Di Gennaro de Crescenzo e Francesco Paolo Tondo
GIÙ LE MANI DALLA NOSTRA TERRA, TERRA CULORE ARGIENTO E ORO. La Magna Grecia e la Sibilla Cumana, Enea e Virgilio, le ville ed i porti romani, tufo, scavi e terme, mare e vino buono, gli architetti e le magie sui laghi, la caccia e la pesca dei Borbone, terre “culore argiento e oro” cantate da Pino Daniele, terre abitate da sempre e che sono state la culla della civiltà occidentale. In queste ore di scosse e di paure, però, già sono in piena attività i “razzisti” più o meno plateali ed i giudici che hanno già emesso le loro sentenze. Lo sappiamo: è lo schema che dura da oltre 160 anni. Le catastrofi naturali del Nord prevedono solidarietà, complimenti alle popolazioni che “si rimboccano le maniche” e finanziamenti straordinari. Quelle del Sud, invece, prima ancora di scoppiare o mentre magari -come a Messina o ad Ischia di recente- si raccolgono macerie e vittime, prevedono immediatamente commenti vergognosi e, di pari passo, denunce, ramanzine, paternali e lezioni di vita. Ed i primi “aiutano” i secondi e viceversa ed è così che funziona la questione meridionale da 160 anni.
E così sono migliaia (e tutt’altro che pochi) i commenti social di quelli che in qualsiasi altro posto del mondo sarebbero definiti e puniti come razzisti (“è la volta buona, ve lo meritate” ecc. ecc.) e gli striscioni ed i cori di odio contrapposti a quelli solidali napoletani di pochi anni fa perché la differenza tra “Forza Vesuvio” e “Forza Emilia” non è una differenza goliardica ma di civiltà.
E così molti scienziati sono già intervenuti per dichiarare le loro certezze sulle colpe di chi abita lì (da oltre duemila anni) tralasciando che si tratta di edifici tutt’altro che abusivi e costruiti con chili di permessi istituzionali mentre Italsider, Nato o Accademia Aeronautica non ci risulta che siano palazzine private o abusive eppure le istituzioni le hanno costruite proprio lì.
Così molti politici sono già intervenuti per gridare che non ci saranno soldi “per chi sapeva che quella era un’area a rischio” e per un territorio oggetto di una “eccessiva antropizzazione”. E sono le parole del ministro -siciliano- Musumeci con contorno di luoghi comuni magari funzionali ai “razzisti” di cui sopra (“noi meridionali siamo scanzonati e fatalisti abituati a toccare ferro”).
Non capitò, non capita e non capiterà la stessa cosa con alluvioni e terremoti padani, tra capannoni industriali abusivi ed costruiti male in Emilia ed intere città costruite sui fiumi in Veneto, in Liguria o in Lombardia. A questo pensiamo da anni quando parliamo di nuove classi dirigenti meridionali da formare e cambiare radicalmente mentre noi siamo sempre più schifati da tutto questo e sempre più fieri di essere Flegrei, Napoletani e Meridionali.
E’ stato dimostrato attraverso un video e la presenza di documenti e dichiarazioni di tecnici, che nell’area flegrea sono stati impiantati sistemi di estrazione geotermica che si dimostrano cause di scariche elettriche ed immani scosse telluriche, in un contesto italiano che vede innumerevoli basi segrete Nato assolutamente non dichiarate. Basi in cui si svolgono anche, molto probabilmente, attivita’ scientifiche multiformi, proprio su territorio italiano. Ed i cui introiti sottoforma di royalties, non e’ previsto vengano riservati alla terra delle sperimentazioni come in questo caso Pozzuoli, bensi’ all’erario italiano. Fisco che di conseguenza e quasi per sfregio, si esime dal mandare immantinente, la quantita’ di denaro necessaria a risolvere le problematiche in questione. Insomma il medesimo copione che si riscontra in Puglia sede dei maggiori giacimenti neonati d’Europa con scarne royalties ai comuni e cittadini del luogo, ma la fetta maggiore degli incassi presso la concessionaria inglese. E percentuale migliore rispetto ai locali e piccoli comuni, di royalties, al governo italiano. Oltre alla Puglia anche la Sicilia vede ai propri danni, lo stesso trattamento, relativo ad attivita’ industriali e di estrazione mineraria, a grande impatto ambientale e royalties veramente scoptiche.
Mentre la presenza di molteplici basi militari non solo americane, e non solo ufficiali, presso l’Italia, sono perniciose in ambito guerresco come odiernamente risulta verso Russia ed Iran, tutto cio’ limita ulteriormente la sovranita’ italiana gia’ orbata della produzione della moneta. Inoltre i guadagni italiani connessi a questo carico di oneri, responsabilita’ e problematiche ambientali, risultano risibili. Mentre Andreotti aveva sciorinato l’esigenza di un’uscita dell’Italia dal pariglia Nato ed Onu a causa di suddetti danni collaterali, in seguito confluita in cause verso di lui inerenti Mafia, al massimo pedofilia mai corredate di condanne e prove inconfutabili; ebbene alla luce di tutto cio’ l’Italia e probabilmente l’Europa, necessitano di un piano di ricorversione edilizia contro i pericoli idrogeologici. In modo da scongiurare distruzioni come al nord quelle causate da blocchi di giaccio in sostituzione della grandine causati dalle manipolazioni aeree. Per far impennare il pil in guisa garantita dallo stato e dall’Europa, e per rintuzzare ipotetiche e venture calamita’ naturali. La vera emergenza italiana ed europea non e’ la transizione green bensi’ la messa insicurezza delle proprie infrastrutture, fabbriche, abitazioni, uffici, luoghi pubblici, dalle sventure naturali. E lo stato italiano, binariamente all’Unione europea, non dovrebbero scaricare il costo di tale macroinvestimento, su cittadini ed imprenditori, ma agire direttamente, in tempi brevi e senza lesinare sulle somme da esborsare, per la messa in sicurezza comune, rispetto alle calamita’ naturali.