Ieri si è tenuta la riunione del Consiglio comunale di Napoli. Affinchè le nostre denunce non rimangano parole al vento, negli interventi la consigliera Clemente ha preteso ripartire da alcuni elementi che la fazione piu’ sinistrorsa del municipio partenopeo ha già denunciato nella scorsa seduta e che ancora non hanno trovato una valida risposta istituzionale.
Avevano denunciato, gli epigoni del partito afferente l’ex primo cittadino De Magistris, l’immobilismo in merito alla questione dei crolli che hanno colpito il cimitero di Poggioreale. Una notizia che non leggiamo più sui giornali, che forse non interessa più a nessuno, ma che ancora oggi, a distanza di due mesi da quei fatti, fa riscontrare un nulla di fatto per la risoluzione della situazione. Si parla di centinaia di famiglie colpite dalla vicenda, che la Clemente ricorda con chiarezza: dal giorno del crollo sono esposte alle intemperie decine di salme, sotto cumuli di detriti. Una situazione abominevole, che è rimasta immutata.
Qualcuno forse ha dimenticato qual è lo stato delle cose in quei luoghi, di certo non i familiari dei defunti che ce lo ricordano con uno striscione che è stato affisso affianco l’ingresso del cimitero e che dice così: “Per voi si tratta solo di morti, per noi sono il passato, il nostro essere, i nostri affetti più cari… Esigiamo rispetto!!!”
Sempre in quell’ultimo Consiglio Comunale, tenutosi un mese fa, si denunciava l’immobilismo della politica cittadina “perché a quasi 4 mesi dalle elezioni cittadine non erano ancora stati nominati gli assessori delle municipalità, per quelli che sembravano essere problemi sulla spartizione delle poltrone, che tenevano immobili i lavori dei quartieri”.
Di mesi adesso ne sono passati 5, ma lo stato delle cose è precisamente lo stesso e cioè: IL NULLA ASSOLUTO.
5 mesi per nominare gli assessori sono 5 mesi persi, bruciati, di nulla di fatto. La maggioranza raffazzonata che si è presentata alle elezioni comunali, dove dentro è stato gettato di tutto per raccogliere un ampio consenso, ha creato un ingorgo di interessi apparentemente impossibile da sbrogliare, afferma la di nuovo eletta Alessandra Clemente. Cosa hanno intenzione di fare i nostri amministratori per sbloccare questa situazione? Provoca la giovane pupilla di de Magistris vittima, per la dipartita della madre, di un omicidio di camorra.
E’ arrivato il momento di dare dei tempi certi. La formazione politica antitetica al quasi approvato Fiscal Compact per Napoli, pretende una risposta precisa su questa tematica che è diventata insopportabile. Stanno deliberatamente bloccando i lavori delle municipalità per interessi politici ed è un atto grave. Infierisce la consigliera classe ’87.
Voltando pagina, e’ portata in Consiglio una variegata visione sulla questione movida, sempre più sentita dalla cittadinanza. Ci siamo lasciati alle spalle il week end, il primo dall’entrata in vigore della nuova ordinanza in materia.
Tiriamo brevemente le somme di questo fine settimana: strade piene, assembramenti, un quattordicenne pestato con un tirapugni da un coetaneo, comitati di quartiere in rivolta. Cosa è cambiato quindi grazie all’ordinanza sindacale? Nulla, se non che adesso i proprietari dei bar devono chiudere prima.
“Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, anche alla luce di quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni: imporre una chiusura anticipata alle attività che vivono grazie al commercio notturno non è il modo per risolvere il problema del mancato controllo delle strade napoletane. Per mesi si è tentato di sovrapporre il tema della regolamentazione della movida con quello dell’escalation della violenza specie nelle tarde ore della serata”. Ribatte in assemblea Alessandra Clemente
“É una identificazione strumentale, che condanna gli esercenti che lavorano in maniera onesta, rispettano le regole esistenti e contribuisono a creare lavoro e ricchezza in città”. Dice in coro la sua controparte politica.
Individuare negli operatori commerciali un nemico del vivere civile è la dimostrazione che è più facile imporre limitazioni per tutti, piuttosto che cercare di governare il fenomeno della movida condannando chi non rispetta le regole.
Se le strade di notte non sono sicure, se le piazze sono lasciate a loro stesse, se i mal intenzionati sono liberi di agire indisturbati appena dopo la mezzanotte non è certo colpa dei ristoratori, che anzi permettono alle nostre città di non “spegnersi” con il calare della sera, ma di chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole e la sicurezza.
Il ruolo delle istituzioni non può limitarsi a imporre delle limitazioni, nè tantomeno a tentare di “rieducare” la popolazione cittadina, volendo utilizzare l’agghiacciante formula utilizzata nel testo dell’ordinanza per Napoli. L’istituzione deve mettere nelle condizioni cittadini ed esercenti di trascorrere le notti in modo sicuro: questo si fa tramite il controllo dei territori.
Per questo motivo Clemente propone un piano di azioni alternative che possa concretamente tutelare nelle ore notturne i napoletani, a partire da quelli maggiormente esposti ai rischi, i minori. Chiedono :”Che si parta da un maggiore controllo dei territori da parte delle forze dell’ordine; che venga istituito un tavolo di confronto con gli esercenti;di rimettere mano al regolamento delle licenze e prevedere il ritiro per chi somministra alcolici a minori di anni 14 e la chiusura per 30 giorni a chi somministra alcol a giovani tra i 14 e 18 anni; che vengano fatte verifiche a campione sulla qualità dell’alcol somministrato, avendo ricevuto diverse segnalazioni di locali dove vengono “travasati” gli alcolici con prodotti di qualità scadente; che sia predisposto un programma a sostegno dei minori che vivono una città priva di luoghi di aggregazione e attività a loro misura.