Mazzarri trattato come lo scemo del villaggio: invece a Napoli riportò la Champions e ogni anno si migliorò!
Di Paolo Ziliani – Giornalista
Tutti a ridere del tecnico toscano: che invece mandò il Napoli in Champions dopo 21 anni, vinse la Coppa Italia dopo 25, fu derubato di una Supercoppa e fece emozionare con Cavani, Hamsik e Lavezzi.
E però, un po’ di rispetto non guasterebbe. Per Mazzarri, intendo. La decisione di De Laurentiis di riportare il 62enne allenatore toscano sulla panchina del Napoli a distanza di dieci anni dall’ultima volta è stata accolta dagli addetti ai lavori del pianeta calcio, e in generale un po’ da tutti, con scherno ed ilarità: manco ad allenare Kvara e Osimhen fosse arrivato Oronzo Canà. Ed è vero, forse le ultime stagioni di Mazzarri allenatore al Torino ed al Cagliari non hanno avuto il massimo della riuscita; ma questa Olimpiade dello sberleffo – per non parlare di lapidazione collettiva anticipata – allestita in tutta fretta per accompagnarne il ritorno in panchina, non ha nulla di dignitoso e di giustificato. È cattiveria gratuita. Ingratitudine. Irriconoscenza.
Io non so, come non lo sa nessuno, cosa riuscirà a fare nei prossimi sette mesi Mazzarri lavorando sulle macerie lasciate da Rudi Garcia sotto il Vesuvio. Ricordo però benissimo cosa fece l’allenatore nelle quattro stagioni, dal 2009 al 2013, in cui guidò il Napoli dopo due campionati a Genova, sponda blucerchiata, in cui portò la Samp in Europa League il primo anno ed alla finale di Coppa Italia, persa ai rigori contro la Lazio, il secondo. E forse è il caso di rinfrescare la memoria a tutti quelli che si sono giosamente iscritti alla gara di tiro a segno. Mazzarri come l’orso del Luna Park.
Nei quattro anni trascorsi a Napoli, chiamato da De Laurentiis a sostituire Donadoni il 6 ottobre 2009, Mazzarri non è stato bravo, è stato bravissimo. Nella prima stagione, un po’ come succede oggi, raccoglie un Napoli in chiaro stato confusionale che dopo 7 partite ha 7 punti in classifica (ruolino da retrocessione), ha subìto 13 gol ed ha perso tutte e 4 le partite in trasferta: 2-1 contro Palermo e Roma, 3-1 contro l’Inter e 4-1 contro il Genoa. Il suo arrivo in panchina ha invece del miracoloso: per 15 partite consecutive il Napoli non perde più, o vince o pareggia. Nelle due prime trasferte Mazzarri vince prima in casa della Fiorentina (1-0) poi in casa della Juventus (3-2) con una memorabile rimonta da 0-2 a 3-2 firmata dalla doppietta di Hamsik e dal gol di Datolo. È un Napoli che ha De Sanctis in porta, Campagnaro, Paolo Cannavaro e Maggio in difesa, Hamsik a fare da uomo squadra e Lavezzi e Denis in attacco (Cavani arriverà solo l’estate dopo). Se con Donadoni era un mortorio, con Mazzarri il Napoli diventa subito una squadra da combattimento irriducibile, fiammeggiante. Nel girone di ritorno rifila un altro 3-1 alla Juventus, questa volta al San Paolo, ed a fine campionato le sconfitte incassate da Mazzarri sono in tutto 5 su 31 partite giocate (con Donadoni erano state 4 in 7 partite). Soprattutto, a fine campionato il Napoli arriva al 6° posto con 59 punti – 4 più della Juventus – e si qualifica all’Europa League.
