La voce dei disabili in satira: Roma scandalo ed intervista

Di Rita LazzaroFoto di Repertorio Imago Economica ©️

“Mi sono sposato per amore nel 1985, a 33 anni, messo in croce come un illustre precedente (!) con Laura, conosciuta perchè lei faceva la segretaria nello studio legale dove io facevo pratica. Al nostro matrimonio, celebrato in una chiesetta sul Tevere in un paesino vicino Roma (Nazzano) non c’era neppure un invitato nè un familiare, ma eravamo solo mia moglie, io e quattro testimoni scelti, pochi giorni prima, tra gli amici più cari. Ciò soprattutto per mia scelta, ma Laura ha dovuto poi ammettere che proprio per la sua intimità è stata una cerimonia particolarmente bella e toccante. Dopo 3 anni è nato Claudio, e con in mezzo purtroppo un’interruzione spontanea della gravidanza; Fabrizio dopo due anni e mezzo.
Laura che fino ad allora aveva sempre lavorato, ha poi smesso per dedicarsi completamente ai figli ed io dopo un po’ di anni avendo comprato un appartamento grande, ho messo lo studio in casa proprio per stare vicino a lei e per vedere crescere i miei figli. Nel 2006 Laura ha cominciato ad avere i primi sintomi della malattia (SLA) che l’ha poi costretta a vivere in tetraplegia attaccata ad un respiratore. Ciò malgrado, continua ad avere un bellissimo carattere perpetuando ad essere una bravissima padrona di casa”. Sono queste le parole dell’avvocato Roberto Colica sposato con Laura da ben 37 anni e padre del famoso duo satirico “ Le Coliche” dove Claudio e Fabrizio con intelligente e costruttiva ironia hanno cercato di sensibilizzare anche su temi delicati come la SLA.

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“Vivere in quel contesto familiare, per noi, è stato fondamentale. Vedere come nostra madre ha affrontato, col sorriso, una malattia autoimmune di quel tipo che gli ha colpito prima le gambe, poi le braccia ed ora, invece completamente tetraplegica, è il bagaglio più importante che teniamo sulle spalle per fare il nostro lavoro. Spesso parliamo di disgrazie su una città, una pandemia o una situazione politica e lo facciamo sempre col sorriso. Abbiamo partecipato spesso a numerose campagne per la ricerca e la donazione del midollo, per lo screening neonatale da famiglie Sma e lo facciamo sempre con la libertà di parlarne in modo leggero e di colpire”. Queste sono le parole di Fabrizio seguito dal fratello che, aggiunge, anche la partecipazione della stessa madre nei loro video “e lei è la prima a ridere della sua condizione”.
Malattie che cambiano radicalmente la vita di chi le vive ma anche dei loro cari quelle qui riportate . Mali che, nonostante impediscano il diritto di vivere la quotidianità della vita , non tolgono la dignità nè a chi li vive nè a chi la affronta .


