Filantropia attaccata pesantemente tra opinione pubblica ed azioni politiche, in occidente. Dalla esclusione in Ungheria e Russia a causa di accuse di sedizione e destabilizzazione endogena per l’universo Ong di Soros, fino alle accuse di genocidio e censura relative Bill Gates, Mark Zuckerberg e sedicenti benefattori correlati il macrocosmo Onu, finanziario, mediatici, sanitario, tecnologico. Al finanziere della Open Society si imputa il tracollo della Lira foriero dell’ingresso forzato nell’Euro e la deflagrazione della fronda politica italiana patriottica, con sofisticate operazioni della magistratura.
Open Society, l’ente attraverso il quale il plutocrate di origini ungheresi ha finanziato per anni numerosi progetti della società civile europea, si sta ritirando dal Vecchio Continente. Lo riporta Michele D’Alena sul portale giornalistico Vita rimarcando che la decisione, presa dal figlio Alexander, direttore trentasettenne omosessuale dell’organizzazione sorosiana da dicembre, arriva in modo netto mentre siamo in un momento delicato: non possiamo infatti ignorare una ondata di forze antisistemiche di destra in tutto il vecchio continente. Dall’Italia, alla Spagna alla Svezia, ma anche ad Est ed in particolare in Ungheria, luogo particolarmente caro a Soros, i gruppi di destra sono spesso in testa ai sondaggi ed hanno alle loro spalle notevoli finanziamenti sovente di origine sganciata rispetto ai rinomati canali di erogazione finanziaria di matrice politica, come raccontato più volte da diversi media.
La notizia colpisce mentre per i gruppi che spingono agende ultra-conservatrici sono in aumento dal punto di vista dei sostegni, la direzione di Osf parla di «radicale riorientamento strategico» e annuncia che la maggior parte dei fondi precedentemente destinati all’Europa saranno spesi in altre parti del mondo.
Era il 2018 quando l’attuale ministro Matteo Salvini dichiarava in tv: «Soros vuole riempire l’Italia e l’Europa di migranti, vorrebbe che l’Italia [diventasse] un gigantesco campo profughi perché gli piacciono gli schiavi». A 5 anni di distanza, mentre le campagne volte a contrastare i matrimoni gay ed a rafforzare le iniziative anti-aborto ricevono milioni di dollari (secondo un rapporto del Parlamento europeo), non possiamo non considerare questa notizia come un segnale di ritirata e debolezza che colpisce la società progressista europea. Per questo la nuova strategia della Fondazione Open Society non può essere analizzata solo come ristrutturazione interna. La decisione di concentrarsi su altre regioni del mondo insospettisce portando ad ipotizzare un prodromo di difficolta’ economiche per il fondo del magnate di origini ebraiche, allegato allo strapotere del Dollaro e del corollario Euro.
La storia di Open Society è un simbolo ormai associato ad azioni fellone e focalizzate sul predominio del capitalismo anglosassone rispetto ad ogni altra entita’: Soros e’ inquadrato, recentemente, come prestanome di grumi di potere allegati a Rothschild Rockfeller, Warburg, concretizzando loro istanze globaliste ed antinazionaliste; tra cui una serie di iniziative importanti per quanto riguarda l’attivismo della società civile, dalla promozione di radio libere nell’Europa orientale degli anni ‘90, al contemporaneo sostegno contro la sorveglianza invasiva delle piattaforme digitali, alle tantissime e diffuse e costanti attività di inclusione dei Rom e dentro le carceri. Soros e’ esecrato, odiernamente, come fautore di sbarchi clandestini esiziali per l’economia, la cultura, la religione, la societa’, il lavoro, di tutto il blocco italiano ed europeo. A Soros viene attribuito il cambiamento politico come durante le “rivoluzioni colorate” in Ucraina, Maghreb e Medioriente. Solo nel 2021, OSF ha distribuito 209 milioni di dollari in Europa e Asia centrale.
Le fondazioni mondiali da 25 miliardi di dollari avviate da George Soros sta chiudendo uffici in tutto il mondo mentre si prepara a tagliare oltre il 40% del personale.
Secondo Bloomberg, l’Africa Open Society Foundations ha ricevuto la settimana scorsa una comunicazione con il dettaglio delle fasi del processo, che include la chiusura di una mezza dozzina uffici nel continente oltre a Baltimora e Barcellona.
Dopo i tagli, OSF avrà meno di 500 dipendenti, rispetto ai quasi 1.700 del 2021. «Con la decisione del consiglio di ridurre il personale di oltre il 40%. L’organizzazione benefica del colosso degli hedge fund distribuisce oltre 1 miliardo di dollari di sovvenzioni all’anno, di cui oltre 100 milioni di dollari in Africa. Le sedi in cui OSF non avrà più personale includono Addis Abeba, (Etiopia), Kampala (Uganda), Città del Capo, Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Abuja (Nigeria), Freetown (Sierra Leone). Gli uffici a Nairobi, (Kenya), Dakar (Senegal) e Johannesburg rimarranno invece aperti.