Di Paolo Paoletti & redazione
OSIMHEN AL GALATASARAY IN PRESTITO SECCO: ADL RISPARMIA SOLO LO STIPENDIO, IL NIGERIANO POTRA’ ANDARE ALTROVE GIA’ A GENNAIO. OPZIONE DI RINNOVO FINO A GIUGNO 2027, CLAUSOLA TAGLIATA DELLA META’… TUTTI GLI ERRORI DI UNA STORIA RIDICOLA
Stavolta non c’è bisogno di attendere ufficialità: la farsa Osimhen si è conclusa, per adesso, nel peggiore dei modi:
- Osimhen ha evitato l’unica vera arma in mano a De Lurentis: restare fermo per un anno o alcuni mesi fino alla riapertura del mercato;
- Non va a giocare in Premier come avrebbe voluto o al Psg ma torna in campo ad alimentare la sua ascesa di vero goleador, di cui ha goduto il Napoli che ha vinto il terzo scudetto;
- Il suo ingaggio da 11 mln netti, resta garantito. Ottenendo dal Galatasaray la ‘promessa’ di essere ceduto già a gennaio ad uno dei 10 club da lui elencati, liberandosi quindi del campionato turco, cimitero di elefanti – Nazionale a parte – quanto la Saudi League.
- Lasciando a De Laurentis l’eventuale prolungamento del vincolo fino a giungo 2027, ha ottenuto di tagliare a poco più della metà la clausola di rescissione, fermamente voluta da ADL, da cui sono cominciati tutti i guai.
Cosa serve ancora per definire De Laurentis il vero sconfitto di questa ignobile vicenda?
Se il tutto doveva limitarsi a risparmiare lo stipendio per un anno o pochi mesi, tutti ne potevano uscire molto meglio. Sopratutto il cine-presidente, il quale per la rabbia dei tanti soldi offerti a Osimhen (40mln l’anno per 4 anni) ha mandato a quel paese i 65mln più bonus offerti dagli arabi. Con un danno non indifferente per il bilancio del Napoli.
Mi spiace che Conte non sia riuscito a far ragionare De Laurentis disponendo il reintegro, già ipotizzato dal numero 9 assegnato al nigeriano nella pre-lista per Lega-Figc, poi cambiata all’ultimo momento lasciando l’11 a Lukaku.
Anche Conte, stando alle indiscrezioni, era mal disposto verso Osi per l’intransigenza della posizione tenuta in ritiro e mai cambiata. Ma per capire l’accaduto è necessario ricordare 2 momenti di una storia squallida da ogni punto di vista. Persi Spalletti e Giuntoli, De Laurentis a dicembre 2023 prolunga il contratto dell’attaccante: il Napoli era ripartito malissimo, Garcia già licenziato, quindi serviva una botta di immagine. ADL gli raddoppia lo stipendio, che arriva fino a 11 mln netti per la richiesta di una clausola rescissoria da 130mln. Che come problema immediato a sovrapporsi a tutti gli altri già esistenti, provoca la spaccatura dello spogliatoio.
Calenda, manager del nigeriano, abbozza, forte della corte del Psg, fattosi avanti con una offerta da 150mln subito dopo lo scudetto e poi ancora – stimolato dal manager – con una seconda offerta un anno dopo da 220mln per Osimhen e Kvara.
De Laurentis avrebbe accettato di corsa ma Conte aveva già posto il veto assoluto per il georgiano bloccando ogni ipotesi.
La verità l’ha detta a Radio Sportiva Mauro Meluso, DS del Napoli uscente: “Osimhen andava venduto subito dopo lo scudetto”. Operazione che non fu finalizzata da ADL per paura della piazza inferocita che aveva dovuto già ingoiare gli addii scandalo di allenatore e ds scudetto. Tutti questi errori sono stati commessi solo da ADL, uno su tutti: non avere lo spessore, le amicizie, lo standing internazionale per capire anticipatamente che il PSG non sarebbe mai tornato sull’offerta dell’anno precedente se non trovando un tornaconto di alto livello tecnico (Osi e Kvara insieme).
Questi sono i fatti che determineranno per il bilancio 2024 del Napoli un pesante deficit, come mai nella storia dei 20 anni delaurentiani.
Ciò per l’incapacità di gestione del miglior giocatore azzurro, un mercato 2023 rivelatosi un disastro con 12 giocatori bocciati da Conte e la necessità di forti investimenti nel mercato 2024.
Chi legge può trarre le dovute conclusioni. Chi ci rimette, ancora una volta è il Napoli, ed i napoletani. A prescindere dal risultato finale di questa stagione.
Quest’è! Intanto gira un vocio entusiasmato tra molteplici tifosi, che correlano la pseudorisoluzione della spinosa questione del goleador nigeriano, allo sbarco in città dell’ex gloria Mertens, attualmente di base proprio al Galatasaray, indimenticato napoletano di adozione belga, che ha contribuito alla formazione del gradimento cittadino e di quello societario, da parte del compagno di nazionale Lukaku, che ha reciso il proprio stipendio ed accettato le condizioni di de Laurentis, pur di presenziare nella squadra della “capitale del sud”. Quel Mertens che pubblicamente ha rimarcato di aver acquistato una magione a Napoli e presso cui intende trasferirsi in un futuro sempre più prossimo; assieme al figlio Ciro ed alla moglie connazionale. Dunque la replica dei più sfegatati tra i tifosi, che esortano un incarico ben remunerato di Dries Mertens presso la societa’ calcio di de Laurentis. Nel frattempo quello da molti definito un sodale calcistico di Aurelio de Laurentis, ossia il presidente della Lazio on. Lotito, ha pubblicamente difeso la mossa del governo Meloni nello spalmare i debiti Inps e di gabelle affini afferenti la Serie A, in una decade invece che in un lustro come prescritto improvvisamente rispetto aqi precedenti accoordi decennali, aggiunge Lotito. E presso le telecamere Mediaset l’imprenditore romano che detiene la Lazio, rincara che i presidenti della Lega serie A, già versano oltre un miliardo di tasse, che a loro volta vengono proficuamente distribuite anche nelle serie cadette del sistema calcistico italiano. A tal proposito il sindaco di Benevento ed ex senatore Mastella, interpellato nello stesso programma in cui si è espresso Lotito, ha lodato il piano pro calcio della Meloni, che serve anche a rintuzzare le mire delle banche spedculative ed i fondi d’investimento oriundi che, di fatto, già detengono il controllo azionario e finanziario del calcio che conta in Europa, America, Inghilterra, Arabia Saudita e nell’Italia del nord: eccezion fatta PER LA JUVENTUS innestata sull’italiana ma bistrattata Exor della famiglia Agnelli.