Pino Aprile ed il “ministero delle colonie”

di Pino Aprile

Ma le avete ascoltate le sue (per ora) ultime baggianate sulla Autonomia differenziata?
La persona più inadeguata, nel momento peggiore, con l’incarico più delicato: Mara Carfagna alla guida (e chi guida lei?) del ministero sulla carta per il Sud, di fatto contro. Che fosse una tragedia per il Mezzogiorno averla lì, sprovveduta e disponibile alla negazione dei diritti dei terroni, era chiaro dall’inizio (e chiarissimo a chi, proprio per questo, ce l’ha messa); ma lei ama stupire mostrando che ha del genio proprio e non solo di riflesso, e non è vero che sa soltanto far male, per allineamento succube con i nemici storici del Sud, no lei può e sa strafare pure peggio, per eccesso di adesione ai desiderata dei committenti, o per eccesso di incompetenza, tanto da non rendersi neanche conto di quanto le conseguenze del suo dannoso agitarsi in campo a lei ignoto, peseranno nella vita dei meridionali e sulle pagine dei libri di storia.

L’analisi delle incredibili cosine che ha letto in Parlamento, su un tema che rischia di spezzare in due il Paese (e verrebbe da dire, a questo punto: magari!!! Almeno non avremmo più un ministero delle Colonie e lei a umiliare il Mezzogiorno con la sua presenza), meriterebbe ben più di due o tre osservazioni su colossali contraddizioni e incoerenza. Ma sarebbe tempo perso e, francamente, Mara Carfagna non lo merita. Ha persino stuprato la frase più citata di don Lorenzo Milani (povero prete, l’avesse immaginato, avrebbe fatto il voto del silenzio), sulla massima ingiustizia, che è dividere in parti uguali, fra disuguali. E lei usa quella frase per giustificare l’approvazione dell’Autonomia differenziata, ovvero,

approfittando del fatto che don Milani è morto, fargli dire il contrario di quanto intendeva. Questo Paese fu unificato con massacri e saccheggi; poi, da 160 anni, con le risorse di tutti si arricchiscono alcune regioni, continuando a togliere alle più povere. Tali, perché impoverite: quando fu invaso il Sud per annetterlo al Regno di Sardegna (altri Paesi non sono nati meglio, ma son cresciuti meglio), il reddito pro-capite Nord-Sud era più o meno lo stesso (scarso), ma le disuguaglianze, se pur non di tantissimo, erano minori al Sud, come testimonia il coefficiente di Gini”.

Ci vollero 85 anni di ruberie a Sud e investimenti pubblici esclusivamente a Nord, o quasi, perché, nel 1946, per la prima volta nella storia, tutte le regioni del Mezzogiorno divenissero più povere di tutte quelle del Centro e del Nord. E poi si è fatto anche peggio. Così oggi in Lombardia circolano più treni che in tutte le regioni meridionali messe insieme e, mentre Matera non ha ancora la ferrovia (come tante altre zone del Sud), Lombardia, Veneto, Piemonte chiedono di avere l’hyperloop, treno da 1.200 km l’ora, con soldi del Pnrr (dati dall’Unione Europea all’Italia, per ridurre le disuguaglianze, investendo a Sud, non per aumentare il superfluo a Nord, con uso di sprechi e mazzette).

Questo modo di spendere (quasi tutto al Nord, quasi niente al Sud) è “la spesa storica”. Che, con l’Autonomia differenziata, verrebbe “superata”, dice la ministra (senza capire cosa dice; e se lo capisce, improbabile ma possibile, peggio mi sento).

Non sai se ridere o piangere, perché le Regioni già più favorite vogliono “superare” la spesa storica ma, ritenendola addirittura inferiore alle loro pretese, prendendo ancora di più, non di meno, come vuol farci credere la ministra per la rovina del Sud (sapete, ha per consulente un

entusiasta seguace di Luca Ricolfi, quello che accusa il Sud di “saccheggiare” il Nord, perché ha molti disoccupati e chi non lavora ha tanto tempo libero, che oggi ha valore, quindi, il Sud è ricco… Peccato che il tempo di chi non lavora non è libero, ma perso).

