Di Rita Lazzaro
“L’ho fatto perché sono virile”. È questa la sconcertante motivazione data da un 21enne etiope per la molestia sessuale commessa su una donna di 36 anni. La donna è stata aggredita venerdì sera mentre stava passeggiando con gli amici in via Lazzaretto, tra Porta Nuova e Porta Venezia, in piena zona movida. Il 21enne si è avvicinato alla donna e l’ha palpata nelle parti intime davanti a tre amici. Una sfida con un obiettivo preciso. «L’ho fatto per dimostrare la mia virilità», ha detto quando è stato fermato dai carabinieri, intervenuti poco dopo. A chiamare i militari sono stati gli amici della ragazza. Il presunto molestatore è stato individuato dai carabinieri in pochi minuti. Quando è stato rintracciato ha urlato di non voler essere toccato da altri uomini. Poi è stato fermato e portato nel carcere di San Vittore. Una storia agghiacciante impregnata di una mentalità maschilista, patriarcale e misogina, dove la “virilità” si dimostra esercitando il potere sulla donna, trattandola come un oggetto di proprietà anziché un soggetto di diritto. Si è parlato di violenza sessuale. Ma per rispetto del lettore e principalmente delle vittime, non dovrebbe farsi un giusto distinguo tra violenza sessuale e molestia sessuale, visti gli effetti diversi ,sia fisici che psicologici, derivanti da queste due fattispecie di reato? Non sarebbe forse più rispettoso per le vittime, dare una definizione di violenza sessuale e di molestia sessuale, rispettando così anche il principio di proporzionalità della pena per la gravità del fatto commesso? Lacune giuridiche che, di conseguenza, rendono fuorviante la stessa comunicazione.
Ci sono altresi falle politiche nel caso di Milano che ha coinvolto un immigrato ed una italiana visto che, la motivazione data dal ragazzo etiope, dovrebbe far riflettere sul fallimento della politica dell’integrazione e sulla conseguente degenerazione dei crimini culturalmente orientati, ossia dei reati che maturano in particolari contesti culturali, etnici o religiosi. Contesti dove, ad esempio, la donna non ha diritti ma solo doveri “perché donna”, e l’uomo ha potere su di lei “perché virile”. E sempre per quanto concerne il rapporto tra stranieri ed integrazione, da ricordare che negli ultimi tre decenni il numero di immigrati in Italia è aumentato di otto volte passando da 625 mila a 5 milioni dove gli stranieri compongono il 32% della popolazione carceraria italiana. Di conseguenza, secondo i dati diffusi dal Ministero della Giustizia, un terzo del totale dei reati è commesso da extracomunitari. Secondo il rapporto Antigone, in alcune strutture si arriva anche al 78% di presenza straniera, come a Milano. A Le Vallette di Torino ed a Rebibbia od a Regina Coeli, il tetto della presenza di stranieri sfonda, invece, abbondantemente il 60%.
Secondo le statistiche del Dap, il 20% degli stranieri è in carcere per spaccio, il 10% per reati legati alla prostituzione, il 9% per lesioni colpose, l’8% per omicidio, altrettanti per falsificazione di atti, il 6% per furti o rapine. Il 27% dei femminicidi del 2021 ha visto come responsabile un immigrato. Gli ultimi dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza, del ministero dell’Interno rielaborati dal Sole24ore, raccontano che nei primi sei mesi del 2021, gli stranieri hanno commesso il 59% dei furti con destrezza in Italia, il 54% dei furti negli esercizi commerciali ed il 52% di rapine in pubblica via. Per le violenze sessuali siamo al 39%, per i reati di droga al 36%, minacce o percosse al 25%. Gli stranieri sono stati poi protagonisti del 20% degli omicidi volontari e colposi, truffe e riciclaggio di denaro sporco.
Secondo l’ultimo rapporto Ismu al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia sono 5.756.000, quindi l’8,45% della popolazione residente che commette il 30% dei reati con una propensione al crimine di quattro volte superiore rispetto agli italiani. I più recenti dati Istat a disposizione indicano che i minori non comunitari tra i 14 ed i 17 anni sono il 9% di tutta la popolazione. Percentuale risibile che, però, commette il 65% degli scippi, il 50,2% dei furti, il 48,1% delle rapine, il 47,7 delle violenze sessuali ed il 40,4% delle percosse. Al 30 giugno 2022, il 31% dei detenuti nelle carceri italiane è straniero, nel 1991, erano il 15,13%. Il 27,4% degli stranieri è dentro per reati contro il patrimonio, il 30,9% per reati contro la persona ed il 31,5% per droga.
I dati, riportati nel XIII rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, raccontano di una crescita del numero degli stranieri presenti nelle carceri italiane che, a partire dai primi anni ’90, ha subito un aumento implacabile. Tra i detenuti stranieri la percentuale dei migranti irregolari, riportata dal suddetto rapporto, si attesta tra il 60 e l’80% a seconda del tipo di crimine e quasi tutti i migranti che commettono reati, hanno dei precedenti. Vicende e dati agghiaccianti, che dimostrano quanto le falle giuridiche vadano di pari passo con le lacune politiche.