di Rita Lazzaro
“Chiunque cagiona ad alcuno lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso e’ punito con la reclusione da otto a quattordici anni”.Questo è quanto previsto dall’ art 583 quinquies cp concernente il reato di “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”.Delitto introdotto nel 2019 col codice rosso al fine di contrastare il vitriolage usando la terminologia francese o volticidio . Un neologismo usato per indicare quella forma di violenza premeditata consistente nel gettare una sostanza corrosiva sul corpo di un’altra persona – per lo più sul volto – con l’intento di sfigurarla, mutilarla e torturarla. Un orrore di cui William Pezzullo è stato vittima nel 2012 provando sulla sua pelle e nell’ anima gli effetti devastanti di questo reato tanto vile quanto indegno. Una storia agghiacciante fatta di vita , morte e rinascita.La vita di un 26enne, che verrà radicalmente cambiata quel maledetto 12 settembre del 2012. Istanti in cui William dovrà dire addio alla sua vecchia vita, ritrovandosi per circa un mese in un letto d’ospedale tra bendaggi, gran parte di perdita della vista. In tutto questo sottoponendosi a più di 50 interventi. Più di una volta è stato dato per spacciato e ogni volta è rinato. Una vicenda agghiacciante di un amore malato ma anche di pregiudizi sociali, visto che nessuno fino al 2017 con le “Iene” e nel 2021 con “Amore Criminale” aveva raccontato di questo orrore.1)Perché?2)Forse perché la vittima è un uomo?3)Forse perchè oltre a dover combattere gli stereotipi di un maschilismo tossico, si devono superare anche quelli di un femminismo altrettanto tossico dove il carnefice è sempre e comunque il cosidetto maschio bianco ed etero?A queste domande e alle prossime risponderà l’avvocato di William Pezzullo: Fabiola Grosso. La stessa che nel suo libro ha denunciato, questo doppiopesismo tra vittime maschili e quelle in rosa.Un libro in cui parla proprio della storia di William ed il cui titolo già trasmette la ragion d’essere della lotta a un reato che sfregia il corpo e l’anima: “Se è amore non brucia”.”Esatto, si tratta di un reato che sfregia corpo e anima. Spesso si tende a pensare che le vittime di questo odioso crimine possano essere solo le donne; invece no.
Ci sono tante storie italiane che vedono come protagonisti gli uomini. Tuttavia, a differenza delle vittime donne, loro non ricevono la stessa attenzione mediatica, ritrovandosi a vivere la loro sofferenza nel totale isolamento. Una di queste storie è per l’appunto quella di William”.Il suo libro è diviso in tre parti:La prima in cui descrive l’amore idilliaco tra William e la sua carnefice, la donna che infatti da fidanzata innamorata passerà ad essere il carnefice dell’uomo che ha tradito, aggredito verbalmente e fisicamente, ingannato e poi sfregiato.Ed è proprio nella seconda parte che parla di questo mutamento, precisamente della rivelazione della vera natura della donna, ossia una donna violenta, bugiarda e manipolatrice, al punto da portare il suo complice ad addossarsi tutta la colpa. 4)Avvocato, come si possono definire queste donne ? E in che modo si può riconoscere la loro pericolosità per prevenire casi come quelli di William?”Più che parlare di “donne” e di “uomini” mi piacerebbe parlare di vittime e di carnefici, senza distinzione di genere. Molto spesso, nelle storie di amori malati come quello vissuto da William, i segnali di allarme che fanno presagire il peggio ci sono tutti quanti, solo che non vengono attenzionati come dovrebbero. E allora, atteggiamenti oggettivamente gravi vengono giustificati e lasciati “passare” fino a quando poi la situazione degenera”. A proposito di pena, il codice penale prevede un minimo di otto anni ed un massimo di quattordici anni di reclusione per chi si macchia di questo reato.5)A suo avviso, la pena di cui all’art 583 quinquies cp si può considerare proporzionale rispetto alla gravità del fatto commesso? Di conseguenza quale sarebbe, a suo avviso, una pena degna di questo nome per questa fattispecie di reato?”Parliamoci chiaro: 1 anno, 10 anni o 20, sono sempre troppo pochi per restituire alla vittima adeguato ristoro. Inoltre, se l’autore del reato è nullatenente, come nel caso di specie, la vittima non otterrà nemmeno un euro di risarcimento. Ciò premesso, la norma da lei citata