Scherno e disservizi ai disabili: parla il campione

Di Rita Lazzaro

Sono tanti, troppi i bambini che versano in una condizione di disabilità e abbandonati dalle istituzioni. Di conseguenza  le famiglie anziché avvalersi di uno stato sociale si ritrovano in una vera e propria trincea per far rispettare diritti che spettano loro in maniera perentoria.Gaia, 11 anni, da due anni non può andare a scuola.Tutto questo perché senza un infermiere non può andare a scuola. La situazione è paradossale perché per legge Gaia ha l’obbligo scolastico ma senza infermiere le viene impedito l’accesso a scuola. Tutto ha inizio a Torrimpietra, Comune di Fiumicino, provincia di Roma, a pochi chilometri dal Parlamento italiano. Per legge Gaia dovrebbe avere un infermiere per 14 ore al giorno. Condizionale più che dovuto visto che questo diritto è rimasto riconosciuto solo sulla carta in quanto mai applicato- almeno così è stato per questi ultimi due anni quando finalmente Gaia torna a scuola supportata e seguita da un’infermiera-.

Le ingiustizie in Italia verso gli alunni disabili non si limitano solo a un un servizio inefficace e inefficiente ma anche da parte del corpo docente si riscontrano disservizi verso bambini con mobilità ridotta:come successo a  Roma, dove le maestre hanno preso  in giro un bimbo autistico in una chat whatsapp. Non lo volevano in classe, le docenti, che scrivevano messaggi come “Domani ci tocca lui, dobbiamo aiutarci l’un con l’altra” ed erano “Felicissime quando ha contratto il Coronavirus, sempre leggendo quello che si scrivevano; c’era chi pubblicava emoticon con il sorriso ed erano contente di andare al lavoro perché mio figlio non era presente”.

Cosa ancor più grave, il ragazzo non ha più voluto tornare a scuola dopo queste vessazioni ma ad aprile, in seguito a questa triste vicenda e ad un periodo trascorso a casa, il piccolo è finalmente tornato a scuola, ma non in quella che frequentava.

Bambini disabili abbandonati con le loro famiglie, a volte anche derisi.

1)Come si è potuti arrivare a questo punto? Di conseguenza quali sono i problemi da estirpare da subito e quali invece richiedono più tempo, fatica e impegno senza però renderli impossibili? A queste ed alle prossime domande risponderà Donato Grande, atleta paralimpico di powerchair football e delegato regionale per la regione puglia della Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport.

“Io credo che ultimamente stiamo vivendo una situazione sempre più marcata di assenza di umanità tra le persone, ogni giorno nella cronaca sono raccontati eventi di abusi e soprusi avvenuti nei confronti dei più deboli come anziani, disabili, bambini/e, donne.  Pertanto, a mio avviso è importante dare voce a questi soprusi creando indignazione popolare. E’ poi fondamentale che ci siano sempre più corsi di formazione strutturati all’assistenza di vario tipo di bambini/e e adulti con disabilità; servono strumenti e risorse affinché siano sempre garantite le pari opportunità, che sono l’unico strumento che a mio parere consente l’abbattimento di stupidi pregiudizi; serve maggior empatia ed umanità nei confronti dei più fragili”.

2) E le famiglie? Quali sono gli errori commessi nei loro confronti e con tanto di recidiva e quali le soluzioni per rimuoverli?

“Le famiglie molto spesso sono lasciate sole a combattere non soltanto contro la patologia del familiare con disabilità, ma anche contro l’enorme e molto spesso inutile burocrazia italiana: sono convinto che molto spesso questo secondo fattore incida maggiormente sulla qualità di vita delle famiglie, rispetto alla patologia a cui è portatore il familiare con disabilità. A mio avviso è necessario snellire la burocrazia con soluzioni e supporti certi, rapidi e semplici da ottenere, alcuni anche in modo permanente; invece, molto spesso si ritrovano le famiglie a presentare anche in un anno la stessa domanda per ottenere lo stesso sussidio, prestazione o diritto, tutto ciò è inaccettabile!”

3) Lei è un grande sportivo, come e quanto aiuta lo sport per chi vive la disabilità ? E a tal proposito cosa dovrebbero fare stato e famiglie a riguardo?

“Lo sport mi ha cambiato la vita, esso aiuta a migliorarsi continuamente sia a livello fisico che psicologico; consente di ridurre lo stress psicofisico ricaricando mente e corpo, aumenta la socializzazione. Lo sport mi fa sentire vivo.

Lo stato dovrebbe supportare maggiormente lo sport paralimpico con maggiori finanziamenti per l’acquisto degli ausili sportivi paralimpici, che molto spesso hanno un costo molto elevato che crea una barriera all’avviamento allo sport. Inoltre, molto spesso non ci sono i luoghi sportivi adeguati agli sport paralimpici. Ad esempio, io pratico uno sport per persone con disabilità motorie molto gravi, che si pratica nei palazzetti sportivi. Nei mesi freddi soffriamo molto le basse temperature che ci limitano molto nei movimenti e nello svolgimento di un efficace prestazione sportiva, pertanto, per noi è indispensabile avere dei palazzetti sportivi riscaldati che purtroppo, sono quasi impossibili da trovare”.

4) Quali sono i consigli che si sente di dare per vivere la disabilità nel modo più sereno possibile non solo al diretto interessato ma anche alla famiglia?

“La disabilità è una condizione che con l’aumento dell’età delle persone è sempre più presente. La disabilità colpisce tutti indistintamente e pertanto bisogna saperla accogliere, con amore e serenità. L’errore più grande che si potrebbe fare è quello di credere che la propria vita sia finita. Bisogna sapersi reinventare, la vita è sempre un continuo cambiamento e anche con una disabilità si può e si deve vivere una vita normale, scoprendo nuovi piaceri, nuove bellezze, nuove scoperte, nuovi hobby, e ahimè anche nuove sofferenze, considerando che si è sempre una Persona come tutte e tutti, che si hanno sì diritti ma anche e doveri, si ha la propria dignità da salvaguardare sempre, si hanno le proprie forze da valorizzare e le proprie debolezze da tutelare. La persona con disabilità è una persona. Ha il diritto di amarsi e coccolarsi, ha la capacità di amare, ha il dovere di rispettare gli altri e ha il diritto di farsi rispettare, come tutti”.

“L’ Italia non è un Paese per giovani. La nostra società nel tempo si è sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si autoescludono dal circuito formativo e lavorativo, così come della crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità”. Queste sono le parole sostenute dal premier nel discorso alla Camera.

5)Sulla base di queste, cosa si aspetta dal governo Meloni per la difesa dei più fragili?

“Auspico possa avvenire a breve una riforma seria e strutturata a supporto reale ed efficace delle persone non autosufficienti, che ad oggi sono totalmente a carico assistenziale delle proprie famiglie, anche quando essa è formata da sole due persone (persona non autosufficiente e genitore anziano che fa da caregiver). Questo a mio avviso, è un grave problema nazionale che auspico possa essere molto presto preso in carico dalle istituzioni come una vera è propria emergenza”.

“Una riforma seria e strutturata a supporto reale ed efficace delle persone non autosufficienti, che ad oggi sono totalmente a carico assistenziale delle proprie famiglie”.

Parole che sanno di sconfitta sociale, soprattutto se dette in uno Stato la cui Costituzione è in difesa delle fasce più deboli, almeno così è scritto e, a quanto pare, tale è rimasto.

Lascia il tuo commento
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail