L’Italia in “bolletta” e Draghi riceve un super-mutuo

Di Domenico Panetta


Draghi restituirà il super mutuo in 93 anni

Qualcuno in una banca italiana che avrebbe mai potuto rifiutare un mutuo casa a un signore che ha guidato prima la Banca di Italia e poi la Banca centrale europea? Non credo proprio. Così quando l’estate scorsa Mario Draghi e sua moglie, Maria Serenella Cappello, si sono presentati nella “dimora” di Banca Passadore in cerca di un finanziamento ipotecario su una bella villa (13,5 vani) sulla riviera del Brenta, nessuno ha aggrottato nemmeno le ciglia. Anzi hanno fatto il possibile per accontentarlo, cosa che non accade di certo per i comuni mortali.

E come è scritto nell’atto registrato dal notaio Alessandra Temperini a Roma il 22 luglio 2020, «Banca Passadore ha concesso a titolo di mutuo alla parte finanziata, signori Draghi Mario e Cappello Maria Serenella, che hanno accettato, la somma di euro 1.500.000 (…). Il rimborso del mutuo avverrà in 20 anni a partire dal primo gennaio 2021. La parte finanziata si è obbligata per sé, per i suoi eredi, successori e/o aventi causa con vincolo solidale e indivisibile fra di loro, a restituire la somma mutuata entro la scadenza pattuita con ammortamento in numero 40 rate semestrali posticipate (…) Il tasso di interesse viene fissato nella misura dell01,220% nominale annuo per tutta la durata del finanziamento-Taeg/i.s.c. 1,251%». 

Cosi si può rifiutare un mutuo a chi riesce a tutelare le banche, come si fa a rifiutare un mutuo a chi le comanda dall’alto? Quel «No» sarebbe stato deciso e senza via di uscita per qualsiasi altro cliente di quella o di un’altra banca anche per somme assai inferiori a quel 1,5 milione di euro che è stato concesso ai due coniugi. Perché al momento della sottoscrizione di quel finanziamento l’attuale premier e la consorte avevano 72 anni e mancavano per la signora pochi giorni e per il marito poco più di un mese al compimento del 73° compleanno, età che entrambi avrebbero avuto al pagamento semestrale posticipato della prima rata. È praticamente impossibile che un istituto di credito conceda a quella età un mutuo ipotecario ventennale la cui ultima rata dovrebbe essere pagata quando entrambi i debitori avrebbero 93 anni. La stragrande maggioranza degli istituti di credito concede per l’ultima volta un mutuo ventennale anche al più affezionato dei clienti all’età anagrafica di 55 anni, in modo che sia tutto estinto entro il 75° anno.

Poche, rarissime banche, proprio per i clienti più affezionati estendono quella possibilità di mutuo fino al compimento del 60° anno di età, in modo che l’ultima rata sia pagata non oltre l’80° anno. E poca conta che siano obbligati gli eredi al pagamento in caso di scomparsa del debitore: per legge hanno diritto alla rinuncia dell’eredità e la banca rischierebbe di restare a mani quasi vuote, con un rischio che normalmente non vorrebbero correre. Figurarsi poi se avrebbero accettato di correrlo nel pieno dell’anno 2020, con la mannaia del coronavirus che ha accorciato di almeno un anno la speranza di vita degli italiani, con quelle decine di migliaia di decessi delle persone anziane e in quel momento con l’incognita vaccino. 

Ma quel che è accaduto meno di un anno fa negli uffici di Banca Passadore è certamente una buona notizia non solo per i diretti interessati, ma per tutti gli estimatori dell’attuale presidente del Consiglio (e la gentile consorte) avranno vita lunga, lunghissima: c’è perfino chi ha scommesso un milione e mezzo sul fatto che fra 20 anni, compiuti i 93, saranno vispi e arzilli.

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