Mi chiamo Luana Ilardo,

sono la figlia di Luigi Ilardo. Mio padre, prima di morire in un agguato mafioso sotto casa a Catania il 10 Maggio 1996, era il vice rappresentante provinciale di Caltanissetta.
La sua appartenenza a Cosa Nostra e un concorso per sequestro di persona gli procurarono, nell’anno 1982, una condanna a 16 anni di galera che fu ridotta a circa 12 anni per buona condotta, che scontò per intero.
Alla sua imminente rimessa in libertá, causa la fortissima volontà maturata durante gli anni duri e bui della detenzione, consapevole che non gli sarebbe stato concesso di dissociarsi da Cosa Nostra per il ruolo e la posizione da lui rappresentata, decise da uomo libero di affidare e consegnare la sua vita alle Istituzioni, cominciando una collaborazione segreta in qualità di infiltrato con il Col. Michele Riccio, alle dipendenze del reparto operativo dei Ros, con allora a capo il Gen. Antonio Subranni e il Col. Mario Mori.
Questa collaborazione, definita dal Dott. Antonino Di Matteo durante il processo Trattativa Stato/Mafia come un “unicum” nella storia repubblicana (sia per la procedura adottata che per l’entità delle verità che avrebbe svelato), sarebbe dovuta rimanere segreta e secretata fino all’obiettivo finale: l’arresto di Bernardo Provenzano. Arresto che, nonostante si fosse reso concretamente possibile con un incontro programmato in un casolare il 31/10/1995 a Mezzojuso (PA), dove mio padre condusse i vertici del Ros col suo infinito coraggio, non avvenne mai: ebbe infatti luogo una incomprensibile sospensione del servizio in atto ed un epocale mancato via libera all’operazione da parte dello stesso Col. Mario Mori.
Di quell’incontro senza arresto rimarranno solo i rilievi fotografici fatti dagli elicotteri e dai Carabinieri appostati in accordo con mio padre.
Altra documentazione prodotta arbitrariamente dal Col.Riccio confermerà l’importante contributo di mio padre alla giustizia e di anni di arresti e operazioni di prestigio condotte in segretezza dai due, che sfoceranno in seguito nel “Rapporto Oriente” e nel processo parallelo per la mancata cattura di Provenzano, così come in quello della “Trattativa Stato-mafia” celebrato a Palermo.
Bernardo Provenzano venne arrestato “solo” undici anni dopo, mentre mio padre, dopo 192 giorni di “follie incomprensibili” guidate dai vertici dei Ros, venne ucciso sotto casa. Otto giorni prima di morire partecipò ad un incontro istituzionale a Roma con i grandi nomi della Magistratura e dell’Antimafia dell’epoca: presentandosi con il suo vero nome di LUIGI ILARDO e non piu’ come fonte “Oriente” si sarebbe sancita definitivamente la sua e la nostra messa in sicurezza, con l’entrata ufficiale nel programma di protezione per collaboratori di Giustizia.
Mio padre incontrò infatti la morte tre giorni prima dell’attuazione del programma di protezione, a seguito di una fuga di notizie da ambienti Istituzionali (da molte fonti indicati nella Procura di Caltanissetta). Una “soffiata” pare avere determinato l’accelerazione del suo omicidio a causa delle scottantissime rivelazioni che aveva promesso di fare rispetto alla connivenza e alla collusione tra apparati istituzionali deviati, massoneria, politica e mafia, già preannunciate il 2 Maggio 1996: in quel contesto aveva infatti dichiarato ai suoi interlocutori nella sede dei ROS di Roma che
LA MAGGIOR PARTE DELLE STRAGI E DEGLI OMICIDI ATTRIBUITI A COSA NOSTRA ERANO IN REALTÀ STATI COMMISSIONATI DALLO STATO e che LORO LO SAPEVANO BENE.
Secondo il parere di tanti, così come del mio, questa frase sancì la sua vera condanna a morte.
Per questo mancato arresto e per la cattiva gestione della sua preziosissima collaborazione, che avrebbe potuto far luce sui fatti più bui della storia della nostra prima e seconda Repubblica, ancora oggi la storia di Luigi Ilardo rimane avvolta, come tante altre “storie scomode”, in un alone di mistero assoluto in cui incombe l’ombra di quella parte di Stato colluso e deviato.
