Trimarano : prima imbarcazione ad impatto ambientale nullo

Traslando il concetto di abitazione degli antichi romani sull’acqua, gli studi di progettazione Van Geest Design e Rob Doyle Design hanno ideato Domus, un trimarano di lusso che sembra una vera e propria domus romana galleggiante.
Partendo dalla struttura della domus, abitazione romana di un piano i cui spazi abitativi si sviluppavano attorno all’atrium, i designer hanno distribuito gli interni del trimarano a vela partendo da due atri che fanno filtrare la luce naturale dalla parte superiore della sovrastruttura e, grazie al pagliolo che si converte in piattaforma, offrono uno spazio unico per vivere a contatto con l’acqua.

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla tendenza nel settore nautico di ‘essere desiderosi di far parte dell’ambiente circostante’. Ovvero, cercare di progettare per portare l’ambiente esterno all’interno dello yacht”, spiegano i progettisti Pieter van Geest e Rob Doyle, che continuano: “Abbiamo studiato il progetto di Domus da un punto di vista architettonico. La vita familiare riguarda la protezione, quindi perché non progettare intorno a questo concetto, creando spazi protetti e massimizzando le funzioni delle aree disponibili in questa configurazione tutta posta su un unico livello? Tutti gli spazi hanno una vista verso l’esterno, quindi non perdono la connessione con l’ambiente circostante, e sono contemporaneamente collegati alle zone comuni esterne e interne”.

Il natante in questione risulta ad impatto ambientale assente, in antitesi alla navi cargo che oggi, a detta di Rizzo segretario dei Comunisti italiani, inquinano maggiormente delle vetture mondiali sommate. E mentre per la transizione energetica Fca ha affermato che nell’arco di meno di un lustro Fiat sfornera’ solo modelli elettrici, Elon Musk di Tesla ha espresso che a breve la propria azienda avveniristica rimarra’ senza fondi a causa dell’oscillazione del mercato, della fronda finanziaria e politica alla sua figura ed ai costi di produzione crescenti.

L’energia rinnovabile è una favola, ma non ha ancora un lieto fine: non è costante e richiede lo sviluppo di sistemi di accumulo che saranno fondamentali nei prossimi decenni. E se trasformassimo i grattacieli in enormi batterie gravitazionali che immagazzinano energia rinnovabile a basso costo? Si chiede un redattore affiliato al blog di Beppe Grillo.

L’idea è elementare: l’energia rinnovabile supplementare può essere immagazzinata come energia potenziale e utilizzata per sollevare qualcosa di pesante a un’altezza maggiore. L’energia può poi essere rilasciata dalla gravità attraverso l’uso di una sorta di generatore. Quale struttura ideale se non un grattacielo (date la sua forma e la sua altezza)? I ricercatori austriaci dell’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Vienna guardano i grattacieli e vedono tanti accumulatori di energia che aspettano solo di essere usati.
Il Lift Energy Storage System (LEST) userebbe i sistemi di ascensori esistenti negli edifici alti: molti di questi sono già progettati con apparati di frenata rigenerativa in grado di raccogliere energia durante la discesa di un ascensore, e sono praticamente già piccoli generatori. Il LEST sfrutterebbe anche gli spazi liberi in tutto l’edificio, idealmente vicino alla parte superiore e inferiore. Un sistema per “adattare” i grattacieli esistenti sarebbe infinitamente più economico che costruire batterie gravitazionali un po’ ovunque.

Cio’ contrassegna una serie di ascensori carichi di oggetti pesanti (ad esempio contenitori pieni di sabbia bagnata) che portano questi oggetti verso l’alto quando c’è energia rinnovabile in eccesso (di giorno), e poi riutilizzano questa energia quando serve.

Il team IIASA propone di costruire una serie di robot autonomi per il lavoro di raccogliere i pesi e trainarli dentro e fuori dagli ascensori dei grattacieli. Si tratterebbe di carichi pesanti ma non ingombranti, così da consentire anche ai passeggeri di salire negli ascensori. Un sistema di algoritmi organizzerebbe tempi e modi più appropriati per raccogliere energia e immagazzinarla.

In uno studio pubblicato sulla rivista Energy i ricercatori affermano che ascensori intelligenti con motoriduttore sincrono a magneti permanenti all’avanguardia possono funzionare con efficienze vicine al 92%, quando gli ascensori sono completamente carichi e impostati per scendere a un livello ottimale di velocità per la produzione di energia. E può funzionare perche’ ci sono molte altre tecnologie di accumulo di energia in fase di sviluppo, ma LEST potrebbe avere le carte in regola, per diversi motivi. Innanzitutto, può essere usato nelle città usando le infrastrutture già presenti: i grattacieli. Non avrà la reattività e la potenza di progetti più grandi, ma se considerato in funzione del singolo edificio potrà dire la sua, accumulando energia anche per mesi.

Certo, ci sono dubbi che emergono dalla lettura dello studio: ad esempio, come gestire questi pesi quando non in uso? Dove metterli? Nei corridoi? In uno o più appartamenti lasciati liberi? Nei garage sotterranei?

Chissà. Comunque le stime del team IIASA sono interessanti: sfruttando i grattacieli oggi presenti nel mondo (e ce ne sono anche di molto alti) si potrebbe ottenere un accumulo di energia tra i 30 e i 300 gigawattora. Per fare un paragone, giusto per capirci, sarebbe come avere una powerbank in grado di far funzionare per un mese l’intera città di New York.

Ad oggi la transizione energetica vede il consolidarsi di un mercato che punta all’ “Off gride” ovvero abitazione assolutamente non inquinanti e sopratutto distaccate in modo completo dalla rete elettrica, il che tuttavia non e’ possibile in modo indiscriminato a causa di vincoli e prescrizione politiche locali e nazionali. E’ possibile anche costruire con dei container in modo economico ed autonomo, alla luce di insegnamenti ad ufo presenti sul web ed in libreria per cui il futuro ecologico risulta tracciato. Rimane tuttavia una critica diffusa al comparto legislativo, relativa la richiesta di tecnologie di combustione ad idrogeno, che siano cosi’ totalmente innocue per l’ambiente, al poeto delle batterie elettriche che ad ogni modo comportano dei danni ambientali.

Ed alla luce della logica ecologista sono una dovizia gli imprenditori ed i privati che aborriscono prescrizioni palesi od implicite, a sborsare soldi per rimodulare i propri beni per non inficiare l’ambiente. Su questa falsa riga l’imprenditore partenopeo Dario Pellegrini, attivo nel settore dei pellami, lamenta la chiusura del proprio impianto a causa delle leggi ambientali che lo hanno costretto, negli anni precedenti, a spendere due milioni per trasformare gli impianti, ma in seguito le tasse crescenti e la concorrenza cinese a basso costo, gli hanno fatto optare per una vendita aziendale piu’ conveniente.

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