Ed è proprio per questo appena riportato, il motivo che chi versa in tali condizioni oltre al supporto medico necessita di quello umano, partendo proprio dal rispetto nei loro confronti.
1) A proposito di rispetto, è forse rispettosa la condotta tenuta da Jorund Jorund Viktoria Alme, un uomo normodotato, senior banker a Oslo, in Norvegia, che però si sente donna e disabile e che per questo, preferisce girare su una sedia a rotelle?
A questa e alle prossime domande risponderà il padre di Claudio e Fabrizio, l’avvocato Roberto Colica.
“Certamente può dare fastidio a chi di una disabilità soffra davvero, e pertanto da questo punto di vista può essere irrispettoso. Ma resto convinto che ognuno possa fare le proprie scelte purché siano sempre in buona fede e non per mania di esibizione, anche se in questo caso il sospetto che “l’esibizionista” soffra davvero di una disabilità psichica, viene. Se proprio devo dirla tutta trovo molto più irrispettoso, anzi vergognoso, il questionario fatto distribuire la scorsa estate dal Sindaco di Roma ai parenti di una persona disabile dove esplicitamente si chiedeva “quanto ti vergogni della disabilità del tuo familiare?”. Un vero schifo”.
2) A proposito di supporto medico e istituzionale quali sono le falle che rendono più difficile il percorso di chi è affetto da SLA o versa in condizioni che impediscono di vivere in piena autonomia? Di conseguenza quali sono i provvedimenti da adottare per risolvere tali problematiche?
“La prima cosa che mi viene in mente è l’abbattimento delle barriere architettoniche. Sembra incredibile ma in una città come Roma è quasi impossibile circolare in una carrozzina, sia per le buche nelle strade (e sono davvero tante), sia per l’inciviltà delle persone che parcheggiano davanti agli scivoli per disabili fregandosene completamente di chi sia costretto a passare di là, sia per il mancato adeguamento di case e mezzi di trasporto alle esigenze dei portatori di disabilità. Ricordo che alcun anni fa mia moglie voleva prendere un autobus per uscire con uno dei miei figli, ma dopo aver aspettato per più di un’ora ha dovuto rinunciare perché nessun autobus era dotato della pedana per far salire una carrozzella. E parliamo della capitale di uno degli stati più industrializzati al mondo. Detto questo però è anche giusto ricordare che mia moglie fruisce di un’ottima assistenza infermieristica e sanitaria da parte di ASL e Comune. “
3) Per quanto concerne i provvedimenti per rendere più dignitosa la vita dei più fragili e dei loro cari, cosa si aspetta dal nuovo governo a riguardo?
” Che cerchi di continuare nella campagna già intrapresa dal precedente governo (ma con scarsi risultati) di fornire più risorse e più mezzi per aiutare veramente chi ne ha bisogno. Non voglio buttare benzina sul fuoco ma forse destinare parte delle risorse prendendoli da chi fruisce del reddito di cittadinanza pur potendo essere in grado di lavorare sia per età che per condizioni fisiche, sarebbe un’ottima idea!”.


C’è chi, affetto da SLA, ha deciso di ricorrere all’eutanasia.
Come successo a Rimini dove un trentenne ha deciso di ricorrere alla dolce morte andando in Svizzera.
«Nel 2015 quattro riminesi hanno scelto l’eutanasia. Altri due hanno ottenuto le autorizzazioni e presto andranno in Svizzera per compiere il loro ultimo viaggio. Tra questi c’è anche un trentenne affetto da sclerosi laterale amiotrofica».
Queste le parole di Emilio Coveri, presidente di ‘Exit Italia’, l’onlus che ha come scopo la promozione del diritto alla ‘dolce morte’ nel nostro paese.
4) Roberto, da marito di chi versa in quella condizione ma anche da avvocato, cosa ne pensa a riguardo?
“Con me sfonda una porta aperta perché ho scritto la mia tesi di Laurea (in diritto penale) proprio sull’art. 579 cp (L’omicidio del consenziente) ovvero la disposizione di legge per cui sono state raccolte firme per un referendum abrogativo che però la Consulta poi non ha ammesso. Ovviamente io penso che, ricorrendone tutti i presupposti di legge (in primis una reale volontà della persona) debba essere rilasciata la assoluta libertà di scelta a chi voglia porre fine alle sue sofferenze.

Tra l’altro non capisco perché una madre possa liberamente abortire, e cioè liberamente uccidere il proprio figlio che certo non ha potuto scegliere lui di morire, ma sia invece vietato che una decisione del genere possa essere fatta nei confronti di una persona che ti chieda di farlo e per motivi molto importanti ed evidenti”.
4) Cosa sente di dire alle persone e alle famiglie che affrontano la vita con questo male o con altre malattie che privano la persona di una semplice quotidianità?
“Di stare vicino e di amare queste persone: pur non essendo un cattolico molto fervente, mi piace ricordare le parole di Papa Francesco: “La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore.”
“Abbandono, esclusione, privazione di amore” aspetti questi che rappresentano la disabilità che uccide l’anima e quindi il senso di civiltà: la disumanità del genere umano.
Mali che Roberto e la sua famiglia hanno sempre tenuti ben distanti e contro i quali lottano con armi elegantemente micidiali: amore e satira.

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