia una ferita interiore profonda. Nel caso fossero i genitori a perdere un figlio, l’esperienza emotiva è straziante. In primo luogo si tratta di un evento che stravolge l’ordine biologico e cronologico precostituito, (in quanto generalmente dovrebbero essere i genitori a morire prima), e ciò lo rende di per se stesso inaccettabile. In secondo luogo i vissuti genitoriali legati al proprio ruolo di responsabilità spesso si trasformano in sensi di colpa per non aver impedito alcuni comportamenti che hanno causato la morte (ad esempio incidenti stradali). Inoltre può accadere che la mancata elaborazione del lutto comporti uno spostamento delle attenzioni nei confronti del figlio rimasto causando delle problematiche a carico di quest’ultimo. In altri casi le coppie che hanno subito un lutto decidono di mettere al mondo un altro figlio, per colmare il vuoto lasciato. Molteplici possono essere le reazioni genitoriali di fronte all’esperienza dolorosa della perdita di un figlio: in ogni caso è sempre consigliabile seguire un percorso psicoterapico finalizzato all’elaborazione del lutto.”

Lutto: un’esperienza che  “a qualsiasi età o fase della vita rappresenta un evento traumatico importante la cui elaborazione richiede tempo ed energie”. Un evento che, sicuramente, lascia il segno, graffiando l’anima di chi resta.

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