Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e’ stato asperrimo su Meloni, con le testuali affermazioni: “Se questo ridicolo governo avesse un po’ di dignità, non dico che ringrazierebbe il Conte-2 per il Superbonus 110% che ci ha garantito due anni di crescita record malgrado il Covid, le politiche recessive di Draghi e le auto-sanzioni (come un anno fa ammise su Tpi l’attuale deputato FdI Tremonti: “La ripresa non è di breve durata ed è dovuta ai bonus del governo Conte”). Ma almeno tacerebbe. Invece non solo blocca i crediti agevolati dei bonus edilizi, tradendo l’impegno elettorale. Ma straparla di buchi di 110-120 miliardi mai registrati nelle ultime tre leggi di Bilancio e di fantomatici costi di 2 mila euro per italiano (che, se gli investimenti fossero costi, ammonterebbero a 80-90 euro). E si fa scudo dell’Ue, anche se Eurostat esclude che il Superbonus impatti sul debito e Von der Leyen lo elogiò in una lettera a Draghi, che naturalmente lo schifava ma si faceva bello del +6,6 di Pil nel 2021 e del +3,7 del 2022 come se fosse roba sua. La verità indicibile è che il 110% è un’idea geniale con un solo torto: è venuta al partito sbagliato, ergo va demolita. Alla lapidazione partecipa l’ informazione: non solo quella di destra, che fino a ieri lodava il Superbonus perché lo lodavano le destre e ora lo massacra perché le destre lo cancellano; ma anche Repubblica, che titola su “frodi per 7,5 miliardi”, anche se l’articolo parla del “bonus facciate” di Gentiloni (ma sì, il commissario Ue) e Franceschini, le truffe sono meno della metà e riguardano il Superbonus solo per l’1%”. Il problema dei crediti edilizi stoppati da Draghi e non sbloccati dalla Meloni, ineriscono l’intera filiera del settore, che sta principiando a ridimensionarsi, con previsioni infauste. Cosi’ il 7 di marzo l’associazione dei costruttori ha organizzato un grande raduno che sfociera’, a detta degli organizzatori, in una class action contro il governo, il quale e’ reo di aver bloccato lo scambio e gli acquisti dei crediti fiscali.
L’edilizia con il Superbonus ha rappresentato l’ancora di salvezza per il Pil italiano, nel lugubre arco temporale del Covid, cosicche’ smantellarlo e’ definito suicida, anticostituzionale e financo sadico. Infatti le imprese hanno impegnato capitali propri per incrementare i lavori ed i contratti, mentre con il ribaltamento legislativo tutto cade nello stallo, con conseguenti licenziamenti, blocchi degli acquisti, degli ordini, dei pagamenti e dei contratti bilatelari. Il che confluisce in una esplicita richiesta di impeachment per Georgetti, definito da numerosi imprenditori intervistati, come disallineato rispetto ai dettami costituzionali e binariamente inconsapevole dell’effetto di moltiplicazione sociale ingente, del Superbonus; il quale non graverebbe su erario e debito, per mezzo degli introiti di almeno sessanta miliardi di tasse, sopra lo Stato. Tasse obbligatorie permesse dall’obbligo di fattura per usufruire dei bonus fiscali, con il 10% ad aggiungersi al 100% di agevolazione, teleologico allo sconto in fattura per tutti. Cio’ avrebbe configurato incassi fiscali per centinaia di miliardi nel tempo anche breve, propedeutici a deflagrare la crisi e la mera austerita’ finanziaria promossa dall’Europa.
Le accuse all’esecutivo si imperniano, da parte degli imprenditori, sulla definizione di moneta alternativa incarnata dai crediti fiscali, ed anche di palese concretizzazione dell’agenda ecologica effettiva, realizzato con l’efficientamento energetico degli edifici. E viene avocato, dai diretti interessati, il diniego di Bruxelles a garantire la moneta fiscale, e l’incoerenza di non accettare la conformazione degli immobili post-super bonus-ai crismi dell’ecologia: cio’ a causa di un dogmatismo definito esiziale per la tenuta economica del Bel Paese. Le associazioni di imprese edili si palesano dunque imbizzarrite per il fatto di essersi indebitate alla luce dell’esortazione statale a lavorare col Superbonus, e biasimano il cambio di regole in corso che non hanno impedito loro di stipulare accordi di finanziamento bancario a lavori in corso; infine gli imprenditori contestano al governo di non consentire le programmazioni a lungo termine a causa del cambiamento repentino dei regolamenti. Il che inficia, procrastina, riduce, dapprima gli investimenti, in seguito le assunzioni ed il gettito fiscale.
Vocabolario
*Procrastina: ritarda.
*Biasimano: criticano ferocemente.
*Repentino: veloce.