Seconda parte dell’intervista trasmessa su Radio Seven ad opera di Stefano Ugge’:
Adesso, prima di passare all’arte di gestire le energie, mettiamo una canzone, un’altra canzone, qui ci scapperà magari la lacrimuccia, poi ci lo dirà lei perché, ok? Ascoltiamo e vediamo se le conoscete. …who I am, do I fit in, make-believing, is hard alone, how did it all end? I’m always proving, I’m always preaching, for that rising star, to guide me far, and shine Help me, need you, until the morning sun appears, making light of all my fears, I dry the tears I never showed up Bellissima canzone di qualche anno fa, la versione adulta di Mika Kosta, con tutte le canzoni, questa è una canzone che si sente ben poco, però conoscono in tanti, infatti quando tu la canti ogni tanto, ti fanno gli applausi, non la canta nessuno, ma beh, perché, perché hai scelto questa, tra tutte le canzoni che ti ho detto, perché hai scelto questa? Allora la scelta, vabbè vi racconto una storiella, allora, la mia voce, la mia predisposizione canora, le mie capacità, la passione per il canto e la musica, sono nate in famiglia prettamente da papà, papà era un tenore, quindi io non canto lirica, però lui mi ha insegnato molto, io sono cresciuta con la musica, ma a lui piaceva moltissimo questa piccola, diceva dai Lara canta, insomma abbiamo fatto molte cose quando ero piccola, va bene, non sto raccontando tutta l’infanzia, però è un brano molto bello, che io sostanzialmente ho sempre cantato, cioè voglio dire la so a memoria praticamente, perché la cantavo già quando ero adolescente, ma questo brano è sempre stato dedicato a lui, che non c’è più ormai da un bel po’ di anni, l’unica cosa, ecco perché voglio tornare al discorso, perché la musica, come anche la scrittura, ma in questo caso la musica a volte ci aiuta a superare i nostri limiti, le nostre insicurezze e anche perché no le nostre sofferenze, mai cantata in pubblico, nonostante sapessi che era un brano molto molto bello, molto emozionante, ma poi a un certo punto, qualche anno fa, anche se devo essere sincera, la prima volta che l’ho cantata in pubblico mi sono scese le lacrime, perché quella era proprio una morsa, una morsa al petto, però questo, tutta questa emozione, questa bella emozione, che inizialmente non era poi così carina, è diventata bella, bella ma così bella che posso definirla adesso bellissima, perché quando io canto questo brano, come in tutti i brani, ma in questo in particolare, ci entro proprio dentro e trasmetto, perché questo così mi dicono, le persone si commuovono, si emozionano, si emozionano perché sicuramente è un brano che va a toccare delle corde emozionali non indifferenti, ma è il mio modo di interpretarlo e di cantarlo, perché lo sento in un determinato modo, quindi e non è più solo un discorso di è dedicato a papà, si è sempre dedicato a papà, ogni volta, ma è proprio un discorso appunto, proprio quello che dicevo prima, è un discorso di essere andata oltre a quello che era un mio limite, cioè di non riuscire a cantare questo bellissimo brano in pubblico, perché puntualmente, anche quando lo cantavo a casa per conto mio, o da qualsiasi altra parte, comunque mi venivano le lacrime agli occhi che mi bloccavo, per cui volevo andare oltre a questa cosa e ci sono riuscita, sono riuscita e a quanto pare anche bene, perché il pubblico risponde bene a questo brano interpretato a modo mio, perché io ho un mio stile, di Cacosta h il suo io ho il mio, come tanti altri interpreti, Anna Hoekstra il suo io ho il mio, potremmo sembrare pure simili per carità, ma assolutamente non è nella mia indole cantare le cover imitando magari qualcuno anche nell’atteggiamento, no, l’atteggiamento è mio, la voce è mia, le emozioni sono le mie, insomma, sono io appunto, comunque la storia di On My Own è questa. Sì, anche perché la tecnica sì, ma un brano deve arrivare anche, deve emozionare, oltre che essere bravo tecnicamente, una voce da Madonna intonato tutt’ora, ma se sei piatto esatto, esatto, assolutamente ci deve essere anche l’interpretazione, ci deve essere il pathos, quello che noi sentiamo mentre stiamo cantando, io per ciò che mi riguarda quando canto sono totalmente in un altro mondo, cioè nel mio mondo, sono dentro la musica, sono dentro al testo, sono dentro alla canzone, sono… Sostanzialmente quello che arriva agli altri.
Esatto, che arriva agli altri. Ci metto l’anima, ecco, così detto in due parole. Esatto, esatto.
Allora, entriamo nell’argomento caldo, arte di gestire l’energia. L’hai accennato prima, ti lascio la parola. Ma allora, sì, possiamo definire l’arte.