In estate De Laurentiis acquista dal Palermo Edinson Cavani: e col Matador, che segna 26 gol, il Napoli compie un ulteriore, eclatante salto di qualità piazzandosi al 3° posto dietro Milan ed Inter e tornando a giocare la Champions League dopo 21 anni dall’ultima qualificazione. Per capirci, il Napoli torna a calcare i palcoscenici europei che non frequentava dai tempi di Maradona. E sapete cosa succede al Napoli 2011-12, quello del terzo anno con Mazzarri in panchina? Succede che in Champions League, sorteggiato dalla 4^ fascia, il Napoli finisce in un girone di ferro con Bayern Monaco, Manchester City e Villareal; ma nonostante il Manchester City, allenato da Mancini, abbia una sfilza di campioni come Tevez, Aguero, Dzeko, Yaya Tourè, David Silva, Pizarro, Kolarov, Zabaleta, Milner e Balotelli, e sia il club che a fine stagione conquisterà il titolo in Premier League, il Napoli riesce nell’impresa di superare il girone finendo secondo alle spalle del Bayern e lasciandosi alle spalle il City con cui pareggia 1-1 a Manchester e che batte 2-1 al San Paolo.
Agli ottavi il Napoli viene sorteggiato con il Chelsea. Si tratta del club campione in carica in Inghilterra, il club che a fine stagione conquisterà la Champions battendo in finale il Bayern. Ebbene, il Napoli di Mazzarri riesce nell’impresa di battere lo squadrone di Cech, Lampard e Drogba 3-1 all’andata (Cavani e due volte di Lavezzi a rimontare l’1-0 di Mata: l’allenatore Vilas Boas verrà di lì a poco esonerato) e di portarlo ai supplementari al ritorno in Inghilterra con Di Matteo sostituto di Vilas Boas in panchina. Il gol di Inler segnato al 55’ non basta: perchè dopo l’1-3 maturato al minuto 90, a far gol nei supplementari è Ivanovic. Finisce 4-1 e ad andare avanti, fino ad alzare la coppa, è il Chelsea.
Lo strepitoso cammino in Europa toglie energie fisiche e mentali al Napoli in campionato, che gli azzurri chiudono al 5° posto qualificandosi all’Europa League. E però il 20 maggio conquistano a Roma la Coppa Italia battendo nettamente in finale 2-0, con gol di Cavani ed Hamsik, la Juventus di Antonio Conte fresca vincitrice dello scudetto. Dopo aver riportato il Napoli in Champions 21 anni dopo Maradona, Mazzarri riporta la Coppa Italia sotto il Vesuvio 25 anni dopo Ottavio Bianchi (e Maradona); per poi andare a giocarsi, sempre con la Juventus, la Supercoppa a Pechino dove avviene l’inenarrabile con l’arbitro Mazzoleni che sul 2-2 espelle prima Pandev, poi Zuniga e poi lo stesso Mazzarri per proteste. Col Napoli ridotto in nove si va ai supplementari e finisce 4-2 per la Juventus: una partita ricordata ancora oggi come una delle più scandalose e vergognose dell’ultimo mezzo secolo. De Laurentiis al fischio finale dà ordine ai giocatori di disertare la cerimonia di premiazione: c’è un limite a tutto, anche alle prese in giro.
Cominciata tragicamente, la quarta ed ultima stagione di Mazzarri sulla panchina azzurra termina tuttavia in modo a dir poco lusinghiero: il Napoli arriva 2° a cinque punti dalla Juventus campione con il miglior attacco della Serie A (73 gol), con Cavani capocannoniere (29 gol) ed ottiene la seconda qualificazione alla Champions dopo quella del 2010-11.
Questi sono stati i quattro anni di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli. Se qualcuno pensa che potesse fare di più o di meglio, alzi la mano. E se qualcuno pensa ancora di iscriversi all’Olimpiade dello sberleffo manco Mazzarri fosse lo scemo del villaggio, si accomodi. Io, per sapere chi era – e chi è – Mazzarri, chiederei a Cavani, Hamsik, Lavezzi e Maggio. Loro di sicuro se lo ricordano.