Io, dal canto mio, in qualità di figlia a cui il 10 Maggio venne irrimediabilmente distrutta la vita, essendomi macchiata per sempre del sangue di mio padre nel tentativo vano di salvarlo dalla morte con il mio infinito amore, ho cominciato una lotta contro tutte le forme di mafia e apparati deviati dando il mio piccolo contributo alla società, essendo continuamente e attivamente alla ricerca della legalità e della giustizia.
In questo mio cammino ho avuto l’onore e la fortuna di entrare in contatto con Salvatore Borsellino, fratello del Giudice Paolo, insieme alle sue Agende Rosse. Ci siamo ritrovati legati da una profonda e sincera stima e onestà intellettuale nel perseguimento degli stessi ideali e della verità.
In questo contesto ho avuto altrettanto piacere di conoscere il giovanissimo scrittore Stefano Baudino, con cui, in nome degli intenti che ci accomunano e sulla base di una grandissima intesa professionale, abbiamo iniziato una collaborazione di profusione e divulgazione informativa.
Ringraziamo Domenico Panetta, che ho avuto il piacere di conoscere durante un intervista-video che abbiamo fatto insieme e che troverete presente in questo nuovo sito, per avere donato a me e a Stefano uno spazio di servizio informativo pubblico e soprattutto LIBERO!
Vi promettiamo che cercheremo di mettere in luce tutte quelle pagine di storia che, a causa di forti pressioni “dall’alto”, sono state silenziate nel corso di questi anni.
Onorata insieme a Stefano Baudino di condurre la nuova rubrica Trattativa Stato/Mafia di adfnews.it
Luana Ilardo
Mi chiamo Stefano Baudino,

sono laureato in Scienze del Diritto Italiano ed Europeo ed ho all’attivo la pubblicazione di due saggi. In particolare, nel 2018 è uscito per Monetti Editore, casa editrice di Salerno, il mio libro “La Repubblica Punciuta”, in cui ho cercato di collegare le fasi più lontane nel tempo della storia della mafia palermitana con il grande tema della trattativa Stato-mafia e delle stragi eccellenti del 1992 e 1993, indagando in particolare sulle implicazioni politiche all’interno di queste storie.
Ho presentato il libro nelle librerie e nei circoli culturali di varie regioni d’Italia, ho tenuto alcuni seminari sul tema della storia di Cosa Nostra e della trattativa Stato-mafia nei Licei e all’Università di Torino, ho partecipato al Salone del Libro 2019 e, nel Settembre 2019, ho tenuto una conferenza assieme a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, nell’Aula Magna dell’Università di Torino. Inoltre, tengo da due anni alcuni seminari nei Licei di Salerno sulla storia di Cosa Nostra e la trattativa Stato-mafia con l’associazione antiracket SOS Impresa, nel contesto di un progetto Europeo incentrato sulla legalità. Quest’anno, inoltre, sono stato assunto a progetto dal Liceo Cavour di Torino per un ciclo di lezioni sulla storia di Cosa Nostra e la legislazione antimafia all’interno della cornice della materia “Cittadinanza e Costituzione”. Le mie lezioni vedranno la partecipazione di Luana Ilardo, con cui collaboro costantemente da alcuni mesi.
Da un anno scrivo per il portale Antimafia Duemila: tengo una rubrica a cadenza settimanale sulla storia di Cosa Nostra e sui retroscena delle stragi di mafia dal titolo “Mafia in pillole”.
Tengo settimanalmente una rubrica su Radio RTB, “Mani Sporche”, incentrata sulle storie di collusione tra la criminalità organizzata e i pezzi sporchi dell’universo istituzionale e imprenditoriale italiano.
In queste settimane, inoltre, sto lavorando assieme a Luana su un progetto di divulgazione di informazioni inerenti le contiguità tra mafia e apparati deviati dello Stato.
Un grazie a Domenico Panetta per lo spazio che ci ha concesso e grazie a Luana per la fiducia e la stima. Come già sa, sono assolutamente ricambiate: sono fiero di poter collaborare attivamente con lei e la sosterrò con tutto il mio impegno.
Stefano Baudino