Nella dovizia di dati, informazioni, dichiarazioni e soluzioni, che offre il pentultimo manoscritto del meridionalista Pino Aprile, ci si sperde in maniera analoga alla bellezza dell’arte. Eppure “L’Italia è finita e forse è meglio così”, delinea un quadro drammatico da cui emerge l’esigenza di una presa di posizione comune dei cittadini meridionali, contro lo strapotere politico, economico di stampo coloniale, perpetrato dal settentrione d’Italia intero, ai danni dell’ex Regno delle due Sicilie.
Anche se l’ultimo libro di Pino Aprile non è da annoverare nell’albo delle opere d’arte da rimarcare, ne provoca l’effetto uguale e contrario deliziando il lettore con la possibile sua scissione da caldeggiare, per il sud italia, nella dipartita dal resto d’italia, al fine di una effettiva e posteriore, ripresa economica reale; possibile, tale ripresa ed affermazione economica meridionale, mediante il reale iniettamento di fondi allo sviluppo europeo per le zone disagiate, che finora vengono stornati in favore del solito nord industriale, sociale, da sempre assistito e da sempre criminalizzatore dell’altra metà italiana. Quel sud coloniale che, a parità di popolazione del centro-nord, riceve il novanta per cento degli investimenti in meno al settentrione. Laddove la Milano egemone in Italia per la qualità della vita, riscuote sessanta miliardi annuali in più rispetto alle città da Napoli in giù. E allora la qualità di vita e l’aspettativa di vita dei napoletani, si è accorciata di qualche anno negli ultimi due lustri, in favore delle ciniche popolazioni che di fatto comandano il Bel Paese. Nella Verona capitale italiana dei sinistri automobilistici che vede l’assicurazione non aumentare, al contrario di quanto avviene nella precaria, indigente e sottosviluppata Napoli. Capofila della penuria di infrastrutture, porti, autostrade, il meridione italiano si è visto scippare ogni primato economico ed industriale a mano armata, da parte della ben pensante Torino reale; con un’unità italiana fittizia, imposta da Inghilterra e Francia con investimenti per controllare e depredare il meridione e l’italia intera, delle proprie risorse, con l’ausilio dei mafiosi, camorristi, massoni, piduisti, ed il drenaggio di risorse e centri produttivo-industriali al nord, da parte di politica e associazioni mafiose.
Dunque l’Italia unita, prima utile agli equilibri geoeconomici e politici mondiali per rintuzzare Germania e Russia, oggi non interessa più, giacchè anche i papi dagli anni settanta, fari spirituali di miliardi di persone, non sono più italiani.
La bomba nucleare da fare esplodere in Vaticano da parte di forti masnade finanziarie, è stata sventata dopo un ridimensionamento italiano e del cristianesimo, rei di dare troppa libertà ai fedeli, la quale è antitetica agli ordini di potere finanziario-politico.
Oggi l’Italia intera è alla deriva, afferma Pino Aprile, la stessa che vede i centri produttivi principali, la Milano dei grattacieli, in mano ai potentati oriundi più che a quelli italiani; è in Italia che si consuma la svendita degli asset principali da nord a sud, a causa di un mancato senso di fratellanza nazionale, dove il sud è percepito come reietto, inferiore, dove le aziende estrattive settentrionali, statali, straniere, gli pagano royalties inferiori che in Africa. Dove la linea ferroviaria veloce è una chimera, dove si fanno politiche internazionali in favore esclusivo delle imprese settentrionali, omettendo quelle virtuose meridionali. E a denunciare le iniquinità nazionali, sono gli studiosi inglesi, francesi, americani, in antitesi alla classe politica, universitaria meridionale, da sempre corrotta da parte di quelle settentrionali per svendere ed occultare i loro popoli. Eppure in questo gioco al massacro, l’Italia è di nuovo il laboratorio mondiale di nuovi fenomeni sociali, politici e culturali, mediante il risveglio delle identità infangate che resero grande l’italia intera. Quelle identità meridionali che avevano un accordo prioritario col papa per unire l’italia sotto il vessillo napoletano e dei suoi capitali, nonchè della capitale, presso Napoli, allora più prospera di tutti. Accordo tradito dalla monarchia savoiarda, con il collasso dapprima meridionale, con le banche trafugate, le aziende spostate e chiuse, ed ora gradualmente, il collasso settentrionale, il quale è da sventare mediante il riconoscimento, gli investimenti e la fratellanza nazionale verso il meridione italiano. E non c’è opera d’arte che possa scolpire, per ora, meglio di questo saggio di Pino Aprile, la nefandezza, lo squallore con cui hanno massacrato il meridione italiano, e al contempo la bellezza, la soavità con cui un rinascimento italiano sarebbe inevitabile e possibile unicamente, riconoscendo e rilanciando in modo egualitario, definitivo, l’intero sud Italia.