parte da un minimo edittale di 8 anni, che pare davvero ridicolo se si pensa che la vittima rimarrà sfigurata per sempre, sia nel corpo che nello spirito. A mio parere questo tipo di reato, per le aberranti e dolorose conseguenze che dovrà patire la vittima, dovrebbe ricevere la stessa pena prevista per il tentato omicidio, perchè, alla fine , di questo si tratta: di un omicidio di identità.Tutto il male subito, il male di ritrovarsi il corpo sfregiato per sempre. Non c’è alcuna pena detentiva che possa lenire neanche in minima parte la sofferenza “.William si è sottoposto a più di 50 interventi, a non poter più godere della barba per lui un aspetto fondamentale in quanto segno di virilità, ed a cadere nel vortice della depressione .Tutto questo sarà affrontato di tasca propria perchè i suoi carnefici sono nullatenenti e quindi la condanna al risarcimento danni resterà solo un pezzo di carta straccia proprio come la tutela della dignità dell’essere umano, vittima in primis.6) Avvocato, qual è la sua posizione a riguardo delle vittime doppiamente vittime in quanto calpestate dai carnefici ed abbandonate dallo Stato? E a tal proposito, cosa si dovrebbe fare riguardo?”Beh, io credo che, anzitutto, alle vittime vada restituita la propria dignità. E questo è compito della Stato e della società civile. E’ impensabile che un giovane di 26 anni, vittima di un reato orrendo, resti senza lavoro e senza alcuna forma di sostentamento autonomo, se non l’indennità di invalidità dell’ INPS. Ricordiamoci, infatti, che il lavoro non solo serve per mantenersi, ma è altresì una componente fondamentale per l’affermazione e l’emancipazione personale di ogni uomo e di ogni donna. Togliere il diritto al lavoro, o comunque non fare nulla affinchè questo diritto possa essere realmente esercitato, significa condannare la vittima ad essere tale per la seconda volta.Per non parlare, poi, delle misure a sostegno della vittima. Molto spesso sentiamo parlare di “rieducazione” e “reinserimento” del condannato, concetti giustissimi ma unilaterali in quanto nessuno si preoccupa di verificare lo stato di salute e le necessità della vittima, e dei suoi familiari. William non ha avuto diritto a poter beneficiare di un sostegno psicologico gratuito, percorso che in casi come questo non è solo “consigliato”, ma direi obbligatorio. E’ stato fortunato ad aver trovato una professionista che ha scelto di non farsi retribuire per il proprio lavoro, cosa che invece sarebbe stata di competenza dello Stato.Ha detto bene, la violenza sugli uomini è un tema ancora troppo taciuto e anzi quasi negato. Nell’immaginario collettivo, il “maschio” non può ricoprire il ruolo della vittima, e se lo è, deve per forza aver fatto in precedenza qualcosa di sbagliato. Sono passati dieci lunghi anni dall’agguato subito da William , e questa concezione non è ancora stata sradicata dalla nostre coscienze. Basti pensare alla diversa risonanza mediatica che hanno suscitato le vittime donne dello stesso atroce crimine. Ecco perchè la decisione di raccontare in un libro la storia di W. Una storia poco conosciuta, e che purtroppo non rende giustizia ad un ragazzo al quale è stata strappata l’identità”A proposito di violenza sugli uomini ancora troppo silenziata, lei ha avuto serie difficoltà nel promuovere il suo libro, ricevendo diverse porte in faccia.7)Secondo lei a cosa è dovuta questa reticenza? In che modo l’ha risolta o sta cercando di porvi rimedio?”Sì esatto, sto incontrando moltissime difficoltà nella promozione del libro. Quando mi rivolgo a biblioteche o enti culturali per concordare la possibilità di presentare il libro, mi viene risposto che lo spazio a loro disposizione è esaurito. Talvolta non ricevo nemmeno risposta, così non solo la mia richiesta cade nel vuoto, ma anche l’opportunità di parlare di violenza, di amori malati e di vittime. Come vede, William continua ad essere considerato una vittima di serie B. Purtroppo non si tratta di casi isolati, ma di risposte costanti e ripetute nel tempo. Posso solo aggiungere che noi non ci arrenderemo e che continueremo a batterci affinchè questa storia venga conosciuta”.
Storie agghiaccianti accompagnate da conseguenze che lo sono altrettanto come una “giustizia” che rende la vittima doppiamente tale e l’ esistenza di vittime di serie A e di serie B.