Franzo Grande Stevens, per oltre 70 anni è stata una presenza silenziosa, ma decisiva nei luoghi dove si intrecciano potere, diritto, economia, industria e sport.
Napoletano di nascita, torinese d’adozione, classe 1928. Laureato alla Federico II, allievo di Galante Garrone, si forma nel segno della tradizione liberale e del rigore tecnico. Dopo il praticantato a Napoli, arriva a Torino dove entra nello studio di Dante Livio Bianco. Da lì, una carriera lunga e densa di responsabilità: avvocato dell’Avvocato – Gianni Agnelli – e protagonista silenzioso ma decisivo delle grandi operazioni Fiat, fino alla trasformazione in Stellantis.
Difensore brillante, lucido stratega, capace di immaginare soluzioni dove altri vedevano ostacoli. Tra le sue intuizioni, la creazione della società Dicembre, fulcro del controllo familiare sull’impero Agnelli. Suo anche il ruolo chiave nella gestione del controverso equity swap del 2005, che evitò la perdita del gruppo Fiat.
Nel 1976 accetta, con Fulvio Croce, l’incarico di difensore d’ufficio dei capi storici delle Brigate Rosse. Un gesto di altissimo valore deontologico. Ne scriverà, molti anni dopo, in Vita d’un avvocato, opera che tratta degli aspetti sociologici e deontologici della professione.
Presidente della Juventus dal 2003 al 2006, poi presidente onorario, guida la società nei mesi caldi di Calciopoli. E ancora: vicepresidenze in Fiat, Toro Assicurazioni, CIGA, presidenza della Compagnia di San Paolo, della Cassa Forense e del Consiglio Nazionale Forense. Il diritto, per lui, non è solo mestiere: è stile, responsabilità, etica.
Nel 2024, nel celebrare i suoi 70 anni di professione, lascia un messaggio ai giovani: “Non scegliete questa professione se non bruciate di curiosità intellettuale”. Se n’è andato nel 2025, a 96 anni, dopo aver lavorato fino agli ultimi giorni. Con ironia disse: “Fortunatamente, sebbene le mie gambe non funzionino più, non ho mai lavorato con i piedi”.
Testo e illustrazione di Carlotta Artioli