Il falso mito che prescrive di rendere l’Italia attrattiva per gli investimenti forestieri, ha finora procurato dei nocumenti smisurati per i cittadini; cosi’ il costo del lavoro e’ calato drasticamente comportando una precarieta’ crescente e salari decrescenti, a scapito dei lavoratori ed indirettamente imprenditori italiani. Con recisioni agli emolumenti come fatto negli ultimi anni, gli imprenditori italiani hanno assistito ad una riduzione degli introiti proveniente da acquirenti italiani, mentre le multinazionali macinavano profitti a iosa con la deflagrazione dei propri concorrenti piccoli in Italia; infine le multinazioni ovviano oggi come ieri, al calo di vendite in Italia con cosumatori forestieri dovuti alla globalizzazione. Gli italiani cosi’ comprano meno, si impoveriscono, le piccole e medie imprese che vedono un calo di vendite si rimpiccioliscono o chiudono e la pressione fiscale si innalza per sostenere imprenditori ed impiegati sul lastrico a causa della decrescita del mercato. Ancora le gabelle relative l’Iva, a sostegno dello stato e delle istituzioni locali si recidono per la scarsita’ crescente di consumi e dunque si fa ricorso a prestiti stranieri pagando interessi alti, al fine di non atterrare l’economia. Tali prestiti finanziari costuiscono aumenti di tasse, minori investimenti pubblici e pagamenti inferiori ad imprese italiane, da parte dello stato e da acquirenti in calo. 

Il fatto che i debiti italiani odierni siano originati anche dalla diceria per cui e’ opportuno tagliare i costi per competere con la Cina, e’ una controproducente castroneria che alimenta crisi e indigenza; ma sopratutto non si puo’ invertire tale tendenza per la proibizione allo stato, di emettere moneta bancaria-banconota- e moneta statale-statonota-, con cui alimentare il mercato mediante una diminuzione di imposte, un’immissione e sostegno pubblico nelle aziende malandate, e un implementazione del lavoro e degli acquisti con investimenti infrastrutturali ed abbattimento di interessi oriundi sui debiti potendo emettere infinitamente la moneta necessaria. Il futuro preconizza una globalizzazione regolata per non recidere i diritti costituzionali dell’Italia ma sopratutto il pagamento totale con la liquidazione che poco costa, dei debiti italiani esteri. Cio’ sarebbe possibile per mezzo del ritorno alla sovranita’ mometaria con la ripresa della Banca centrale, o con l’affiancamento all’euro di una moneta a mera circolazione italiana, oppure offrendo titoli pubblici garantiti e con un interesse appetibile, solo ai correntisti italiani, possessori della maggiore liqudita’ al mondo dopo il Giappone, triplice rispetto al debito pubblico, ed in grado, secondo Guido Grossi, di far crescere l’Italia a doppia cifra.

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