Riserva monetaria e accordi

Le banche privatizzate dal novecento detengono il potere assolutistico che si esprime in ogni campo. Oggi come da circa trecento anni il potere politico ed industriale nel mondo, e’ delegato ad una masnada di trecento banchieri che ultimamente agiscono in modo sommamente anticostituzionale. Con la legittimizzazione della Fed sottoforma di istituto di emissione monetaria pubblico ma in guisa di conglomerato privatistico, un deputato dell’epoca defini’ tale operazione come un mezzo per creare crisi artificialmente. Ed effettivamente per l’intero secolo scorso il dollaro ha sgretolato oltre il 90% del proprio valore. Medesimo discorso della Fed vale per l’omologa Bce dalla identica proprieta’ che innalza Draghi sullo scranno apicale della politica ed economia italiane.

Le banche decuplicano i propri depositi fisici di cui prestano i nove decimi in un gioco che ne ricava i nove decimi di guadagno su un decimo di presito. Tale pratica e’ giudicata illecita dalla Costituzione italiana, la quale e’ annichilita in favore della decrescita delle banche popolari, ossia pubbliche, che per legge sono obbligate a possedere ingenti capitali, ma che a differenza delle banche private non possono racimolare per mezzo delle speculazioni finanziarie.

Il debito pubblico e privato mondiale, dal punto di vista aggregato, ammonta al triplo del pil globale annuo per cui e’ impossibile da estinguere. Solo che oggi il denaro non e’ piu’ agganciato all’oro per cui i debiti possono elidersi senza nocumenti macroeconomici.

La crisi mondiale e’ sistemica ed insuperabile con i parametri di Maastricht, e senza garanzia pubblica sui titoli di stato invenduti e limiti alla finanza speculativa si entrera’ in una irreversibile spirale di autodistruzione.

Un accordo tra banche, imprese e lavoratori dovrebbe tangere la quantita’ di prestiti in base al patrimonio, del cento per cento il valore materiale, alla stessa stregua di quanto concesso alle banche; inoltre e’ opportuno fornire interessi sempre al di sotto del 2% con emissione monetaria a suffragio di mancanza di liquidita’ per privati ed aziende di ogni sorta.

Il debito pubblico italiano, come asserisce l’esimio professore Marco Bersani , e’ di 2200 miliardi, i cui interessi pagati sono 3100 miliardi, senza che il debito sia calato.
Secondo prezzolati economisti televisivi il rapporto deficit/pil di un paese virtuoso, sull’egida europea, e’ del 60% del Pil: oggi il Bel Paese fronteggia un debito pubblico del 130% del pil per cui e’ considerato fallimentare. Di conseguenza si rimarca la menzogna dell’impossibilita’ di migliorare i servizi, aiutare le imprese, i lavoratori, recidere le gabelle, per mancanza di soldi.
Ogni anno il bilancio statale e’ in attivo tranne nel 2009 con la mastodontica crisi che ha causato un meno uno per cento di introiti pubblici. Le tasse non fanno pagare servizi o pensioni bensi’ vengono erose per riscuotere interessi sul debito pubblico.
Fino al 1981 il rapporto italiano deficit/pil era del 58% ma fu fatto in modo illecito, eludendo il parlamento, un divorzio tra banca d’Italia e ministero del tesoro per cui il debito italiano non viene piu’ garantito da una banca pubblica che ne elide interessi e limita l’aumento. In tal modo il debito italiano e’ triplicato in dieci anni. Draghi fu uno degli artefici di tale iattura.
Il debito privato italiano e’ ancora tra i piu’ bassi d’Europa dunque si deduce l’attacco finanziario a lavoro, imprese, lavoratori e politica, che teme, la plutocrazia che fomenta tale attacco, il potere italiano in grado di sgretolare ogni debito pubblico e privato.
In seguito al divorzio tra banca d’Italia e ministero del tesoro i titoli pubblici con cui si pagano servizi, salari, pensioni, investimenti pubblici ed ausilio alle imprese sono offerti a fondi speculativi e banche commerciali forestiere che in cambio richiedono interessi alti e che devono comprare tutti i titoli anziche’ lasciare che la Banca d’Italia ricompri quelli invenduti annullando interessi ed aumento di debiti. Debito pubblico italiano illegale e dunque abrogabile. Lo stato si puo’ facilmente autofinanziare oppure ammortare i debiti offrendoli ai propri correntisti con i medesimi interessi pagati ai finanzieri. Mai credere alla mancanza di soldi dello stato ergo dei comuni. Nonostante imprese e professionisti abbiano pagato 3100 miliardi di interessi sul debito pubblico esso e’ rimasto a 2200 miliardi e per iniziare a diminuirlo con i criteri attuali l’Italia dovrebbe crescere del 4% per i prossimi cento anni. Unica soluzione e’ sovranita’ monetaria, finanziaria e valutaria.

Draghi e’ il migliore banchiere sulla piazza che pero’ plasma la sua politica sui vincoli di bilancio che reclamano cesure illegali a pensioni, emolumenti, investimenti pubblici e privatizzazioni teleologiche agli utili di bilancio. Tuttavia adottare criteri microeconomici alla macroeconomia e’ definito erroneo da pletore di economisti come Alberto Micalizzi estremamente seguiti sui social e dai successi professionali e fatturati aziendali superni.

Lascia il tuo commento
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail