QUALCHE FOTO E IL MESSAGGIO-SINTESI DI PINO APRILE PER I 30 ANNI NEOBORBONICI. GRAZIE ai tanti amici che hanno festeggiato con noi il nostro “compleanno” (in primis i delegati ed il direttivo del nostro movimento), GRAZIE a TV e giornali per gli spazi (Rai, Mattino, Roma e altre testate), GRAZIE a Salvatore Lanza (impeccabile organizzatore) ed a Emilio Caserta (uomo-stampa), GRAZIE a Pino Aprile che ci ha mandato un bellissimo messaggio. Ecco il testo. Grazie (per le foto) a Ida Elia e Peppe Nuzzo.
“E trent’anni dopo, può capitare si debba riconoscere che, a volte, vince quello con la fionda…https://instagram.com/where_fashion_is_art?igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA==
I trombettieri di regime hanno a disposizione tutte le grandi reti televisive nazionali e locali, pubbliche e private, i giornali, le cattedre universitarie di storia ed il controllo ministeriale dei programmi scolastici. Eppure hanno perso. Lo ammettono ormai pubblicamente, dai Galli Della Loggia ai Cazzullo, senza spiegarsi, però, perché non sia più ritenuto credibile il loro favolistico racconto di come è stato (dis)unito questo Paese, sotto un’unica bandiera ma spezzato in due, fra chi prende quello che è di tutti e chi viene derubato di quello che è suo, per diritto costituzionale.
E, invece di farsi vere domande e cercare vere risposte, risolvono con la creazione di un mostro collettivo: “I neoborbonici”. E tali sarebbero tutti coloro che non sono sabaudisti appiattiti su una vulgata che non sta più in piedi manco con le stampelle del volenteroso personale di servizio locale e colonizzato (per chiusura mentale o per interesse privato).
Questo dà l’idea del potere culturale e della portata storica della vittoria dei neoborbonici propriamente detti o tali per altrui definizione (nella notte di certe menti chiuse, tutti i gatti sono grigi). Quando un professore vince, occupa una cattedra; quando un politicante vince, ottiene un incarico; quando un giornalista vince, cresce di stipendio o di grado. Quando i neoborbonici vincono, cosa prendono? Insulti, diffamazione, tradimento dei più vicini, frazionismo di chi fa la gara a chi è più puro o più furbo, esclusione dal dibattito pubblico, campagne denigratorie. Eppure, hanno vinto i neoborbonici. Perché? Non ho la presunzione di avere la risposta, ma delle ideuzze le ho. Provo a dire:
• il sentimento, il bisogno e la conoscenza della versione dei vinti ci sono sempre stati, come fiume carsico, nella storia di questi 160 e passa anni: dai Giacinto De Sivo agli Antonio Gramsci, ai Carlo Alianello, Angelo Manna, Nicola Zitara. Era mancata la creazione di una struttura, con un progetto specifico. Ovvero una rete che tenesse insieme i tanti che condividono un principio e mirano allo stesso fine. Quando questo accade, è come se si stendesse uno scheletro, attorno al quale si forma un corpo sociale, con iniziative, incontri, scontri…: una cosa viva. Pazzaglia e De Crescenzo buttarono il seme, trent’anni fa. E se non è sorto un albero, ma un bosco, vuol dire che l’humus aspettava solo di poter dare i suoi frutti;
• i vincitori hanno tutte le armi per la comunicazione di potere e per imporre il loro racconto. La versione dei vinti passa per l’arte: le canzoni, i romanzi, il sentimento, la memoria, il recupero di esperienze e vicende sepolte che restituiscono orgoglio, coscienza di sé. Qualcuno rideva, ironizzava, faceva le spallucce per le sfilate dei fucilieri del capitano Romano, i primati borbonici ripescati e riproposti da De Crescenzo ed altri. Quando si sono accorti del potere comunicativo di queste azioni, era ormai tardi;https://instagram.com/where_fashion_is_art?igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA==
• ma l’errore più grande dei chiusi custodi della vulgata sabauda è stato usare come insulto il termine neoborbonico. In fondo, è quello che si è sempre fatto con “borbonico”, c’è solo un neo in più… Così, chiunque non fosse simil-Cazzullo, veniva e viene equiparato ai neoborbonici. I quali sono degli iscritti ad una associazione culturale, tanti o pochi, dipende dai punti di vista. E sono stati incredibilmente moltiplicati da quell’intenzione denigratoria (più o meno come Berlusconi che chiamava comunisti tutti quelli a sinistra di Lega e Forza Italia): i neoborbonici sono divenuti decine, centinaia di migliaia (nelle casse dell’associazione, però, non ci sono quei versamenti…) e sono apparsi quale potere di massa, una categoria presente ed influente ovunque. Insomma, la maldestra azione contro i neoborbonici li ha fatti diventare, nell’opinione comune, quello che i neoborbonici volevano (e vorrebbero) diventare: popolo.
La paura del fenomeno ha ingigantito le orde terroniche dei neoborbonici agli occhi dei loro disistimatori. Che si sono sconfitti da soli, se vogliamo. Buon compleanno, gentaglia! E grazie. Un abbraccio, Genna’.
PINO APRILE