Come affermava il finanziere Alberto Micalizzi ai microfoni della “Casa del sole” ieri, Draghi ha un obiettivo ben preciso anche se occultato da proclami quasi patriottici: far passare il Walfare italiano, il sistema di prestiti bancari e sopratutto quello del debito pubblico, in mani private centralizzate, al fine di recidere il debito pubblico italiano ma intaccare i risparmi e far omologare lo Stato italiano al sistema europeo. In Europa, dall’alto della effettiva privatizzazione dei servizi pubblici principali, a fronte di un indebitamento pubblico corrisponde una capacita’ di risparmio esigua ed un mastodontico indebitamento privato. In Italia lo stato fa deficit per erogare i servizi pubblici e la popolazione possiede lq seconda capacita’ di risparmio al mondo, in seguito al Giappone.

L’Italia e’ stata gia’ deprivata della capacita’ di emettere moneta, teleologica a non indebitarsi e, a differenza del Giappone, i titoli pubblici acquistati dai risparmiatori per non appesantire il debito ne’ abbattere l’economia, sono detenuti dagli italiani solo al 6%, rispetto al 50 e piu’ per cento di oltre due decadi fa. Draghi in qualita’ di

ex responsabile degli istituti di credito e fondi di investimento privati, ha contribuito a permettere lo scempio succitato, con il ridimensionamento Eni e la stagnazione italiana che vede un reddito pro capite ancora inferiore al 2007: Draghi come i suoi finanziatori ed accoliti, possiede una mentalita’ anticostituzionale che vuole l’emissione monetaria come ora privatizzata, l’indebitamento pubblico e privato sempre in poche mani, con la cesura dei servizi pubblici da far pagare sottoforma di esborso monetario individuale. Il che’ e’ antitetico alla Costituzione, basti pensare, come afferma Micalizzi e conferma Rizzo, che nei discorsi di Draghi a proposito della linea politica da attuare, mancano accenni alla necessita’ di partecipazioni statali nelle grandi e medie aziende, da concretizzare in conformita’ alla Costituzione; eppure in Europa, specialmente in Francia e Germania, le quote di proprieta’ pubbliche in multinazionali come Fca, banche pubbliche come quelle tedesche ed analoghi, e’ sempre rimasta forte e visibilissima.

In Germania ci sono 1200 banche pubbliche regionali contro le 200 italiane, sempre piu’ subordinate all’alta finanza e dipendenti da un indebitamento pubblico controllato all’estero.

Draghi ha la mansione di far emergere e controllare la ricchezza monetaria che regge l’Italia, dal capitale finanziario privato, con l’egida dei media principali e l’obiettivo di aumentare le imposte; mentre all’estero i servizi pubblici funzionano egregiamente, in linea di massima, e sono controllati dallo stato, in Italia con Draghi l’obiettivo e’ espellere lo stato dalle parti produttive e sociali in cui vi rimane ancora, esponendo la liquidita’ collettiva al controllo e tassazione finanziaria straniera, i dismettendo le multinazionali pubbliche in favore delle stesse entita’ sovranazionali e apolidi.

Draghi infine e’ in permanente conflitto di interessi, relativamente al governo italiano, in quanto regista di forme di indebitamento pubblico come i derivati, che tutt’ora l’Italia paga con il fisco. Gli italiani ancora pagano l’accisa dell’invasione del ‘900 della Libia, alla stessa stregua di come pagheranno quelle su Mes e Recovery Plan.

Draghi e’ in conflitto d’interessi giacche’ e’ un pezzo da novanta delle multinazionali finanziarie private, spedito a governare per tutelare quegli interessi, non far perdere denaro a quegli operatori, antitetici all’economia reale per mezzo del potere delle speculazioni dato dal controllo della moneta Fiat.

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