Cioè fai tante cose, però… Diventa arte quando acquisisci la piena padronanza delle tecniche energetiche. Allora, di tecniche energetiche ce ne sono tante. Allora, partiamo dal principio che, di cui tutti non sono consapevoli, che noi siamo energia, ok? Noi, tutto energia, ma pure noi siamo energia, ok? Abbiamo un campo energetico, abbiamo energie più dense, più sottili, però si parte sempre dalle energie sottili, perché sta lì, è dove non si vede, nell’invisibile si trovano le cose reali, no? Quindi, sostanzialmente, perché l’arte di gestire l’energia? Perché, appunto, siamo energia, ma un buon operatore, io parlo in generale, deve avere la capacità, sì, di apprendere le tecniche, sì, fa i corsi, sì, fa i master, sì, può fare tutto quello che vuole, ma se non lo mette in pratica, imprimi su se stesso o su se stessa e non prende la piena padronanza di tutte le tecniche, perché poi ci sono tecniche che si possono usare anche insieme, è tutto molto soggettivo, perché ogni persona è un mondo, ogni persona ha bisogno di determinate cose, piuttosto che di altre, ma, anche questo, se vogliamo parlare di arte, dai definiti all’arte della gestione delle energie, ci può stare, ci può stare.
Sostanzialmente, è questo che bisogna fare, cioè, non bisogna mandare in squilibrio energetico una persona, ma, innanzitutto, quindi, ecco, perché avere la piena padronanza, la conoscenza e la padronanza, soprattutto, di tutta una serie di cose che riguardano, insomma, tutte le tecniche che ci sono, non ve le sto a elencare, perché sono troppe, in 25 anni, e non ho ancora finito, perché sono sempre in evoluzione, sono sempre in formazione, proprio per questo motivo, perché le energie cambiano, nascono nuovi metodi, eccetera, eccetera, quindi, sostanzialmente, non fare il danno alla persona, a livello energetico vibrazionale, come potrebbe farlo? Adesso, può succedere che un medico sbagliano, ok, può succedere che sbaglia una turopata, può succedere, ok, può capitare, però, energeticamente, io sono sempre del parere che questa cosa non debba essere concessa, ma neanche fisicamente, quindi, senza nulla togliere i medici allopatici e quant’altro, perché la medicina serve, quando necessita salva la vita, perché nell’olistica non esiste che si venga a dire no, tu questa cosa qui non la devi prendere più, perché adesso ti vuoi ridere, no, attenzione, perché la parola guarigione, nel nostro caso, è guarigione vibrazionale, vibrazionale contiene diverse discipline, che sono, per esempio, anche i fiori di Bach, sono rimedi vibrazionali, ok, quindi, bisogna porre l’attenzione molto sulla padronanza di quello che stiamo facendo sulle persone, ecco. È importante sottolineare questa cosa, perché non vai a sostituire il medico, esatto, e questo va chiarito, perché, appunto, anzi, hai collaborato con medici durante appunto la pandemia, collaborando, quindi, loro, diciamo, si occupavano la parte fisica, tutta la parte energetica, quindi, sostanzialmente, per un profano, magari, mi dici, oh, che cos’è questa energia, beh, andando sul pratico, che cosa puoi fare con tutte le tue tecniche a una persona? Allora, tanto per iniziare, la prima cosa che si fa su una persona, generalmente, quando mi si presentano, si fa una diagnosi, una diagnosi energetica, si vanno a vedere tutte le energie, che sono, insomma, potrebbero esserci delle energie da pulire, magari un po’ più dense, e, in questo periodo, voglio che la metta a basta. Dalla diagnosi energetica, si vedono anche i blocchi, si vede anche se ci sono dei problemi a livello fisico, di cui magari la persona non è neanche accorrente, perché ancora non ha i sintomi, e questo è il bello della diagnosi energetica, anche, ok? Una volta effettuata la diagnosi energetica, allora, se la persona mi arriva e mi dice guarda, io ho questa patologia e ho bisogno di aiuto, magari sta facendo anche delle cure, perché ci può stare, ci sono persone che seguono delle cure, persone che, invece, magari hanno un malessere passeggero, dipende.
Però quello che si va a fare dopo la diagnosi energetica è la pulizia e riarmonizzazione, quindi riequilibrio energetico della persona, dopodiché, in base alla problematica, io decido che tipologia di trattamenti usare, quindi trattamenti energetici vibrazionali che possono essere, adesso li menziono, così magari chi ha un pochino di conoscenza, anche solo blanda, potrebbe comprendere, ma si usano generalmente le mani, anche se si è a distanza, e io lavoro prettamente a distanza, perché l’energia, ricordiamolo sempre, non ha confini, quindi si possono usare diverse tipologie di tecniche che possono essere il Pranic Energy Healing, il Reiki, il Theta Healing, la radioestesi e la radionica, insomma, di potenziali mezzi, ne abbiamo? Sì, ne abbiamo, non sono solo questi, ovviamente non li ho menzionati tutti, però è tutto molto soggettivo, sostanzialmente quello che si fa è questo, quanti trattamenti devo fare, questo lo decidiamo insieme, in base alla problematica, si va anche a fare un test, se vogliamo, appunto radioestesico, di quanti trattamenti la persona potrebbe aver bisogno inizialmente, poi mano a mano ci si interfaccia, perché comunque io entro in rapport con le persone, le seguo, vedo come va, insomma, poi in base a tutta una serie di cose, e in base anche alla problematica, andiamo a vedere poi come procedere e cosa fare. Eh, c’è da dire tanto! Eh sì, detto così… C’è da dire tanto!
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