L’Autonomia differenziata è stata chiesta dalle Regioni rapinatrici delle risorse del Mezzogiorno (che siano tali, lo dimostrano l’ente di Stato Conti Pubblici Territoriali; il rapporto Eurispes: 870 miliardi destinati al Mezzogiorno e dirottati al Nord in 17 anni; la Svimez con i suoi studi, fior di docenti che si occupano solo di questo da mezzo secolo e più, e pure le istituzioni europee che poi rimproverano l’Italia. Ma la ministra risolve negando l’evidenza e, se serve “far vedere che”, chiama la House Ambrosetti, così fa contenti, per manifesta sudditanza, i suoi sponsor padani e la co-arcoriana “gemella diversa” Maria Stella Gelmini, la “leghista di Forza Italia”).

Per miseri interessi politici locali (gestire più competenze, per nominare più direttori, presidenti, consulenti e giù pe’ li rami, fra i loro clientes, portaborse ed elettori), persino qualche presidente regionale del Sud minaccia di aderire all’Autonomia differenziata, per rafforzare il potere personale, pur sapendo di far precipitare quel che resta del Mezzogiorno. Mentre parlamentari meridionali carfagni, invece di salire sulle barricate, tacciono allineati e coperti, o si esibiscono in acrobatiche arrampicature sugli specchi per fingere di opporsi all’Autonomia differenziata, mentre aprono le porte della città all’assediante, in cambio della promessa di una candidatura. È il loro modo di risolvere il problema del Mezzogiorno (il loro: la ciotoletta di caviale e un portaborse per stupire i paesani).

L’unica cosa certa, documentata, è che le Regioni prenditrici vogliono “superare la spesa storica”, perché persino insufficiente per i loro insaziabili appetiti. Nel vergognoso “patto” sottoscritto nel 2018 dal governo Gentiloni (Pd) e il Veneto, si “superava la spesa storica”, agganciando le rimesse statali al gettito fiscale della Regione, sino al 90 per cento delle tasse raccolte sul territorio. Ma di cosa parla la ministra, cosa dice, chi gliele scrive quelle insultanti sciocchezze? Con quale faccia si può propinare un tale cumulo di prese in giro (per tenerci bassi) a chi è ormai alla disperazione, per assenza di servizi, trasporti, presidi sanitari adeguati, lavoro e vede i figli andar via, la casa svuotarsi?

Sino a dire, con incosciente sprezzo del pericolo e del ridicolo, che con l’Autonomis differenziata, le disuguaglianze non aumenteranno. Ma davvero? Intanto, “superando” la spesa storica, si andrà verso il peggio di quel che c’è oggi, mentre andrebbe superata rendendola equa, ovvero

dando a tutti gli italiani la stessa quantità e qualità di servizi, gli stessi diritti costituzionali garantiti. Il che si ottiene facendo arrivare i treni dove non si sono ancora mai visti, e le autostrade, i ponti, i Centri di ricerca, le strutture sanitarie, non vietando alle grandi navi l’accesso ai porti migliori d’Italia, solo perché stanno al Sud…; invertendo, quindi, il criterio della spesa storica: di più a chi ha avuto meno e non a chi ha avuto sempre di più e ora vuole proprio tutto.

L’Autonomia differenziata (differente vuol dire: disuguale: sta pure scritto nel titolo, è dichiarato, ecchemarronn!) è per aumentare le disuguaglianze, fra Nord e Sud. Ma se, per assurdo, fosse vera l’insultante balla carfagnesca, secondo la quale le disuguaglianze Nord-Sud non aumenterebbero, il compito del ministro per il Sud è ridurle, non consolare i terroni negando l’innegabile, per tenerli buoni e fessi: vi trattano a pezza piedi, vi rubano 870 miliardi (che sono treni, asili, strade, ospedali, posti di lavoro) e ora anche quelli del Pnrr, ma vi garantisco che non vi schiferanno più di così! Capito? Sono stata brava? E su, dite “brava” alla inqualificabile ministra contro il Sud: non ci renderanno ancora più “disuguali” di quanto siamo, nel godimento (vabbè, si fa per dire) dei diritti. Garantisce lei, con il coro complice o vilmente muto di carfagni terroni in saldi di fine legislatura.

Il limite irrinunciabile della dignità è sempre più vicino: o equità o secessione.
La colonia si è rotta le palle.

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