La mattanza rosa: per non dimenticare

Di Rita Lazzaro

La mattanza in rosa continua con una lista 78 femminicidi nel 2023 .

Dopo Giulia Tramontano, la 29enne incinta di 7 mesi uccisa con 37 coltellate dal fidanzato, Sofia Castelli, la 20enne accoltellata alla gola dall’ex “perché parlava di ragazzi”, Mara Fait, l’infermiera in pensione assassinata dal vicino a colpi d’accetta , Celine Frei Matzohl, la 21enne uccisa a coltellate in casa dall’ex fidanzato, Anna Scala, la 54enne uccisa dall’ex compagno e lasciata nel bagagliaio di un’auto, Rossella Nappini l’infermiera uccisa con una lama da 10 centimetri dal suo ex , ecco che a questa lunga lista scritta col sangue si aggiunge un’altra vittima di femminicidio: Marisa Leo.

Un orrore successo nel pomeriggio del 6 settembre in provincia di Trapani tra Marsala e Mazara del Vallo.

L’assassino è ancora una volta l’ex compagno.

Si tratta di Angelo Reina, un 42enne originario di Valderice,morto suicida a Castellammare del Golfo una volta commesso il crimine.

Un femminicidio annunciato?

Nel 2020, la donna aveva già denunciato l’uomo per stalking e violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Ma tra le vittime di questo orrore c’è anche una piccola donna:la figlia della coppia,una bambina di 3 anni, rimasta senza madre né padre per volere di quest’ultimo, per volere di chi l’avrebbe dovuta proteggere a costo della sua stessa vita, anziché condannarla a vivere con un macigno sul petto: crescere senza madre ed essere la figlia del suo assassino.

La vittima e il carnefice non vivevano più insieme.

In base a quanto è stato ricostruito l’uomo aveva chiesto a Marisa di incontrarla nelle campagne di contrada Ferla, probabilmente per chiarire il loro rapporto e soprattutto per la custodia della bambina.

Un incontro che per la donna sarà fatale, ritrovandosi addosso almeno tre colpi di pistola.

Un femminicidio che sarà seguito dalla fuga dell’assassino verso Castellammare del Golfo e dal suo suicidio con un colpo di pistola mentre era sul viadotto.

Uno scempio successo in poche ore e scoperto da un automobilista che percorreva l’Autostrada A/29 direzione Mazara, in zona Gallitello, il quale si è accorto di un uomo sul cavalcavia che impugnava una pistola, avvertendo così la polizia.

Una chiamata che non è servita a nulla, infatti gli agenti della Polstrada sono arrivati sul luogo quando ormai l’uomo si era tolto la vita; dentro la sua auto sarebbe stato trovato anche un fucile.

Una scena macabra che ha fatto scattare subito le indagini delle forze dell’ordine. Intanto, la famiglia di Marisa Leo aveva segnalato la scomparsa della donna.

A quel punto gli investigatori si avviano verso l’azienda tra Marsala e Mazara. È lì che viene trovata l’automobile della donna, una ricerca rapida conclusa con la scoperta del corpo senza vita di Marisa.

Marisa Leo, una giovane professionista stimata e conosciuta nel mondo del vino.

La donna curava il marketing e comunicazione per Colomba Bianca, una delle principali cantine della Sicilia occidentale.

L’imprenditrice, inoltre, faceva parte dell’associazione Le Donne del Vino, delegazione Sicilia, “riunite per promuovere con passione la cultura del vino” come si legge sul profilo social.

Tra le sue passioni c’era anche il turismo come testimonia il suo profilo dove si ritraggono i suoi viaggi da New York a Mosca passando per lo Sri Lanka.

Una madre, un’imprenditrice ma anche una donna in difesa delle donne.

Una battaglia che ben si evince nei post di Marisa “Parità con l’uomo non esiste, ma non sarà sempre così”

Un tema a cui la donna era molto sensibile e non perdeva occasione per dimostrarlo

L’8 marzo di quattro anni fa, ad esempio, su Facebook aveva dedicato un messaggio alle “donne coraggiose che conosco e che sono fonte di ispirazione per me.

Un post dove esaltava l’audacia, il coraggio e la forza delle donne ma in cui aveva denunciato altresì la mancanza di parità di genere, puntando il dito contro “il nemico più grande” che, a suo avviso, era “il pregiudizio inconsapevole di tanti uomini” , e considerando la mancanza di consapevolezza di molte donne “il pericolo maggiore”.

Una denuncia, una battaglia condotta con grinta e speranza “Ma non sarà così per sempre, una rivoluzione culturale è in atto”.

Quella rivoluzione di cui è stata portavoce e purtroppo anche l’amara testimonianza che c’è ancora tanto, troppo da lottare: da un ordinamento giuridico privo di una pena proporzionale e certa a mentalità in cui si fa il processo alla vittima anziché al lupo.

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